Economia

Tim pesca sempre la carta peggiore, tra trattative difficili e arresti eccellenti

Redazione
 
Senza volere prenderla a ridere, questo è un periodo che per Pietro Labriola e la ''sua'' Tim sembra un incubo. Tutto sembra andare seguendo un percorso negativo, senza possibilità di invertire il senso di marcia.
È come se, sedendosi al tavolo da poker ed avendo in mano quattro assi, ti trovi davanti uno che cambia quattro carte e pesca una scala reale. Insomma, quando una cosa può andare male c'è da scommettere che accadrà.
Non bastavano le difficoltà a concludere trattative che, per i presupposti che avevano, dovevano andare spedite a buon fine; non bastano i punti di attrito con il governo sulla cessione di Sparkl (con l'orologio che corre e la data fatica che si avvicina inesorabile); non basta il clima di generale perplessità che permea le mosse dei vertici di Tim.

Tim pesca sempre la carta peggiore, tra trattative difficili e arresti eccellenti

Ora ci si è messa anche la magistratura che, ha pensato bene di spedire la Guardia di finanza negli uffici di Tim per sventolare un mandato di perquisizione che, lo ricordiamo, in sé non significa nulla, essendo un atto di polizia giudiziaria e non una sentenza o condanna. Ma, se si decide di compierla, l'alternative sono: il sospetto fondato su presunti comportamenti illeciti o, di contro, la certezza che aspetta solo una conferma documentale.

E conferma è stata, perché, partendo dall'ipotesi di reato di corruzione tra privati, gli uomini in divisa hanno messo sottosopra carte e altro (computer? smartphone?) relative ai comportamenti di uno dei massimi responsabili di Tim Spa, Simone De Rose, sospettato di avere preso (glieli hanno dati o li ha pretesi?) almeno cinquantamila euro. ''Almeno'' perché del passaggio dei cinquantamila euro (il 22 febbraio scorso) gli inquirenti sono sicuri, mentre il 15 febbraio c'è stata un'altra dazione, di importo non quantificato e, certamente, come sottolineato, ''denaro non dovuto'', contenuto in una busta passata di mano.
Un atto di ''generosità'' di cui sarebbe responsabile Emilio Graziano, della società Ntt Data, almeno secondo gli inquirenti.

Simone De Rose non è un ''signor nessuno'' in Tim, non è un contabile, un travet, ma è considerato un tecnico di altissimo livello, che nell'azienda ha costruito una fama tutta in positivo. Almeno sino a quando ha capito la differente interpretazione del termine ''finanzieri'', che per lui prima erano coloro con i quali dialogava per accrescere il peso economico di Tim e che oggi sono quelli che gli hanno messo un enorme punto interrogativo sui suoi comportamenti e sul suo futuro.

Una brutta storia in cui la posizione di Tim è tutta ancora da chiarire, posto che la società sembra mostrare enorme sorpresa per le contestazioni mosse a De Rose e, soprattutto, per le certezze emerse, non semplici prove circostanziali.
Insomma, per Labriola non è che sia un gran periodo, perché il credito di cui ha goduto sin dalla sua intronizzazione al vertice di Tim (nel gennaio del 2022) non è infinito e qualcosa potrebbe cominciare a scricchiolare nel complesso sistema di pesi e contrappesi, equilibri e pericoli che costituiscono la vita quotidiana di un gigante come l'azienda.

Se poi ci si mette pure il mercato, che ha immediatamente impallinato il titolo quando hanno cominciato a circolare le prime notizie sull'affaire De Rose, ecco che questa situazione sembra dovere autorizzare Labriola a cominciare a fare il punto sulle sue scelte, magari con una sana dose di autocritica.
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