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Pasqua: dalla Resurrezione di Cristo la speranza che il mondo esca dalla irragionevolezza

Redazione
 
Pasqua: dalla Resurrezione di Cristo la speranza che il mondo esca dalla irragionevolezza

Pasqua di Resurrezione: quanto strana appare, oggi, questa definizione davanti ad un mondo che sembra avere perso per strada ogni relazione con la ragione, facendosi travolgere dall'ambizione di uomini e popoli, anche se questi ultimi sono spesso costretti ad obbedire alla volontà di chi sta in cima alla catena di comando.

Pasqua: dalla Resurrezione di Cristo la speranza che il mondo esca dalla irragionevolezza

La Pasqua del 2025 purtroppo non può essere disancorata dalla sensazione che l'Umanità si sta avvicinando al baratro, non solo dal punto di vista dei conflitti che la dilaniano, ma anche da quello, forse più vicino a noi, che vede perdersi, quotidianamente, rispetto e condivisione, accoglienza e inclusione.

Parole forse oggi desuete, o, per lo meno, usate per essere quasi derise, in un continuo esercizio della forza, non necessariamente fisica, ma di quella che vuole annientare l'avversario facendogli intorno terra bruciata, restringendo i suoi spazi di libertà.

Il vento della restaurazione, della reazione soffia impetuoso e se da Est lo fa ormai da un paio di decenni, oggi giunge inatteso anche da Ovest, dopo che Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca con un preciso disegno: costruire, intorno alla figura istituzionale del presidente, un consenso non spontaneo, ma ottenuto anche con la forza dell'intimidazione, quella di cui gli autocrati si beano, indebolendo il nemico per costringerlo a inginocchiarsi.

È una nuova America, quella di Trump, in cui il concetto di convivenza è coniugato solo per chi si adegua ai parametri di un Paese che ormai viene indirizzato verso una deriva autoritaria.
Non nel senso proprio del termine - la democrazia negli Stati Uniti, in quanto tale, non è in pericolo -, ma, grazie alle prerogative della Costituzione, l'America sembra essere ormai in cammino verso la narcotizzazione delle opposizioni, il cui ruolo è ormai sulle spalle di pochi.

Non perché non ci siano i numeri, ma perché sono veramente pochi quelli hanno il necessario riconoscimento popolare, o anche il carisma, per dire quel che è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno forse ha la forza di dire: un presidente che offende gli avversari, che minaccia di mandare in rosso i conti delle università che si rifiutano di obbedire ai suoi ultimatum; che straccia le leggi o, per dare costanza ai suoi progetti, ne riesuma di vecchie di due secoli e che sino ad oggi erano state applicate solo in periodo di guerra; che mette da parte l'abbecedario dell'educazione per usare un frasario volgare ed offensivo; che irride i diversi, ritenendoli quasi essere inferiori.

Ecco, questo presidente sta creando una barriera tra sé e chi non la pensa come lui, mettendo il dissenziente in una black list da cui, usando una frase da malavitosi, si esce solo, metaforicamente, con i piedi in avanti.

Ma questa è anche la Pasqua del martirio di Gaza, che sta patendo l'insopportabile.
Ma i gazawi non sono Hamas, anche se sono di Gaza gli uomini del gruppo islamista. Può apparire una sottigliezza, ma non è così. Perché oggi gli abitanti della Striscia sono intrappolati tra due violenze: la spaventosa capacità bellica di Israele, che non distingue tra civili e miliziani, e la necessità di Hamas di non indietreggiare, perché sarebbe la sua fine. Ma Gaza è Medio Oriente e Medio Oriente è Israele, che ricaccia il gola la disperazione per i suoi ostaggi sul filo delle cannonate, dei droni, della chiusura dei valichi da dove dovrebbero giungere gli aiuti umanitari, creando scientificamente una carestia, che uccide come e peggio delle armi.

Ma è un confronto tra sordi e, tra gli urli e le minacce, si alza solo la voce di un uomo, vecchio e malato, che, dalla Città del Vaticano ripete, ormai quasi ansimando, i suoi appelli alla pace. Fermatevi, chiede, con la stessa caparbietà di Giovanni Paolo II, che si rivolse ai mafiosi chiedendogli di pentirsi.

Francesco non è Giovanni Paolo II, ha le sue stesse armi - poggiate accanto al soglio petrino -, ma le usa in modo diverso, facendo appello alla ragionevolezza che porta alla pace.
Lui, che si è battuto contro la Morte e, per questa volta l'ha sconfitta, guarda al Mondo e chiede che cambi, per se stesso e per l'Umanità che, dolente e stordita, assiste ai giochi dei Grandi della Terra.

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