Economia
Servizi artigiani tra incertezza e resilienza, il motore silenzioso che tiene in piedi l’economia italiana
Redazione

La bussola dell’autunno 2025 punta ancora verso l’incertezza. Geopolitica, dazi statunitensi, consumi rallentati, quella che emerge dall’ultimo studio di Confartigianato è l’immagine di un Paese che resiste, ma fatica ad accelerare. E al centro di questa frenata si trova proprio il settore dei servizi, un comparto che da solo vale il 72,8% del valore aggiunto nazionale e che rappresenta il vero magnete delle economie moderne.
Servizi artigiani tra incertezza e resilienza, il motore silenzioso che tiene in piedi l’economia italiana
Nel 2024 i servizi hanno generato 1.430,8 miliardi di euro, una quota ancora dominante, sebbene in riduzione rispetto al picco del 75,1% toccato nel 2014. Parallelamente, sono cresciuti manifatturiero e costruzioni, a conferma di un riequilibrio progressivo del sistema produttivo italiano. Anche la spesa delle famiglie mantiene un ruolo fondamentale: 675,3 miliardi di euro, più della metà dei consumi complessivi. Ma il 2025 ha disatteso parte delle attese. Nei primi sei mesi la crescita reale dei consumi di servizi si è fermata allo 0,7%, mentre le vendite al dettaglio dei primi nove mesi hanno segnato un -1%, peggiorando la già debole performance del 2024.
Segnali poco incoraggianti arrivano anche dal fronte dell’offerta. Nei primi otto mesi del 2025 i ricavi delle imprese dei servizi sono saliti di appena lo 0,4% in volume. Un dato che pesa soprattutto sulle micro e piccole imprese, responsabili del 52,7% del fatturato del settore e cuore pulsante dell’artigianato italiano. Al terzo trimestre, le imprese artigiane operative nei servizi, incluso il commercio, sono 491.807, il 39,5% dell’intero comparto artigiano: una quota in crescita di 2,5 punti in dieci anni.
Guardando ai nove settori a forte presenza artigiana si registra un miglioramento, il fatturato cresce dello 0,7% nei primi nove mesi dell’anno, in linea con il 2024 e superiore alla media generale dei servizi. È la prova di un’artigianalità che non arretra, ma sa rinnovarsi.
L’ICT si conferma il campione assoluto, +7,3% per i servizi d’informazione e altri servizi informatici, dinamica identica al 2024, e +3% per la produzione di software e consulenza IT, anch’essa in miglioramento. Bene anche i servizi per edifici (+2,7%) e logistica-magazzinaggio (+1,2%), comparti che mostrano un graduale rafforzamento.
Più complesso il quadro per le attività tradizionali. La manutenzione e riparazione di autoveicoli si ferma al -0,8%, invertendo il trend positivo del 2024. Ristorazione ancora in affanno (-0,9%), mentre altre attività professionali e tecniche, come disegnatori e grafici, segnano un -1% ma con un leggero recupero. Più pesante la flessione delle attività di supporto d’ufficio (-1,4%), un insieme eterogeneo di servizi che va dalla lettura dei contatori al volantinaggio.
E dunque, l’artigianato dei servizi continua a reggere l’urto della congiuntura, sostenuto dai comparti innovativi, ma frenato dalle attività più tradizionali. Mentre le famiglie tagliano o rimandano alcune spese, la domanda resta incerta per quasi mezzo milione di imprese.