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Economia

Cosa implicherebbe per i mercati la vittoria dei democratici negli USA?

Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments

Kamala Harris ha iniziato bene la sua campagna elettorale da quando Joe Biden si è ritirato dalla corsa. I sondaggi la danno oggi molto vicina a Donald Trump e, sebbene i mercati delle scommesse diano ancora lui per favorito, il divario si è ridotto drasticamente e i due sono quasi testa a testa. Harris è la candidata della continuità, con un programma per molti versi simile a quello perseguito dall'attuale Presidente. Una minore incertezza si tradurrebbe naturalmente in una minore volatilità e in una grande fiducia finanziaria. Se dovesse conquistare la Casa Bianca, il mercato escluderebbe il programma radicale che aveva previsto sotto una nuova presidenza Trump.

Cosa implicherebbe per i mercati la vittoria dei democratici negli USA?

Una presidenza Harris comporterebbe tariffe più basse, meno prestiti pubblici e una continuazione del programma di Biden in termini di cambiamento climatico, aumento della spesa per le infrastrutture e maggiore regolamentazione. Un'altra differenza fondamentale riguarda le tasse: i Democratici sono fortemente convinti che il sistema fiscale statunitense favorisca i ricchi. In particolare, un'amministrazione Harris andrebbe ad incrementare l'aliquota fiscale sulle imprese al 25%, cercando poi di aumentare le tasse ai più ricchi, riducendo la miriade di agevolazioni attualmente disponibili per i percettori di redditi elevati. Ma per fare questo sarebbe necessario il controllo del Congresso.

Se Harris dovesse continuare a registrare una forte performance durante la corsa presidenziale e se, al contempo, Trump dovesse naufragare, i Democratici potrebbero mantenere il controllo del Senato e riconquistare la Camera dei Deputati. In questo scenario, nonostante il miglioramento in termini di stabilità e la riduzione del deficit fiscale, l'aumento delle imposte sulle società peserebbe sui titoli azionari. Inoltre, una vittoria netta consentirebbe alla Harris di perseguire la sua agenda personale, promuovendo la “care economy”. Ciò comporterebbe un migliore accesso all'assistenza all'infanzia, al congedo familiare retribuito e al finanziamento dell'istruzione.

Complessivamente, gli asset di rischio potrebbero registrare performance migliori sotto una presidenza Harris se il Senato o la Camera fossero sotto il controllo repubblicano, in quanto ciò consentirebbe di mantenere basse le tasse. Ma è ancora troppo presto per poter decretare chi vincerà la corsa rispettivamente per Camera e Senato, così come per la stessa presidenza. Le due corse non sono indipendenti: se Harris riuscisse a stabilire un vantaggio ragionevole su Trump, la maggior parte degli osservatori riterrebbe più probabile una vittoria netta dei Democratici.

Più in generale, è bene considerare il contesto economico di fondo: dopo un periodo decisamente difficile, la Federal Reserve sembra finalmente aver riportato l'inflazione sotto controllo. Contrariamente alle aspettative recessive di molti, l'economia statunitense ha prosperato anche con i tassi di interesse in aumento e ora - che sembra esserci in corso un rallentamento - il miglioramento dell'inflazione consentirà alla Fed di iniziare a ridurre i tassi di interesse. Crescita moderata, inflazione bassa e tassi d'interesse in calo costituiscono un contesto favorevole sia per le obbligazioni che per le azioni.

In sintesi, il risultato delle elezioni presidenziali di quest'anno è simile al lancio di una moneta. Per valutare le implicazioni di mercato è necessario stabilire se uno dei due partiti otterrà una vittoria netta. Le azioni si rallegrerebbero di una riduzione delle imposte sulle società, che dovrebbe compensare la maggiore incertezza associata a una Casa Bianca di Trump. Ma prima di arrivare a novembre, saranno i principi fondamentali dell'economia a dominare. E questi sembrano favorevoli.

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