Attualità

Foodie, brunch, aperitivizza: l'evoluzione del linguaggio del cibo nell'era dei social

Barbara Leone
 

Negli ultimi anni, il linguaggio legato al cibo ha subìto una profonda trasformazione, portando alla nascita di nuovi termini che riflettono un’evoluzione culturale e sociale ben radicata. Complici i social, e ancor di più i vari show cooking come “Masterchef” e dintorni, la cucina di oggi non è più soltanto l’arte del cucinare, ma un vero e proprio campo d’espressione che va oltre il semplice consumo, abbracciando aspetti sensoriali, identitari e sociali. I social media, l’innovazione gastronomica e il desiderio di condividere esperienze hanno spinto alla diffusione di parole come “foodie”, “brunch”, “apericena” e “flexitariano”, evidenziando come il nostro rapporto con il cibo si sia evoluto in modo sorprendente e innovativo.

Da sempre, del resto, la diffusione dei neologismi legati al cibo è il riflesso di un cambiamento culturale profondo che porta con sé nuovi valori. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista internazionale di linguistica Advanced Education ha analizzato l’influenza dei neologismi nel linguaggio legato al cibo, evidenziando che molte di queste nuove parole sono il risultato della fusione linguistica, o blending, che unisce due termini in una sola parola, come “brunch” (unione di breakfast e lunch) e “foodie” (appassionato di cibo). Questi termini non solo descrivono il cibo, ma catturano anche uno stile di vita orientato alla socialità e alla sperimentazione. Le nuove generazioni, in particolare, creano e diffondono parole con incredibile rapidità, arricchendo il lessico gastronomico con espressioni fresche e immediate, spesso associate a stili di vita urbani e dinamici. Anche termini come “ghostare”, derivante dallo slang giovanile, riflettono il bisogno di definire esperienze quotidiane con creatività. Così, parole come “bussin'” (per definire un cibo straordinariamente buono) o “snack” (persona particolarmente attraente) sono entrate nel vocabolario comune, dimostrando come il linguaggio si evolva per adattarsi alle esigenze comunicative moderne.

Una delle aziende italiane che ha saputo cogliere questa evoluzione linguistica è Morato, noto marchio di bakery che si è posizionato come innovatore nel settore. Con la nuova campagna “Il pane fuori dagli schemi”, Morato si propone di andare oltre il concetto tradizionale di pane, inserendo nel proprio linguaggio termini come “aperitivizza”, “colaziona” e “spuntina”: neologismi ispirati al dinamismo delle nuove generazioni e rappresentano un invito a trasformare i momenti legati al cibo in vere e proprie esperienze di piacere e creatività. D’altronde, come sottolinea  Silvia Raffaello, Marketing Director di Morato Group ,“Il cibo non è solo nutrimento, è espressione culturale e identitaria, uno straordinario veicolo di comunicazione capace di raccontare la nostra società e le sue evoluzioni”. Ecco perché i nuovi termini proposti da Morato non descrivono solo un modo di consumare, ma incarnano un vero e proprio stile di vita flessibile e orientato alla condivisione. Con “aperitivizza”, per esempio, si invita a trasformare il tradizionale aperitivo in un’esperienza speciale; con “colaziona” si vuole dare un nuovo significato al momento della colazione, rendendola un’occasione di piacere, e con “spuntina” si suggerisce di aggiungere un tocco creativo a uno spuntino semplice. In questo scenario il linguaggio del cibo diventa un ponte tra la tradizione culinaria e l’innovazione sociale di cui il mondo dei giovani ed il suo slang la fanno da padrone. Ecco così che nella top ten dei neologismi legati al cibo più usati dai giovani troviamo termini come bussin’, termine americano adottato anche in Italia per indicare cibo estremamente buono. E ancora: snack, utilizzato per descrivere una persona particolarmente attraente; let him cook, esclamazione che invita a lasciare qualcuno libero di esprimersi, ripresa dal contesto culinario; sgarrare, termine ormai diffuso, che indica l’atto di mangiare fuori dalla propria dieta; sbaffare, mangiare in abbondanza o con grande piacere; maranza, spesso usato in senso dispregiativo, per definire una persona che mangia in modo poco raffinato; cringe, termine anglosassone che significa “imbarazzante”, usato anche per descrivere comportamenti poco eleganti a tavola. Anche se in pole position restano i già citati aperitivizza, nuovo termine che suggerisce di rendere l’aperitivo un momento di piacere e creatività; colaziona, che il desiderio di rendere speciale il momento della colazione; e spuntina, termine che invita a rendere creativo lo spuntino, trasformandolo in un’occasione speciale. Una vera e propria evoluzione, se non addirittura rivoluzione, del linguaggio del cibo, che ci ricorda quanto sia fondamentale il ruolo della lingua nell’adattarsi ai cambiamenti sociali e culturali. Un bisogno collettivo di adattarsi ai tempi che cambiano, abbracciando una filosofia di vita che si allontana dai canoni rigidi del passato e celebra il cibo come esperienza sociale e personale.

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