Economia

Next gen nelle aziende di famiglia, ruoli operativi per il 44% dei Millennial mentre la Now gen tiene il 47% delle decisioni

Redazione
 
Next gen nelle aziende di famiglia, ruoli operativi per il 44% dei Millennial mentre la Now gen tiene il 47% delle decisioni

Nelle imprese guidate da generazioni di capitani d’industria, dove il passaggio di testimone è spesso più un rito che un atto formale, la presenza dei giovani eredi non è più un miraggio sullo sfondo. Le nuove leve ci sono, partecipano, osservano, avanzano un passo alla volta, mentre le famiglie imprenditoriali italiane si preparano a una delle transizioni più delicate degli ultimi decenni.

Next gen nelle aziende di famiglia, ruoli operativi per il 44% dei Millennial mentre la Now gen tiene il 47% delle decisioni

È quanto emerge dalla survey “Next-gen Wealth”, realizzata dal gruppo di ricerca Innovation, Strategy and Family Business della POLIMI School of Management in collaborazione con BNL BNP Paribas Private Banking & Wealth Management e con lo Studio Legale Withers, un’indagine che ha raccolto 819 testimonianze dirette dei membri delle Next gen e che restituisce una fotografia sorprendentemente nitida delle dinamiche interne ai clan economici del Paese.

L’indagine parte da un dato di fatto: nei prossimi anni è previsto un trasferimento senza precedenti di risorse, responsabilità e potere decisionale dall’attuale generazione alla successiva, in particolare ai Millennial, nati tra il 1981 e il 1994, e alla Gen Z, venuta al mondo tra il 1995 e il 2007. Non si tratta soltanto di eredità, ma della ridefinizione del significato stesso di patrimonio, che dovrà armonizzarsi con valori, sensibilità e priorità completamente diverse da quelle dei loro genitori. Una transizione non priva di attriti, resa ancora più complessa dall’allungarsi dell’aspettativa di vita, che ritarda l’uscita di scena della generazione al comando, e da modelli familiari sempre più articolati, tra divorzi, seconde unioni e nuclei monogenitoriali.

In questo scenario, la ricerca si propone proprio di far emergere ciò che i giovani eredi raramente hanno occasione di esprimere. “La nostra ricerca nasce per dare voce alle nuove generazioni, per comprenderne priorità, interessi e visioni emergenti, anche nel rapporto con il patrimonio familiare. Per i più giovani, la dimensione valoriale è centrale: l’investimento non è solo un mezzo di profitto, ma un’estensione della propria identità e della propria visione di mondo”, spiegano Josip Kotlar ed Emanuela Rondi, docenti della POLIMI Graduate School of Management, sottolineando che le nuove generazioni rappresentano “una vera discontinuità con il passato” ed evidenziando un cambio di mentalità che, pur ancora trattenuto, inizia a farsi sentire.

La fotografia che emerge è chiara: i giovani sono già presenti nelle aziende di famiglia, anche se con ruoli che aumentano di peso soltanto con l’avanzare dell’età. Il 59% della Gen Z e il 72% dei Millennial risulta infatti già coinvolto, spesso con una presenza simultanea in diversi ambiti, dal business alla governance fino alla holding, percentuali che raggiungono il 22% per la Gen Z e il 38% per i Millennial. Tuttavia, la loro partecipazione resta per lo più osservativa. La Now gen, quella al comando oggi, mantiene saldo il timone delle decisioni strategiche, come riconosce il 36% dei più giovani e il 47% della generazione immediatamente precedente, e solo il 15% degli intervistati parla di una gestione realmente condivisa.

A molti vengono assegnati compiti operativi, un modo per “farsi le ossa”, come confermano il 44% dei Millennial e il 39% della Gen Z, segnalando un percorso di ingresso che appare più formativo che realmente responsabilizzante. L’età media di approdo in azienda è intorno ai 26 anni, un passaggio vissuto come tappa obbligata, spesso priva di reale autonomia, anche quando chi entra porta con sé esperienze significative fuori dal contesto familiare, magari maturate all’estero.

È proprio questo bagaglio di competenze a spingere molti giovani a chiedere maggiore spazio, soprattutto nella gestione degli investimenti. Ed è interessante osservare come più della metà degli intervistati abbia già effettuato almeno un’operazione finanziaria, con un picco del 72% tra i Millennial appartenenti alle famiglie proprietarie. Un segnale di crescente familiarità con le leve economiche che contano, e allo stesso tempo della volontà di mettere mano al futuro, non solo ereditarlo. Anche nel confronto tra generazioni si notano differenze rilevanti. I Millennial risultano più spesso coinvolti nelle decisioni di investimento, con un 36,6% contro il 23,3% della Gen Z. Una distanza che conferma la dinamica già evidenziata dagli autori: la “investitura” piena arriva tardi, spesso quando la carica innovativa dei più giovani rischia di essere in parte dissipata.

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