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Walk This Way fino al Tribunale, Steven Tyler e la truffa del museo

di Redazione
 
Walk This Way fino al Tribunale, Steven Tyler e la truffa del museo
Chi l’avrebbe mai detto che il frontman degli Aerosmith, l’icona rock Steven Tyler (al secolo, il calabrese Steven Tallarico), sarebbe finito al centro di una saga degna di un brano heavy metal, ma con meno chitarre distorte e molta più carta bollata?

La notizia è di quelle che fanno vibrare le corde, non quelle della sua chitarra, ma quelle della Procura di Crotone: ben 15 indagati (tra cui sindaci ed ex sindaci) per presunti falsi ideologici e materiali. Tutto per un museo. Un Museo del Rock che doveva essere il santuario delle origini di Steven, l'omaggio all’antenato mandolinista, Giovanni Tallarico.

Il vero fulcro della vicenda è una storia d'amore finita male: quella tra Steven e il Palazzo Bevilacqua, la dimora del nonno.

"Se il museo non si farà nel palazzo dove visse mio nonno, non dovrà portare il mio nome", tuonò il rocker nel 2022, con una diffida che, per i dirigenti comunali, dev'essere suonata più minacciosa di un assolo di Joe Perry.

Immaginate la scena, Steven, in visita a Cotronei nel 2013, si commuove sui tasti del pianoforte del nonno. Nasce l’idea: un Museo del Rock da 1,3 milioni di euro - una cifra che, in Calabria, fa quasi un'ombra. E dove realizzarlo? Nel sacro e venerato palazzo di famiglia. Logico, no?

NO! L’amministrazione comunale, con un colpo di scena degno della peggiore soap opera amministrativa, decide di spostare il tutto in un’altra zona del paese. Forse pensavano che "Love in an Elevator" fosse meglio cantata in un edificio nuovo di zecca, o che le radici del rock potessero attecchire meglio nel cemento armato.

Risultato? Il museo, che doveva unire "radici e presente", è descritto oggi come un "manufatto di cemento armato senza anima". Steven Tallarico, un uomo che ha costruito la sua leggenda su pezzi come "Dream On" e "Walk This Way", si ritrova a dover combattere per un sogno (sbagliato) e un percorso (deviato).

Gli inquirenti sostengono che i burocrati abbiano fatto i salti mortali (e qualche presunto falso) per non perdere il finanziamento regionale, addossando ritardi a "fattori esterni". Peccato che il "fattore esterno" più grande fosse la Soprintendenza e il suo mancato nulla osta paesaggistico.

Possiamo solo sperare che Steven Tyler, una volta informato (a breve) sugli sviluppi dell’inchiesta, non decida di scrivere un nuovo pezzo: "Cryin’ (for a Museum in Cotronei)".

Per il momento, la Calabria ha aggiunto un nuovo capitolo alla sua ricca tradizione di storie che finiscono in Procura. Non sarà il riff più melodioso, ma è sicuramente il più italiano.
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