FOTO: Ben & Lisa Waters - CC BY 2.0
Aperitivo all'ombra di un campanile veneziano, un bicchiere di bianco fresco tra le mani e sul bancone una selezione invitante: polpettine dorate, baccalà mantecato, qualche fetta di salame nostrano. È il cicchetto, quella pausa golosa che i veneziani conoscono da sempre e che adesso riceve il crisma dell'ufficialità grazie allo Zingarelli 2026.
Lo Zingarelli celebra il cicchetto
Il prestigioso dizionario della lingua italiana ha infatti accolto tra i suoi lemmi questa parola che profuma di tradizione lagunare, sancendo definitivamente il passaggio dal dialetto veneto al lessico nazionale. La definizione è precisa quanto evocativa: uno stuzzichino che può essere una polpetta, del baccalà, un uovo sodo o un pezzo di salume, servito rigorosamente con un bicchiere di vino nei caratteristici bacari, quelle osterie veneziane dove il tempo sembra scorrere diversamente.
Ma non è tutto, perché insieme al cicchetto entra nel vocabolario anche la cicchetteria, ovvero quel locale tipicamente veneziano dove consumare piccole prelibatezze accompagnate da vino o altre bevande alcoliche. La scelta dei linguisti non è casuale. Ogni anno lo Zingarelli seleziona i nuovi termini basandosi sulla loro effettiva circolazione nella lingua parlata e scritta, monitorando social network, piattaforme digitali e l'uso quotidiano che gli italiani fanno delle parole.
Il cicchetto, in fondo, è ormai sulla bocca di tutti, anche di chi non ha mai messo piede a Venezia. Per chi ancora non ne avesse chiara l'essenza, si può immaginarlo come il cugino italiano delle tapas spagnole: quelle preparazioni variegate, dal pesce ai formaggi, dalla tortilla ai chorizo, che si gustano in compagnia davanti a un bicchiere, trasformando l'aperitivo in un rito conviviale.
Il vocabolario si arricchisce però anche di altre chicche regionali. E così dalla Capitale arriva il friccicarello, quel venticello leggero immortalato nella celebre canzone "Roma nun fa' la stupida stasera" degli anni Sessanta, che oggi acquista un significato più ampio riferendosi a qualsiasi cosa risulti frizzante o eccitante. Dalla Sicilia occidentale, invece, fa il suo ingresso ufficiale la busiata, quella pasta dalla forma elicoidale che raccoglie i condimenti con generosità.
Le oltre mille new entry dello Zingarelli 2026 pescano però da ambiti diversissimi. L'universo digitale contribuisce con ghostare, flexare, whatsappare e culturizzare, verbi che raccontano i nostri tempi connessi. Il linguaggio giornalistico regala amichettismo, termine che descrive la deplorevole tendenza a favorire conoscenti e sostenitori negli incarichi pubblici dimenticando il merito, mentre dall'altra parte dello spettro morale si colloca l'hombre vertical, figura dell'uomo retto che non scende a compromessi né cede ai ricatti.
Lo sport offre il suo tributo con breccare e scavetto, senza dimenticare il rosso Ferrari che diventa ufficialmente una sfumatura cromatica riconosciuta. Particolarmente interessanti risultano i lemmi legati alle trasformazioni sociali ed economiche: il turistificio e turistificare fotografano quella metamorfosi urbana che modifica interi quartieri per renderli appetibili ai visitatori, spesso a discapito dell'identità locale. La retromania, con la sua declinazione nel retrogaming, testimonia invece la nostra nostalgia per il passato.
Trovano spazio anche le nuove forme relazionali: omosociale e bromance descrivono quei legami intensi tra persone dello stesso sesso che prescindono da coinvolgimenti romantici o sessuali. Più inquietanti sono invece aporofobia, che identifica il timore verso la povertà e i poveri, e gaslighting, già parola dell'anno nel 2022, che definisce quella subdola manipolazione psicologica attraverso cui si minano certezze e percezioni altrui per esercitare un controllo totale sulla vittima.