Economia

Vini e alta ristorazione: un mercato da oltre 58 miliardi di euro

Redazione
 
Vini e alta ristorazione: un mercato da oltre 58 miliardi di euro

Nel cuore dell’industria globale del lusso, il mercato dei vini di alta gamma continua a rappresentare una componente imprescindibile, con un valore stimato di 30 miliardi di euro per il 2024, inserendosi all’interno di un più ampio comparto high-end che nel suo insieme raggiunge i 1.480 miliardi.

Vini e alta ristorazione: un mercato da oltre 58 miliardi di euro

A metà strada tra consumo domestico elitario e ristorazione d’eccellenza, questo segmento si distingue per una resilienza sofisticata e una capacità di adattamento che ne confermano la centralità nella cultura del lusso contemporaneo. La ristorazione di alta gamma ha registrato una crescita straordinaria del 27% nel biennio 2022-2024, toccando i 28 miliardi di euro nel 2024, con l’Europa protagonista assoluta grazie alla presenza di oltre 7.000 dei 14.000 ristoranti di fascia alta attivi nel mondo.

I vini pregiati si affermano come protagonisti indiscussi della scena gastronomica: in molti ristoranti stellati, gli abbinamenti enologici rappresentano fino al 40% del fatturato, per un valore compreso tra i 6 e i 7 miliardi di euro, confermando il ruolo del vino come elemento cardine dell’esperienza sensoriale e culturale: è quanto emerge dal primo Altagamma-Bain Fine Wines and Restaurants Market Monitor, presentato nel corso della 57ª edizione di Vinitaly alla presenza di Matteo Lunelli, Presidente di Altagamma e CEO di Ferrari Trento, e Maurizio Zanella, Vice Presidente di Altagamma per l’Alimentare e Fondatore di Ca’ del Bosco.

Claudia D’Arpizio, Senior Partner e Global Head of Fashion & Luxury di Bain & Company, ha illustrato lo studio, che ha visto anche gli interventi di Giampiero Bertolini, CEO di Biondi-Santi, Enrico Buonocore, fondatore del Gruppo Langosteria, e Stevie Kim, Managing Partner Vinitaly e fondatrice di Italian Wine Podcast.

Pur rappresentando solo l’1,5% del volume globale del mercato vinicolo, i vini di alta gamma generano l’11% del valore totale, una dimostrazione tangibile del loro potenziale distintivo. Il settore, sebbene inferiore per dimensioni rispetto ad altri comparti del lusso come moda (20-25%) o cosmesi (15-20%), ha visto un’espansione rilevante: da 18 miliardi nel 2010 a 30 miliardi nel 2024, con previsioni di crescita tra il 4% e il 6% annuo fino al 2030. Tuttavia, il 2024 ha segnato un temporaneo rallentamento con una contrazione del 2-3%, attribuibile principalmente alla cautela nei consumi legata all’inflazione e all’affermarsi della tendenza “NoLo” (no e low alcohol) tra le nuove generazioni, soprattutto nella Gen Z.

Lunelli sottolinea l’importanza strategica del comparto per l’Italia, che deve saper cogliere le opportunità offerte da vini e ristorazione d’eccellenza, autentici ambasciatori di cultura, territorio e stile di vita italiani. Claudia D’Arpizio definisce il vino pregiato come un crocevia tra lusso, celebrazione e investimento, capace di incarnare prestigio, passione e convivialità in ogni bottiglia. Il mercato si configura come altamente frammentato ma guidato da una tradizione consolidata: i primi dieci brand detengono il 35% del valore globale, mentre oltre 400 produttori costituiscono una coda lunga che arricchisce l’offerta con autenticità e identità territoriali.

La produzione rimane fortemente ancorata all’Occidente, con l’Europa che da sola realizza il 75% della produzione globale di vini pregiati e, insieme alle Americhe, assorbe l’80% dei consumi. Asia-Pacifico e Medio Oriente rappresentano solo il 5% della produzione e il 20% della domanda, ma si prospettano come aree ad alto potenziale di espansione. Negli ultimi dieci anni si è consolidato un deciso processo di premiumizzazione, in cui il consumatore mostra una crescente attenzione alla qualità a scapito della quantità, rendendo il segmento dei fine wines una risorsa anticiclica capace di resistere anche nei momenti di turbolenza economica.

La ristorazione d’alta gamma evolve in chiave esperienziale: accanto ai format tradizionali si affermano proposte immersive che fondono gastronomia, arte, intrattenimento e convivialità. Questi nuovi format, destinati a rappresentare tra il 15% e il 20% del mercato, rispondono a una domanda di autenticità e coinvolgimento emotivo post-pandemica, trasformando il ristorante in un luogo di relazione e narrazione. In questo contesto, il vino si conferma protagonista assoluto, con oltre la metà dei consumi fuori casa dominati da spumanti, dallo champagne ai grandi metodo classico italiani, sempre più scelti non solo per le celebrazioni, ma anche all’interno di esperienze di enoturismo esclusivo.

Il vino pregiato si afferma anche come bene rifugio e oggetto di investimento: la scarsità dell’offerta unita alla crescita della domanda ha generato un raddoppio dei prezzi negli ultimi dieci anni, con performance superiori a quelle di borse, orologi e gioielli. Indici settoriali come il Liv-Ex Champagne 50 e il Liv-Ex Italy 100 hanno registrato incrementi rispettivi del 34% e del 20% in cinque anni, attirando collezionisti e investitori sofisticati. Negli Stati Uniti si osserva una crescente dinamica di consolidamento, con 30 operazioni M&A all’anno per un valore complessivo di 8 miliardi di dollari, tendenza che coinvolge anche l’Europa, dove nel 2024 si sono conclusi 10 accordi di rilievo in Italia e Francia.

Allo stesso tempo, il cambiamento climatico ridisegna la geografia enologica globale: mentre le regioni meridionali affrontano sfide crescenti con temperature in aumento di 3 gradi e fenomeni siccitosi estremi, il Nord Europa, dalla Germania alla Danimarca, diventa una nuova frontiera per la viticoltura di qualità. Secondo le proiezioni, entro il 2100 vitigni come il Cabernet Sauvignon potrebbero migrare più a nord per mantenere l’equilibrio organolettico.

L’Italia, con i suoi grandi brand che tra il 2015 e il 2024 hanno mantenuto margini EBIT tra il 15% e il 17%, mostra una solida redditività ma resta penalizzata da una eccessiva frammentazione: nove dei primi dieci marchi globali sono francesi e la Francia detiene il 95% del valore al dettaglio. Tuttavia, la ricchezza enologica italiana è senza eguali, con 20 regioni vinicole e 1.000 varietà autoctone, contro le 13 regioni e le 250 varietà francesi.

Uno storytelling unico che costituisce un asset intangibile di grande valore e una leva strategica per il futuro. Le prospettive a medio termine restano solide: il mercato dei vini pregiati è atteso crescere fino a 35-40 miliardi di euro entro il 2030, con un tasso annuo composto tra il 4% e il 6%. Tuttavia, l’emergere di barriere commerciali, come l’introduzione di nuovi dazi sulle esportazioni europee verso gli Stati Uniti, potrebbe rallentare la crescita, in particolare nel segmento d’ingresso del mercato high-end. In uno scenario in cui l’Occidente manterrà la centralità, i mercati emergenti come Asia e Medio Oriente offriranno nuove traiettorie di sviluppo, mentre la concentrazione del settore proseguirà, guidata dall’esigenza di efficienza, posizionamento e narrazione coerente con i valori del nuovo lusso.

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