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Morto Papa Francesco: nell'ultimo messaggio di Pasqua il suo "manifesto" di fede

Redazione
 
Morto Papa Francesco: nell'ultimo messaggio di Pasqua il suo 'manifesto' di fede

Ieri, due minuti dopo mezzogiorno, quando ormai si era conclusa la solenne messa pasquale in piazza San Pietro, presieduta dal cardinale Angelo Comastri, Papa Francesco, sulla sedia a rotelle che, ormai da tempo, lo accompagnava nelle sue uscite pubbliche, ha fatto la sua ultima apparizione in pubblico, accompagnato dal suo infermiere personale, Massimiliano Strappetti, diventato la sua ombra con l'aggravarsi delle sue condizioni di salute.

Morto Papa Francesco: nell'ultimo messaggio di Pasqua il suo "manifesto" di fede

Francesco, visibilmente affaticato e quasi limitato nei movimenti, ha salutato i fedeli augurando la buona Pasqua.
Ha quindi affidato al cerimoniere, mons.Diego Ravelli, il compito di leggere il suo messaggio, nel quale dopo avere ringraziato Cristo, ''crocifisso e risorto'' perché ''la speranza non delude e non è una speranza sfuggente, ma impegnativa; non alienante, ma anzi che ci dà forza'', ha avuto parole sferzanti per la situazione mondiale, lanciando un ennesimo forte appello alla pace.

"Quanta forza di volontà vediamo ogni giorno nei tanti conflitti che colpiscono diverse parti del mondo. Quanta violenza vediamo spesso nelle famiglie, contro donne e bambini. Quanto disprezzo c'è a volte per i più deboli, gli emarginati e i migranti ", ha lamentato Francesco, per bocca di mons.Ravelli. ''In questo giorno, vorrei che tornassimo ad avere speranza e fiducia negli altri, anche in coloro che non ci sono vicini o che provengono da terre lontane, con costumi, stili di vita, idee e abitudini diversi da quelli a noi più familiari, perché siamo tutti figli di Dio. Vorrei che tornassimo a sperare che la pace sia possibile''.

Sottolineato che quest'anno la Pasqua viene celebrata lo stesso giorno dai cristiani cattolici e ortodossi, il messaggio ha affrontato la situazione esplosiva in Medio Oriente. ''Mi sento vicino alle sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele, così come a quelle dell’intero popolo israeliano e palestinese'', ha scritto Francesco, esprimendo preoccupazione per il crescente clima di antisemitismo che si sta diffondendo in tutto il mondo.

Nello stesso tempo, ha rivolto un particolare pensiero alla popolazione e alla comunità cristiana di Gaza , ''dove il terribile conflitto continua a portare morte e distruzione e a provocare una crisi umanitaria drammatica e indegna''.
"Invito le parti in conflitto a cessare il fuoco, a liberare gli ostaggi e a fornire aiuti alle persone affamate che anelano a un futuro di pace", ha affermato.

Francesco ha inoltre invitato a pregare per le comunità cristiane in Libano, Siria e nel resto del Medio Oriente, menzionando anche lo Yemen e, come fa ogni domenica, ''l’Ucraina martirizzata'', incoraggiando tutti i soggetti coinvolti a continuare i loro sforzi per raggiungere ''una pace giusta e duratura''.

Nel suo messaggio, Francesco ha anche ricordato le vicissitudini che attraversano l'Africa, dicendo che ''dove non c'è libertà religiosa, né libertà di pensiero e di parola, né rispetto per le opinioni altrui, la pace non è possibile. Né è possibile la pace senza un autentico disarmo . La necessità di ogni popolo di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo", ha aggiunto, sottolineando che "la luce della Pasqua ci invita ad abbattere le barriere che creano divisione e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci invita a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca e ad impegnarci per promuovere lo sviluppo integrale di ogni persona umana".

Un passaggio molto forte nel discorso del pontefice ha riguardato tutti coloro che hanno responsabilità politiche, ai quali ha rivolto l'appello a ''non cedere alla logica della paura che isola, ma a utilizzare le risorse disponibili per aiutare chi è nel bisogno, combattere la fame e promuovere iniziative che stimolino lo sviluppo".

''Queste - ha rimarcato - sono le 'armi' della pace: quelle che costruiscono il futuro, anziché seminare morte. Che il principio di umanità, cardine del nostro agire quotidiano, non venga mai meno. Di fronte alla crudeltà dei conflitti che colpiscono civili inermi, attaccando scuole, ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che ciò che è nel nostro mirino non è un semplice bersaglio, ma persone con un'anima e una dignità''.

Ha, infine, chiesto che in questo Anno Giubilare la Pasqua "sia anche occasione propizia per la liberazione dei prigionieri di guerra e dei prigionieri politici''.
Il pontefice ha chiuso quello che è stato l'ultimo discorso pubblico rivolto alla cristianità dicendo che ''nella Pasqua del Signore, morte e vita si sono scontrate in un duello prodigioso, ma il Signore vive per sempre e infonde in noi la certezza che anche noi siamo chiamati a condividere la vita che non conosce fine, dove il fragore delle armi e gli echi della morte non si udranno più. Affidiamoci a Lui, perché solo Lui può fare nuove tutte le cose''.

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