A Milano si è aperta oggi la seconda edizione di RELIND, il Forum delle Relazioni Industriali, un’iniziativa che mette insieme Confindustria, Assolombarda e le principali Organizzazioni sindacali nazionali con l’obiettivo di avviare un confronto stabile sul futuro dei rapporti tra imprese e lavoratori.
RELIND 2025: a Milano il Forum sulle Relazioni Industriali
Dopo il successo della prima edizione, che aveva segnato l’inizio di una nuova stagione di dialogo tra le parti sociali, il Forum torna con una due giorni dedicata a esplorare nuovi modelli di concertazione e a riflettere sull’impatto della transizione digitale sulle dinamiche del lavoro. La digitalizzazione e l’automazione, infatti, richiedono una ridefinizione dei rapporti negoziali, rappresentando al contempo una sfida e un’opportunità da affrontare con responsabilità, etica, inclusione e sostenibilità. La sessione inaugurale, intitolata Riformare il Tempo, Ripensare il Lavoro, ha visto gli interventi del presidente di Assolombarda, Alvise Biffi, del vicepresidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali di Confindustria, Maurizio Marchesini, e dei segretari di CGIL, CISL e UIL, rispettivamente Maurizio Landini, Daniela Fumarola e Pierpaolo Bombardieri. A portare il saluto del Governo è stata anche il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone.
“È in atto una nuova rivoluzione industriale guidata dall’innovazione che impatterà inevitabilmente sui modi e sui tempi del lavoro - ha spiegato il presidente di Assolombarda, Alvise Biffi -. Una sfida in cui dobbiamo giocare un ruolo attivo attraverso una responsabilità collettiva che coinvolga le istituzioni, le associazioni d’impresa e le organizzazioni sindacali. Una svolta culturale che non può che passare da una seria riflessione sulla produttività che, dal 2019 al 2024, nel nostro Paese, è addirittura diminuita, secondo le analisi del Centro Studi Assolombarda, dello -0,1%. Ricordiamo che un aumento della produttività del 10% delle micro, piccole e medie imprese industriali, guidato dalle tecnologie già presenti, può generare un incremento di 2,4 miliardi di euro di valore aggiunto nel nostro territorio, pari a una maggiore crescita di PIL di 0,8 punti percentuali per l’intera economia del Quadrilatero. Vuol dire una gestione del tempo migliore, salari più alti, vuol dire crescita condivisa. Per farlo serve il coraggio di riconoscere che ognuno di noi ha una parte di responsabilità in questa trasformazione: le imprese devono continuare a innovare, investire, formare; le istituzioni devono creare un quadro normativo che accompagni, e non freni, l’evoluzione; le parti sociali devono essere protagoniste di un nuovo patto basato sulla visione condivisa del lavoro. È nostro dovere – ha concluso il presidente Alvise Biffi - riportare la fiducia al centro del sistema lavoro, per costruire insieme un lavoro più produttivo, più umano e più capace di futuro.”
“Il tema della riduzione dell’orario di lavoro non può essere affrontato in termini ideologici, ma con realismo e visione. L’evoluzione tecnologica e digitale - ha aggiunto il Vicepresidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali di Confindustria, Maurizio Marchesini - ci chiede di lavorare meglio, non meno: di trasformare il tempo in valore, attraverso competenze, produttività e partecipazione. L’idea di una riduzione oraria o di uno smart working estesi in modo indistinto è seducente, ma illusoria: non può diventare un dogma universale. Ogni settore ha la propria fisiologia, e la politica industriale deve partire da lì - dal rispetto di ogni realtà produttiva e dalla consapevolezza che la competitività non si tutela per decreto, ma attraverso la qualità del lavoro e delle competenze. La contrattazione collettiva è il luogo in cui si coniugano competitività e benessere, innovazione e coesione. Serve un nuovo patto industriale basato su fiducia, formazione, flessibilità e futuro, per affrontare con responsabilità anche la sfida demografica e garantire la tenuta del sistema produttivo e del welfare. Il tempo del lavoro deve tornare a essere misura di civiltà: espressione di intelligenza, dignità e valore condiviso.”
I dati del Centro Studi Assolombarda, presentati nel corso della mattinata, confermano come la produttività in Italia resti sostanzialmente stagnante da oltre trent’anni. Tra il 2014 e il 2019 la crescita media annua è stata appena dello 0,1%, mentre tra il 2019 e il 2024 si è registrata una lieve flessione dello 0,1%. Il confronto con altri Paesi avanzati evidenzia un divario significativo, dovuto soprattutto alla presenza di micro imprese poco produttive, al limitato investimento in ricerca e innovazione, a una digitalizzazione insufficiente e a una scarsa internazionalizzazione delle aziende.
Solo il 17% delle imprese manifatturiere italiane esporta e appena l’1% concentra più della metà del valore esportato. La fotografia tracciata dai dati mostra quindi l’urgenza di un cambio di paradigma, capace di coniugare innovazione tecnologica e sviluppo del capitale umano. Al centro del dibattito di RELIND 2025 si colloca il tema dell’orario di lavoro, che emerge con forza soprattutto alla luce delle innovazioni tecnologiche introdotte negli ultimi anni, capaci di aumentare la produttività e rispondere alle richieste di flessibilità dei lavoratori.
La ricerca “Dal tempo al valore: ripensare l'orario di lavoro”, condotta da Assolombarda insieme a ADAPT e presentata da Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione ADAPT, evidenzia come la possibilità di conciliare vita privata e lavoro sia oggi più accessibile agli impiegati rispetto agli operai, generando potenziali frizioni interne. La ricerca sottolinea anche come la rigidità culturale di alcune organizzazioni possa ostacolare l’adozione di modelli di riduzione dell’orario a parità di salario e che, pertanto, la contrattazione collettiva risulti fondamentale per introdurre forme di flessibilità adeguate alle specificità dei contesti produttivi. Lo studio propone un approccio basato sull’ascolto dei lavoratori e sulla comprensione delle loro esigenze, per costruire modelli organizzativi armonizzati con le esigenze di produttività delle imprese.
Non meno importante è un intervento legislativo chiaro sul lavoro agile e sul telelavoro, che favorisca l’innovazione organizzativa e la sperimentazione. La contrattazione collettiva si conferma inoltre come strumento centrale per valorizzare la flessibilità temporale e per creare un raccordo coerente tra contratto nazionale e aziendale, garantendo unità di intenti e solidità alle soluzioni organizzative innovative.