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Pasqua, uova di cioccolato: un’antica storia di rinascita e magari anche di riciclo

Barbara Leone
 
Pasqua, uova di cioccolato: un’antica storia di rinascita e magari anche di riciclo

Regine incontrastate della Pasqua, le uova di cioccolato affascinano da sempre bambini (ma anche adulti) con la promessa silenziosa di una sorpresa che unisce il dolce sapore all’emozione dell’attesa. Ma, dietro la semplicità di un involucro luccicante, si cela un viaggio che attraversa i millenni, un simbolo arcaico che ha saputo trasformarsi senza perdere la sua forza evocativa.

Pasqua, uova di cioccolato: un’antica storia di rinascita e magari anche di riciclo

Ben prima che il cristianesimo ne facesse emblema della resurrezione, l’uovo (non di cioccolato ovviamente) era già investito di significati profondi e universali. Per egizi e sumeri rappresentava infatti il mistero della vita, la promessa della rinascita, il ciclo eterno che unisce morte e rigenerazione.

Non a caso, in molte sepolture dell’antichità sono stati rinvenuti gusci decorati o riproduzioni in metalli preziosi, mentre i persiani erano soliti scambiarsi uova per celebrare l’arrivo della primavera, stagione di rifioritura per eccellenza.

È, quindi, nel solco di una tradizione già ampiamente diffusa che il cristianesimo ha introdotto l’uovo nella liturgia pasquale, attribuendogli un valore teologico: l’uovo come sepolcro che si apre, come simbolo tangibile della resurrezione di Cristo.

Un’usanza ancora viva in molte comunità cristiano ortodosse, dove le uova vengono dipinte di rosso in memoria del sangue versato e ornate con croci e motivi sacri.
Nel corso dei secoli, il semplice uovo ha conosciuto una progressiva nobilitazione. Durante il Medioevo, in Germania, le uova bollite venivano tinte naturalmente con foglie e fiori, per poi essere donate alla fine della Quaresima, quando finalmente era permesso consumarle.

Ma fu con la nascita delle corti europee che l’uovo divenne oggetto di lusso: veri capolavori di oreficeria, come quelli creati da Peter Carl Fabergé per gli zar di Russia, che racchiudevano al loro interno meraviglie degne del più sontuoso scrigno. Eppure, nonostante l’oro e le pietre preziose, la più fortunata delle metamorfosi l’uovo la deve al cacao. L’origine precisa delle uova di cioccolato resta avvolta da un alone di mistero.
Alcuni ne attribuiscono la paternità alla corte di Luigi XIV, altri ai maestri cioccolatieri torinesi del Settecento.

Quel che è certo è che solo con l’industrializzazione della lavorazione del cacao, grazie a pionieri come François Louis Cailler, in Svizzera, e la Cadbury in Inghilterra, si poté dare vita al più celebre tra i dolci pasquali.
La Cadbury fu infatti la prima, nel 1875, a commercializzare uova vuote di cioccolato fondente con sorpresa. Un successo straordinario, amplificato dall’introduzione della variante al latte, che conquistò presto l’Europa intera.

Oggi le uova di cioccolato sono un rito irrinunciabile, declinato in mille versioni: artigianali o industriali, al fondente o al latte, gourmet o giocose, ma tutte accomunate da un elemento ormai divenuto iconico quanto il dolce stesso: l’involucro colorato. Lucida, sgargiante, spesso impreziosita da fiocchi e nastri, la carta che avvolge le uova di Pasqua è parte integrante dell’incanto, specie per i più piccoli.

Ma c’è un rovescio della medaglia che spesso sfugge: la maggior parte di questi incarti non è riciclabile. Composti da materiali misti, plastica e alluminio, non possono essere avviati né alla raccolta differenziata della carta né a quella della plastica. Il loro destino, troppo spesso, è quello del bidone dell’indifferenziata. Un vero peccato, soprattutto considerando quanta bellezza e potenzialità creativa si nascondano in quei fogli colorati.

E allora perché non provare a dar loro una seconda vita? La carta delle uova di Pasqua, con i suoi colori vivaci e la sua resistenza, si presta infatti a mille fantasiosi ricicli. Per esempio, può diventare carta da regalo per un pensiero improvviso, oppure trasformarsi in bustine porta-ovetti per deliziare i più piccoli. C’è chi la conserva per le decorazioni natalizie, chi la usa per creare segnalibri personalizzati con nastrini o nappine, e chi addirittura riveste libri scolastici con tocchi originali e low cost.

Altri ancora la impiegano per foderare cassetti o vasi di piante, per decorare pareti con la tecnica del decoupage, o per realizzare festoni e bandierine da festa. I più pazienti ritagliano la carta in piccole tessere per ottenere coriandoli o ne fanno la vela di un aquilone artigianale, da far volare insieme ai bambini in un pomeriggio di sole. E non manca chi osa con progetti più audaci, come rivestire un vecchio portagioie o persino creare un abito carnevalesco per bambina, dando così alla carta una terza e inaspettata dimensione.

L’uovo di Pasqua, insomma, è ben più di una golosa tradizione: è un affascinante ponte tra mondi lontani, un simbolo antichissimo che ha saputo reinventarsi di secolo in secolo, cavalcando mode, sapori e persino rivoluzioni tecnologiche. E oggi più che mai questo piccolo scrigno scintillante non custodisce solo una sorpresa carica di meraviglia ma anche, perché no, un invito: quello a ripensare con leggerezza e ingegno le nostre abitudini, trasformando un gesto dolce in un’occasione brillante di creatività e consapevolezza.

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