La morte di papa Francesco non è stata così improvvisa come ora qualcuno si affanna a dire, e non solo per la condizione clinica del pontefice. Che la salute di Bergoglio fosse ormai compromessa si sapeva, tanto forte era stato l'impatto di una grave forma di polmonite su un fisico provato dagli anni, dalla stanchezza, dal peso del ruolo di guida della Chiesa.
Papa Francesco: in molti puntano su un italiano e guardano a Parolin
Per questo da tempo - anche se dentro le Mura Leonine il concetto di tempo è molto relativo - si stava pensando a quale sarebbe stato lo scenario che l'uscita di scena di Bergoglio - per morte non certo per dimissioni, che lui ha sempre messo da parte - avrebbe determinato in una Chiesa che, oggi più di ieri, ha davanti a sé sfide determinanti per il suo futuro, nel medio e lungo periodo. Le tensioni politiche e dogmatiche al suo interno, così come l'approccio a dossier molto delicati (soprattutto in materia di diritti e libertà dell'individuo), impongono ora che il prossimo a sedere sul trono di Pietro abbia in sé la capacità di mediare e, insieme, di scegliere, sganciandosi dai condizionamenti che potrebbero arrivare dalla curia e , soprattutto, da chi rappresenta la Chiesa laddove la sofferenza, la povertà, il dolore, la repressioni rischiano di comprimerla, sino a cancellarla come presenza spirituale.
Il profilo del migliore candidato, oppure di quello più spendibile, quando ancora le porte della Cappella Sistina non sono state chiuse alle spalle dei cardinali, oggi sembra essere ritagliato sulla figura del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato - una delle prime nomine di peso vero di Francesco -, la cui autorevolezza sembra godere di un appoggio trasversale nel collegio.
Parolin, che, da fine diplomatico quale è, sembra guardare con distacco a nomi, previsioni, scommesse su chi succederà a Francesco, pur essendo lui uno di quelli che, seppure sotto l'influsso dello Spirito Santo, i cardinali potrebbero scegliere, dal momento che -con i partecipanti al conclave nominati in grande maggioranza da papa Berroglio - in lui vedrebbero il naturale prosecutore delle politiche del pontefice argentino.
Che poi il cardinale Parolin possa essere un mero replicatore del lascito bergogliano non è così automatico, perché lui è certo uomo della Chiesa, ma è anche colui che ha sbrogliato, per conto di Francesco, matasse diplomatiche intricate e delicate, come il rapporto con Pechino.
Il prossimo papa, poi, dovrà operare una scelta importante se andare avanti sulla strada tracciata da Francesco o cercare un punto di mediazione con le tentazioni di restaurazione portate avanti da quella componente del collegio cardinalizio per la quale Bergoglio era andato troppo avanti, come, ad esempio, sulle tematiche dei rapporti con la comunità LGTBQ e della donna nella Chiesa.
Pietro Parolin ha sempre mostrato un approccio dialogante e questo potrebbe favorire il consenso di quei cardinali che, pure apprezzando l'impegno di Francesco, non ne condividevano per intero le scelte. Insomma, una figura importante, con un grande seguito personale, con la fama di perfetto conoscitore delle dinamiche della curia, ma al tempo stesso legato al territorio (non ha mai rinunciato al contatto con la sua comunità, quella di un paesino del vicentino, Schiavon, poche migliaia di anime alle quali ha sempre detto che, pur se veste spesso il rosso dei cardinali, resta per loro sempre ''don Pietro'') . Sembra l'identikit per papa prossimo futuro.
Ma, quando si entra in conclave e si è lontani dal mondo estero, tutto può cambiare. Ma sempre andando per il verso deciso dallo Spirito Santo.