C'è chi a ottant'anni si dedica al burraco e chi, più temerario, preferisce il kamasutra. Nella provincia di Frosinone, un vegliardo dalla notevole tempra ha deciso che la libido non conosce prescrizione anagrafica, e ha scelto di dimostrarlo... in automobile. E non guidando sul circuito di Monza o, per rimanere in zona Ciociaria, su quello di Anagni.
Sic transit gloria Panda!
Ma infrattandosi nella sua auto - chissà, magari un pandino - con una trentenne. Dipendente sua. Insomma, un luminare della discrezione. La scena, narrano i testimoni, sembrava tratta da un apologo neorealista ma orchestrato da Neri Parenti: la consorte, durante una di quelle passeggiate igieniste tanto in voga fra i cardiopatici redenti, scorge l'automobile del marito in una stradina appartata e pensa: toh, che singolare coincidenza! Si accosta, occhieggia attraverso il cristallo e scopre che l'unica coincidenza ivi consumata è quella fra due epidermidi. Lui e la giovane, avvinghiati sui sedili come lottatori di pancrazio, forse a disquisire di straordinari non retribuiti e benefit contrattuali di natura carnale. Da lì, la catarsi. L'epifania. Il Dies Irae domestico.
La signora, evidentemente dotata di polmoni d'acciaio e dignità d'altri tempi, prorompe in un concerto di strida, accuse e anatemi che, se Verdi fosse stato nei paraggi, avrebbe trasformato in grand opéra. Qualcuno, sai che novità nell'epoca dell'eterno panopticon digitale - immortala tutto e lo dirama su WhatsApp. Nel volgere di un pomeriggio, la tragedia coniugale assurge a fenomeno virale: "L'urlo della consorte tradita", durata due minuti e venti, audio originale, zero autotune.
Lei ulula, lui balbetta scuse inverosimili, l'amante invoca perdono: un podcast spontaneo sulla fragilità umana, con sound design da finestrino socchiuso e tutto il pathos della provincia di un centro sud Italia dimenticato da Dio. Perché Cristo s’è fermato ad Eboli ma forse pure a Ceprano quando stai sulla A1 a passo di mulo. Ma tant’è… In men che non si dica, l’audio rimbalza ovunque: dalle chat dei colleghi ai gruppi di condominio, dalle bacheche parrocchiali ai cenacoli del gossip locale. In poche ore, la signora diventa una celebrità suo malgrado, una Clitennestra 2.0. C'è chi la compatisce con lacrime di coccodrillo, chi la applaude come un'eroina della dignità vilipesa e chi, più pragmatico, la imposta come sveglia mattutina per rammentarsi che, tutto sommato, la propria vita matrimoniale poteva precipitare in abissi ben più ignominiosi.
Lui, l'ottantenne in questione, meriterebbe uno studio sociologico ad personam. Perché a quell'età, diciamolo con brutale franchezza, non è tanto il tradimento a destare stupore, quanto la logistica. L'impresa. La prouesse. Concedersi ai piaceri venerei in automobile sarà pure stato romantico nei film di Philippe Garrel, ma resta un'acrobazia da contorsionisti che nemmeno gli adolescenti praticano più, ormai assuefatti al comfort borghese dei letti Ikea. Con tutto quel pelo bianco accumulato in otto decenni di vita terrena, con l'esperienza che dovrebbe insegnare almeno il valore dell'ergonomia e della tutela articolare, non poteva permettersi uno straccio di camera in un motel di terz'ordine?Quaranta euro, un letto vero, magari pure l'aria condizionata e un bidet funzionante.
Invece no: sedili reclinabili, sospensioni che invocano pietà, finestrini appannati come in una scena di Titanic proletaria, e il rischio concreto di uno strappo muscolare se dice bene, di un'ernia discale se dice male. La trentenne, povera anima, giura che "era la prima volta". Certo. Come no. La prima volta registrata, forse. La prima volta scoperta, concediamoglielo. Ma non giudichiamola con eccessiva severità: in fondo, chi di noi può resistere al fascino di un uomo che profuma di nostalgia, Voltaren e forse, osiamo ipotizzare, un retrogusto di Vecchia Romagna? L'elemento più affascinante di questa vicenda tragicomica, però, resta la metamorfosi della moglie. Da donna tradita a fenomeno virale, in meno di un click. Una Maria Callas inconsapevole della Ciociaria, che ha donato al Paese la colonna sonora della vendetta domestica. Una Erinni del XXI secolo, armata non di spada ma di decibel. E il bello è che l'audio, inutile negarlo, è catartico: vi si percepisce il dolore, sì, ma anche quell'energia primordiale, ctonia, che fa di certe mogli un patrimonio dell'umanità. Un monumento alla passione coniugale vilipesa.
Curioso, poi, come oggi la vergogna non nasca più dal tradimento in sé, ma dal come risuona il tradimento in un messaggio vocale. Perché alla fine della fiera, l'onta non risiede nell'essere scoperti, ma nell'essere inoltrati. La moderna dannazione non è più l'inferno dantesco, ma il gruppo WhatsApp "Mamme Scuola Elementare Don Bosco" che riceve il file audio alle 14.37 di un giovedì qualunque. E però, nonostante tutto, questa coppia - anzi, questo triangolo scaleno della provincia - ci regala una lezione di umanità involontaria: l'eros e la gelosia non vanno in pensione. Non conoscono quiescenza. Non si arrendono all'anagrafe. Forse, a ben guardare, l'unico ad aver davvero vinto è proprio lui: l'ottantenne fedifrago che se ne impipa dell'orologio biologico e del galateo senile. Perché mentre i suoi coetanei aspettano la morte in poltrona guardando Porta a Porta e ruminando ricordi sbiaditi, lui ha scelto di vivere.
Magari in una Panda, sì. Con una dipendente trentenne, certo. In violazione di almeno tre articoli del codice civile e svariati precetti morali, sicuramente. Ma vivere. Poi vabbè, verosimilmente la consorte lo avrà atteso a casa col mattarello, l'avvocato divorzista o, peggio, col parroco armato di rosario e acqua santa, ma poco importa. Almeno se l'è goduta. Si spera. Perché a ottant'anni le occasioni non sono poi così frequenti. E se devi finire in un audio WhatsApp, almeno che sia per qualcosa che valga la pena. Sic transit gloria mundi. O, meglio: gloria Panda!