Lo confessiamo: vorremmo avere tutti quel meraviglioso meccanismo che, collocato davanti all'ingresso principale di Palazzo Madama, impedisce alle cose importanti di non entrare in Senato, pensato, progettato e realizzato in titanio, il metallo che resiste a tutto, anche alla decenza.
Il Senato brilla per attivismo...Resterà fermo fino al 6 maggio
Quindi, mentre il mondo deve affrontare cosucce da nulla (tipo: la guerra in Ucraina, il Medio Oriente che esplode, il conclave, le guerra dei dazi scatenata da Trump), i nostri senatori hanno pensato bene che, giocando di sponda, come sanno fare i cultori del biliardo (prendendo una festa qui, un sabato lì, un prefestivo da questa parte, un postfestivo dall'altra) hanno messo in fila la bellezza di tredici giorni liberi.
Il commento più sottile e subdolo potrebbe essere che in effetti la stanchezza si è stratificata e, quindi, i nostri senatori hanno bisogno di ritemprarsi, sapendo che il destino dell'Umanità poggia sulle loro spalle e, quindi, devono mantenersi in forze per affrontare, come un vascello tutto legni e vele, non il Capo di Buona Speranza, ma quello delle Tempeste, che era il suo vecchio nome.
Loro, come Achab, come il capitano Bligh e il suo collega Aubrey, sono pronti ad affrontare il mare grosso della politica, ma hanno bisogno di ricaricare le batterie. È, quindi, giusto che riposino le stanche membra, perché il loro lavoro al servizio del Paese è di quelli che sfiancano anche fisici abituati a ogni sforzo, peraltro per il classico piatto di lenticchie.
Comunque, come detto, chiuso dal 24 aprile (manco a pensare che era un giorno come un altro, con la sola caratteristica di precedere una festività, peraltro infrasettimanale), Palazzo Madama riavrà tra le sue braccia l'allegra comitiva solo il 6 maggio, che è un martedì, ovvero il giorno in cui il senato comincia normalmente la sua attività.
Tecnicamente, qui e là, nel calendario sono state piazzate dei lavori di commissioni, ma nessuna seduta, nessuna convocazione per una presenza in aula. Vedi mai...
E poco importa se, alle porte, ci sono cose importanti di cui occuparsi, ma alle quali non si poteva certo sacrificare un maxi-ponte che manco quelli cinesi (ma parliamo di infrastrutture, meraviglie dell'ingegneria civile).
E lo stesso fervore lavorativo si coglie nell'altra camera, a Montecitorio, dove comunque non sono in agenda cose per le quali essere convocati. E non è poco.