Politica
Osservatorio politico - Il centrodestra combatte su due fronti: rapporti con gli Usa e la vicepresidenza Ue per Fitto
Redazione
Non è stata una settimana tranquilla per il centrodestra, che si trova a doversi interrogare su due questioni che rischiano di essere anche troppo importanti, nel futuro immediato.
La prima riguarda le troppe difficoltà che si stanno frapponendo all'attribuzione, a Raffaele Fitto, di una vicepresidenza esecutiva. Obiettivo cui mira Giorgia Meloni, che vuole che il peso politico dell'Italia venga riconosciuto a Bruxelles, al di là della colorazione che la maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen e della quale non fanno parte i conservatori europei, la formazione cui appartiene Fratelli d'Italia.
La situazione a Bruxelles sta prendendo una piega che non ci si aspettava. Certo, c'erano e ci sono delle difficoltà generali a fare passare, in modo indolore, l'indicazione di Fitto alla vicepresidenza esecutiva, ma sul suo nome si è aperta una bagarre perché i partiti che sostengono von der Leyen e che appartengono al campo della sinistra non sembrano disposti a sostenere la nomina del ministro italiano per l'attuazione del Pnrr che, dicono, non appartiene alla loro ''famiglia''.
È quindi su questo, non certo sulla persona di Fitto, che poggiano le barricate alzate intorno alla sua nomina. E, per dirla tutta, non è che a Bruxelles potrebbero cambiare idea anche dopo che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo avere ricevuto Fitto, gli ha - recita la nota del Quirinale - ''formulato gli auguri per l'affidamento dell'incarico - così importante per l'Italia - assegnatogli dalla presidente von der Leyen nell'ambito della commissione Ue''.
Mattarella ha fatto il suo ''mestiere'', ma la faccenda ormai ha assunto una ampiezza ed una complessità che una soluzione, accettata da tutti, è ancora molto lontana, mentre è invece vicina la data in cui Ursula von der Leyen si dovrà presentare, davanti al Parlamento europeo, chiedendo di essere eletta, ma con una maggioranza che si mostra, a volere essere generosi, perplessa sulle mosse della presidente che, presa alla gola di avere i voti necessari, ha sin troppo manifestamente fatto l'occhiolino ai conservatori.
Una situazione di stallo che è anche imbarazzante per Giorgia Meloni che credeva di avere in tasca la nomina di Fitto e ora si trova ad essere testimone di trame e complotti che attraversano la maggioranza ''Ursula'' che forse maggioranza non è più. Il mancato perfezionamento della nomina di Fitto sarebbe comunque una sconfitta per molti, quindi non solo per il centro-destra. Perché agli occhi dell'opinione pubblica il Pd, che fa parte del gruppo dei socialisti (peraltro con la pattuglia più numerosa), non esprimendosi a favore di Fitto darebbe l'impressione di fare prevalere gli interessi di partito a quelli nazionali.
Ma a rendere meno serene le giornate del centrodestra sono le evidenti divisioni sul tema dei rapporti della futura amministrazione americana, quella targata da Donald Trump e che sta nascendo tra mille polemiche (anche in casa repubblicana) per le scelte dei futuri segretari.
Non è stato, comunque, questo a creare problemi, quanto la sortita, improvvida e fuor di luogo, di Elon Musk sui magistrati italiani, che ha costretto Giorgia Meloni ad un intervento diretto e personale per indurre il miliardario a moderare i toni. Invito che ufficialmente il patron di Tesla ha accettato, ma nemmeno tanto.
Ma non solo le esternazioni del patron di Tesla a tenere banco, quanto il fatto che quello che poteva essere relegato nell'ampio e sempre in aggiornamento capitolo delle ''fesserie in libertà'' è diventato motivo di divisione, con la Lega a magnificare le parole di Musk e Matteo Salvini che ha colto a volo l'occasione per farsi anch'egli parte del problema, ripetendo per l'ennesima volta la narrazione di lui vittima dei giudici.
L'atteggiamento sulle parole di Musk tradisce le diverse anime che si muovono dentro la coalizione di governo e che vedono la Lega ormai attestata su posizioni di destra-destra, anzi proprio di estrema destra, ritirando fuori un linguaggio che credevamo ormai accantonato, in cui comunista è un insulto, oltre che sinonimo di delinquente.
Ma alla virulenza leghista si contrappone l'equilibrio che si è imposta Forza Italia, sempre più convinta che c'è una vasta porzione di italiani che non si fa sedurre dalle sirene dell'estremismo, anche verbale.