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Rissa a destra: le critiche di Veneziani mandano fuori giri Giuli, che lo sommerge di contumelie

Redazione
 
Rissa a destra: le critiche di Veneziani mandano fuori giri Giuli, che lo sommerge di contumelie

Se Tizio critica Caio, e Caio è un privato cittadino, quest'ultimo può difendersi, contrattaccando.
Punto e a capo e quindi la domanda: se un privato cittadino critica il Governo e chi lo compone, un ministro , anche se si sente toccato, seppure indirettamente, può rispondere? E se sì, deve rispettare il suo ruolo, evitando di esagerare? La domanda multipla scaturisce dalla querelle scoppiata nella destra italiana, dopo che Marcello Veneziani, intellettuale che ha sempre, coerentemente, difeso le sue scelte, mai banali, comunque la si pensi, ha espresso le sue critiche al governo e a quei partiti che sostengono le tesi, per così dire, dell'area conservatrice.

Rissa a destra: le critiche di Veneziani mandano fuori giri Giuli, che lo sommerge di contumelie

E lo ha fatto a modo suo, senza giri di parole, senza infilare il classico guanto di velluto sulle maglie di ferro che racchiudono il pugno: "Da quando è al governo la destra, non è cambiato nulla nella nostra vita di italiani, di cittadini, di contribuenti e anche in quella di 'intellettuali', di 'patrioti' e di uomini 'di destra'. Tutto è rimasto come prima, nel bene, nel male, nella mediocrità generale e particolare. E perdura anche il clima di intolleranza e censura verso le idee che non rientrano nel mainstream. Non saprei indicare qualcosa di rilevante che segni una svolta".

Una bella botta, non c'è che dire, che in qualche modo fa chiarezza in quella che appare la delusione della destra di pensiero rispetto a quella di governo, accusata in pratica di guardare solo al proprio tornaconto, alla propria backyard, senza che questo porti beneficio a chi, con il suo voto, ha mandato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, chiedendole di trovare chi potesse fare parte della squadra dei ministri senza sfigurare. Una missione che, forse, non è completamente riuscita.

Ma la critica serve anche a questo, pungolare, e non deve essere sempre presa come un paravento di ambizioni frustrate.
Dovrebbe essere chiaro a tutti.
Ma nei ''tutti'' non si sente d'essere compreso il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che ha impugnato lo spadone per rintuzzare le critiche, ma non nel merito, come forse sarebbe stato più naturale. Ha replicato sparando ad alzo zero non contro le argomentazioni di Veneziani, ma contro la persona, dicendone di tutto e di più.

L'occasione è stata la presentazione del rapporto "Ales verso il 2026 - Report annuale: risultati e prospettive future", al quale Giuli ha fatto giungere un messaggio. E che messaggio che ha sfiorato il tema dell'evento, puntando dritto al cuore - ideologico-politico - di Veneziani.

''Consentitemi - ha affermato nel suo messaggio - di esprimere una dose omeopatica di contravveleno nei confronti di chi, da sinistra, o da una sempre più presunta destra, ha deciso di arruolarsi nel fronte del nemichettismo pur di negare la forza dei fatti e dei numeri; invece di incoraggiarci o almeno di giudicare con equanimità''.

E fin qui, il bersaglio è, apparentemente, indefinito e quindi nessuno se ne potrebbe dolere.
Ma Giuli, uomo delle metafore e del linguaggio volutamente aulico, quasi iniziatico, nel senso che per comprenderne l'esatto significato, bisogna essere capaci di maneggiare l'eloquio del ministro, ha poi voluto precisare.

Eccome se ha precisato: ''A tale riguardo, una dose di vaccino anti nemichettista la inoculiamo volentieri nella pelle esausta del vecchio amico Marcello Veneziani: egli, dopo aver confidato a suo tempo che aveva rifiutato l'onore di diventare il ministro della Cultura del governo Meloni, oggi sversa su di noi la bile nera di cui trabocca evidentemente il suo animo ricolmo di cieco rimpianto. Si rassereni: nello sciagurato giorno in cui il nemichettismo dovesse espugnare Palazzo Chigi, il nostro ex consigliere Rai in quota An (per tacer d'altro) sarà senz'altro premiato honoris causa. Buone festività".
In poche frasi, insomma, Giuli dato a Marcello dell'anziano (''pelle esausta''), rancoroso (''bile nera'' e ''cieco rimpianto''), sputatore nel piatto in cui ha banchettato (''ex consigliere Rai in quota An'', con una coda a dir poco allusivamente cattiva, ''per tacer d'altro'').

Ora, tra persone ragionevoli, si dovrebbe dichiarare, pur non pronunciando mai la parola, una tregua, che sarebbe anche cosa buona perché, c'è da starne certi, altri, in casa Fratelli d'Italia, non vedono l'ora di potersi infilare nell'ordalia in salsa destrimane, per avere anche loro il momento di celebrità, per quanto effimera.

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