Economia
Produttività, il rallentamento continua, nel 2024 pesa ancora il divario dell’Italia con l’Europa
Redazione

Il 2024 si chiude con un nuovo segnale di debolezza per la produttività italiana, anche se il calo appare meno accentuato rispetto all’anno precedente. A certificarlo è l’Istat nel report sulle Misure di produttività 1995-2024, che descrive un sistema economico ancora in affanno sul fronte dell’efficienza, soprattutto nei servizi, e strutturalmente distante dai principali partner europei.
Produttività, il rallentamento continua, nel 2024 pesa ancora il divario dell’Italia con l’Europa
Secondo l’Istituto di statistica, la produttività del lavoro è diminuita dell’1,9% nel 2024, dopo il crollo del 2,7% registrato nel 2023. Alla base del dato vi è una crescita delle ore lavorate (+2,3%) decisamente superiore a quella del valore aggiunto (+0,4%), un andamento che segnala come l’aumento dell’occupazione non si sia tradotto in un pari incremento dell’efficienza del sistema produttivo.
Il quadro di medio periodo resta critico. Tra il 2014 e il 2024 la produttività del lavoro in Italia è cresciuta in media solo dello 0,3% l’anno, lo stesso ritmo dell’intero periodo 1995-2024. Un dato che conferma una stagnazione di lungo corso e che si confronta con una crescita media annua dell’1,1% nell’Unione europea. Nello stesso arco temporale la Germania ha segnato un +0,9%, la Spagna +0,5% e la Francia +0,1%, collocando l’Italia nelle retrovie del confronto europeo.
Anche la produttività del capitale mostra segnali di rallentamento. Nel 2024 è scesa dello 0,1%, a fronte di un incremento dell’input di capitale (+0,5%) lievemente superiore alla crescita del valore aggiunto. Ma sotto la superficie emergono dinamiche differenziate, continuano a crescere in modo sostenuto gli investimenti in capitale ICT e in capitale immateriale non-ICT, come ricerca e sviluppo, mentre resta quasi stagnante la componente di capitale materiale tradizionale.
Ancora più marcata la flessione della produttività totale dei fattori (PTF), che nel 2024 registra un calo dell’1,2%, seppur in miglioramento rispetto al -1,6% del 2023. La PTF, che sintetizza il progresso tecnico, l’innovazione organizzativa e l’efficienza complessiva dei processi produttivi, si conferma il principale fattore alla base della debolezza italiana. È proprio la contrazione della PTF a spiegare gran parte del calo della produttività del lavoro, più che la dinamica del capitale per ora lavorata.
Nel 2024 la produttività del lavoro è crollata nei comparti dell’istruzione, sanità e assistenza sociale (-8,8%), nelle attività artistiche e di intrattenimento (-5,6%) e nel commercio, trasporti e turismo (-2,5%). Più contenuta la flessione nell’industria in senso stretto (-0,7%), mentre segnali positivi arrivano da agricoltura, attività finanziarie e assicurative (entrambe +1,5%) e dai servizi di informazione e comunicazione (+0,7%).
Nel confronto internazionale, i dati provvisori del 2024 accentuano il divario, la produttività del lavoro italiana scende dell’1,9%, contro il -0,5% della Germania, mentre Francia e Spagna mostrano variazioni positive, rispettivamente +0,8% e +1,3%, entrambe superiori alla media Ue (+0,2%). Un segnale che evidenzia come la debolezza italiana non sia solo ciclica, ma strutturale.
Innovazione tecnologica, qualità degli investimenti, organizzazione del lavoro e capitale umano restano, dunque, le leve decisive per colmare un ritardo che, da quasi trent’anni, frena il potenziale di crescita dell’economia italiana.