Economia
Svimez, il Mezzogiorno rallenta: crescita, sfide e opportunità
Redazione
FOTO: Luca Bianchi, Direttore Generale di Svimez
Il Mezzogiorno italiano conferma nel 2024 una crescita economica superiore alla media nazionale per il secondo anno consecutivo, registrando un +0,9% del PIL contro il +0,7% del Centro-Nord. Tuttavia, si assottiglia il vantaggio rispetto al 2023, quando il Sud cresceva quasi un punto percentuale in più. Questa performance è trainata principalmente dagli investimenti in costruzioni, sostenuti dai fondi del PNRR (+4,9% nel Sud rispetto al +2,7% del resto del Paese). I consumi delle famiglie, invece, calano dello 0,1% nel Mezzogiorno, a fronte di un lieve incremento nel Centro-Nord (+0,3%), penalizzati dal rallentamento della crescita del reddito disponibile e da un’inflazione lievemente più alta al Sud: è quanto emerge dall’edizione 2024 del rapporto Svimez.
Prospettive 2025-2026: Un Ritorno alla Normalità?
Dal 2025, il Sud rischia di tornare a una crescita più contenuta rispetto al Centro-Nord. Si prevede un PIL in aumento dello 0,7% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, contro rispettivamente +1% e +1,1% del resto del Paese. Gli investimenti del PNRR, che nel triennio 2024-2026 valgono 1,8 punti percentuali di PIL meridionale (1,6% al Centro-Nord), restano determinanti per il Sud, rappresentando il 75% della sua crescita economica nel periodo.
Lavoro: Ripresa dell'Occupazione ma Salari Reali in Caduta
Nonostante un aumento dell'occupazione (+5,4% rispetto al 2019, pari a 330mila posti in più), il Sud sconta una significativa erosione del potere d'acquisto. Tra il 2019 e il 2024, i salari reali sono scesi del 5,7% nel Mezzogiorno, contro il -4,5% del Centro-Nord e il -1,4% della media eurozona. Inoltre, l'area registra tre milioni di lavoratori sottoutilizzati, con un "labour slack" (indice del “non lavoro”) ancora doppio rispetto al resto d'Italia.
Precarietà e Povertà Persistenti
Il 21,5% degli occupati meridionali ha contratti a termine, contro il 13,5% della media UE. Quasi tre quarti dei lavoratori part-time al Sud svolgono questo tipo di lavoro in modo involontario, a fronte del 46,2% del Centro-Nord. La povertà lavorativa interessa circa 1,4 milioni di lavoratori nel Mezzogiorno, pari al 60% del totale nazionale.
Crisi Demografica e Fuga di Competenze
Il Sud affronta una crisi demografica drammatica: entro il 2050 perderà 3,6 milioni di abitanti, con un calo del 32% nella fascia under 15 e un incremento del 29% degli over 65. Questo spopolamento mette a rischio la sopravvivenza di molte scuole primarie, soprattutto nei comuni più piccoli. La fuga di giovani laureati aggrava il quadro: tra il 2012 e il 2022, quasi 200mila laureati hanno lasciato il Sud per il Centro-Nord, contribuendo a una "desertificazione" delle università meridionali.
Settore Automotive: Rilancio Necessario
La filiera automotive, concentrata prevalentemente nel Sud (90% della produzione nazionale), ha subito un calo del 25% nella produzione di autoveicoli nel 2024 rispetto al 2023. Questo scenario sottolinea l'urgenza di un piano industriale europeo che valorizzi la filiera elettrica, coinvolgendo gli stabilimenti meridionali come fulcro strategico.
ZES e Politiche Industriali: Opportunità e Riforme
Il Sud ha un ruolo cruciale in diverse filiere strategiche nazionali, dall’agroindustria all’aerospazio. Tuttavia, le Zone Economiche Speciali (ZES) richiedono maggiore coordinamento con le politiche europee e il PNRR per realizzare appieno il loro potenziale. Cruciale sarà adottare politiche industriali mirate, rafforzando filiere ad alto valore aggiunto.
Conclusioni: La Chiave è il PNRR
Il PNRR rappresenta un'opportunità unica per il rilancio del Mezzogiorno. La Svimez sottolinea la necessità di ancorare l'erogazione dei fondi al raggiungimento di obiettivi misurabili, abbandonando la mera logica di spesa. Tuttavia, l'abolizione della "Decontribuzione Sud" dal 2025 rischia di avere impatti negativi sull’occupazione, con una stima di 25mila posti a rischio. Il futuro del Sud dipenderà dunque dalla capacità di tradurre le risorse del PNRR e dei fondi di coesione in azioni strutturali, dalla modernizzazione delle infrastrutture al rafforzamento del sistema produttivo, senza perdere di vista il riequilibrio dei divari territoriali e sociali.