Politica

Regionali, tutto come da copione: vincono i favoriti Fico, Decaro e Stefani

Redazione
 
Regionali, tutto come da copione: vincono i favoriti Fico, Decaro e Stefani

Nessuna suspense, nessuna fibrillazione: le urne delle regionali in Campania, Puglia e Veneto hanno rispettato le previsioni, lasciando strada libera a Roberto Fico, Antonio Decaro e Alberto Stefani, favoritissimi alla vigilia e che hanno vinto a mani basse.

Regionali, tutto come da copione: vincono i favoriti Fico, Decaro e Stefani

Secondo exit ed instant poll, in Veneto Alberto Stefani ha ottenuto una percentuale tra il 59 e il 63%; in Campania la forbice di Roberto Fico viene indicata tra il 56,5 e il 60,5 %; in Puglia le prime rilevazioni accreditano Antonio Decaro tra il 64 e il 69 %.

Quindi, al di là degli aggiustamenti che tradizionalmente intervengono sul dato finale e definitivo rispetto alle prime rilevazioni, tutto è andato secondo copione, con i favoriti a vincere senza nessun problema.
Un esito che, appunto perché scontato, non impatterà nell'immediato sul dibattito politico nazionale, perché non c'è granché da discutere, essendo rimasto il quadro politico quello originario, ovvero schieramenti e coalizioni non hanno avuto altro risultato che quello che si sapeva sarebbe arrivato.

Il voto di questa tornata elettorale ha quindi lasciato tutto come prima, per come si sapeva, perché si sa che in campagna elettorale si dicono e promettono cose, senza per questo però preparare una rivoluzione, uno stravolgimento. Quindi, a guardare i primi risultati, le sortite elettorali del centrodestra in Campania - riproposizione del condono edilizio e l'idea di fare partire dalla regione un aumento delle pensioni per 100 euro, senza indicarne le coperture - hanno avuto, nell'elettorato, un impatto pari a zero.

Ma poco male per il candidato del centrodestra, Edmondo Cirielli, che difficilmente deciderà di entrare in Consiglio regionale, tornandosene a fare il viceministro degli Esteri. Roberto Fico, uscito indenne dal ''gozzo-gate'' (imbastito dall'opposizione su dove lascia ormeggiata la sua barca) e dal ''condono-gate'' (per una casa acquistata a distanza di molti anni da quando il precedente proprietario aveva avviato l'iter per la sanatoria di irregolarità edilizie), ora dovrà affrontare il vero ostacolo: mettersi alle spalle l'epopea di Vicenzo De Luca che, fermato nel suo tentativo di un terzo mandato, resterà una presenza ingombrante nella politica campana, non foss'altro perché il figlio Pietro è stato eletto segretario regionale del Pd.

E di ricordi ingombranti ne avrà da contrastare anche Alberto Stefani, che succede con squilli di trombe a Luca Zaia, che, dopo avere governato per un numero infinito di anni (la bellezza di quindici, spalmati in mandati non consecutivi), lascia la Regione, ma non certo l'agone della politica, occupando un posto privilegiato, che è quello di qualcuno con cui il successore dovrà sempre fare i conti.

A meno che a Zaia non venga trovato un posto di grande visibilità in campo nazionale, ma ancora non è il tempo. Anche se di lui si parla come di un possibile successore in Lombardia ad Attilio Fontana, posto che i leghisti ''autoctoni'' accettino un ''papa nero''.

Anche la Puglia volta pagina, chiudendo il libro di Michele Emiliano, presidente della Giunta regionale per dieci anni e che ora dovrà decidere cosa fare da grande, se il padre nobile del prossimo esecutivo oppure tornare in magistratura o limitarsi a godere della piccolissima figlia. Ora la palla passa nel campo di Antonio Decaro che, da ex amatissimo sindaco di Bari, lascerà Bruxelles per tornare a dedicarsi alla politica della sua regione.

Ora tutti col fiato sospeso aspettando i dati ultimi delle percentuali conquistate non tanto delle coalizioni, quanto dei partiti che le compongono. Con l'attenzione maggiore concentrata sul Veneto dove la partita si gioca tra Fratelli d'Italia e Lega, con il partito di Matteo Salvini che ha fatto di tutto per evitare il sorpasso, in un clima reso incendiario dalle recenti scoppole elettorali e dalle polemiche intorno a Roberto Vannacci, al quali la base leghista veneta ha fatto capire di non essere in cima alla loro classifica dell'amore.

Se, comunque, i primi exit poll danno avanti di poco il partito di Giorgia Meloni,(con il Pd al terzo e Forza Italia al quarto, con i Cinque stelle praticamente estinti) , il Veneto resta saldamente in mano a chi lo governa da tempo immemorabile, ma questo risultato avrà riflessi nell'immediato futuro su altri scenari (Milano e la Lombardia).

Non meno delicata la situazione degli equilibri nelle coalizioni appare quella della Campania, dove l'attenzione è puntata, messa in cassaforte la vittoria di Roberto Fico, sul risultato dei Cinque Stelle che, se non dovessero sfruttare il traino di avere espresso il candidato alla presidenza, proseguendo nel trend in secco calo, segherebbero anche le mai completamente celate ambizioni di Giuseppe Conte di guidare, nel 2027, il centrosinistra da premier in pectore, perché per lui sarebbe ben difficile alimentare le sue ambizioni da leader del terzo o anche quarto partito della coalizione.

  • Milano Cortina 2025 con Pirelli
  • Generali -300x600 - Adesso per il tuo futuro
  • Ifis - Siamo il credito per la tua azienda 300x600
  • Ifis - Siamo il credito per la tua azienda 300x600
  • Non è solo luce e gas, è l'energia di casa tua.
  • La risposta alla tua salute. Sempre
Newsletter Euroborsa
Notizie dello stesso argomento
Regionali, tutto come da copione: vincono i favoriti Fico, Decaro e Stefani
24/11/2025
Redazione
Regionali, tutto come da copione: vincono i favoriti Fico, Decaro e Stefani
Meloni da Mattarella: nessuno scontro, ma è caccia allo scalpo di Garofani
19/11/2025
Redazione
Meloni da Mattarella: nessuno scontro, ma è caccia allo scalpo di Garofani
Violenza sessuale, la Camera approva all’unanimità la legge sul consenso libero e attuale
19/11/2025
Redazione
Violenza sessuale, la Camera approva all’unanimità la legge sul consenso libero e attuale
Donohoe lascia l’Eurogruppo per un ruolo di vertice alla Banca Mondiale
18/11/2025
Redazione
Donohoe lascia l’Eurogruppo per un ruolo di vertice alla Banca Mondiale