Cultura

Il Museo dei regali indesiderati: l’arte di trasformare il brutto in bellezza

Redazione
 

''A caval donato non si guarda in bocca'', dice il proverbio. E come dargli torto? Il regalo è un gesto d’amore, una coccola, un pensiero che scalda il cuore. Sì, certo, finché non ti ritrovi tra le mani il terzo set da bagno del mese o, peggio, una mutanda di taglia sbagliata con un orsetto che ti fissa dall’elastico.
A quel punto, il cavallo lo guardi eccome. E magari non solo in bocca, ma anche negli zoccoli e nella criniera! Perché diciamolo: se è vero che a Natale basta il pensiero, è altrettanto vero che ci sono pensieri che andrebbero vietati per legge.

Il Museo dei regali indesiderati: l’arte di trasformare il brutto in bellezza

Tipo il maglione con la renna che sembra l’abito ufficiale del fan club di Bridget Jones. Oppure la lingerie “sexy” (spoiler: non lo è mai) che il tuo fidanzato ha pensato essere l’idea del secolo, salvo scartarla davanti alla nonna. Poi ci sono gli evergreen: set da bagno, pigiami e calzini antiscivolo che fanno ''ohohoh'' come Babbo Natale. Ma il peggio sono i regali passivo-aggressivi, come la crema anticellulite o quella antirughe: il sottotesto è chiaro, e non è per niente carino.
Ecco, tutto questo circo di doni improbabili, grotteschi o semplicemente inutili ha finalmente trovato la sua casa ideale. Dove? In un museo. Perché il regalo indesiderato, poverino, non ha colpa di essere nato storto. E ora ha finalmente un posto dove sentirsi capito e, perché no, anche un po’ celebrato.

A Toronto, infatti, qualcuno ha avuto un’illuminazione degna del più gigantesco albero di Natale: trasformare la tragedia del regalo sbagliato in una vera e propria mostra.
A partorire quest’idea sono stati quattro artisti - Stephanie Avery, Shari Kasman, Martin Reis e Sean Martindale -, che tra l’ironico e il sagace hanno dato vita al Museum of Bad Gifts. Perché, come sottolinea Kasman, ''un regalo pessimo è diverso per tutti: ciò che per qualcuno è un orrore, per un altro può essere un gioiello''. Un luogo unico nel suo genere, che eleva a protagonisti assoluti quegli oggetti che, normalmente, finirebbero relegati in fondo a un cassetto o, peggio, direttamente nel bidone dell’immondizia.
Il museo, situato in un piccolo ma accogliente spazio del centro città, espone una collezione che farebbe impallidire persino i più esperti del kitsch. Dai ritratti di famiglia dipinti a mano con proporzioni degne di un incubo, a tazze che riportano frasi motivazionali di dubbio gusto come “Sei il migliore, almeno per oggi”. Ci sono anche dei veri e propri cimeli, come un paio di guanti da forno a forma di zampe di granchio che qualcuno ha avuto il coraggio di regalare alla propria suocera. L’idea, raccontano i fondatori, è nata quasi per gioco durante una serata tra amici. ''Ci siamo resi conto che tutti avevamo ricevuto almeno un regalo orribile'', spiega uno degli ideatori. ''Così abbiamo deciso di raccoglierli e metterli in mostra. All’inizio era solo una cosa tra di noi, ma poi abbiamo capito che l’idea aveva un potenziale enorme''. E il pubblico sembra essere d’accordo.

Il museo ha registrato un’affluenza sorprendente fin dal giorno dell’apertura, con visitatori che accorrono da ogni angolo del Canada e persino dall’estero. ''È terapeutico'', racconta una turista sorridente. ''Ti fa sentire meno sola. Guardi queste cose e pensi: almeno io non ho ricevuto questo!''.
Ogni oggetto esposto ha una sua storia, spesso raccontata dai visitatori stessi che hanno donato il loro “peggior regalo”. Tra i più apprezzati: un ippopotamo di gomma maculato che starnazza come un'anatra, una bottiglia di vino ricavata dallo zoccolo di un cavallo fino al libro di cucina per single regalato a una coppia di novelli sposi. E per quei visitatori che desiderano partecipare, ma hanno già buttato via il loro regalo peggiore, Kasman afferma che la mostra sarà interattiva, con una postazione che permetterà alle persone di disegnare a memoria un regalo odiato e poi appenderlo al muro. Un'altra stazione, l'Imaginarium, fornisce materiale per l'artigianato ai visitatori che hanno portato i propri regali da incubo, che possono poi essere utilizzati per ripensare e, si spera, migliorare il regalo originale. Kasman riconosce che alcuni potrebbero considerare il suo ''museo'' come ingrato. Ma è un'idea che lei rifiuta.

''È tutto per puro divertimento'', dice. Alla fine, tutti gli oggetti esposti saranno messi all'asta e il ricavato andrà alla Daily Bread Food Bank, ''affinché quel pessimo regalo possa avere una bella casa e un bel risultato'', conclude.
Non tutti, però, hanno la possibilità di spedire i loro regali indesiderati fino a Toronto. E qui entra in gioco un altro everegreen, che se la gioca con i deodoranti di cui sopra: il caro, vecchio riciclo. E in questo noi italiani siamo campioni. Secondo una ricerca di Confcooperative, quasi un italiano su due si dichiara pronto a riciclare i regali indesiderati, generando un risparmio collettivo di ben 3,5 miliardi di euro. Un trend in crescita, che vede nei generi alimentari (vini, panettoni, cioccolato) i protagonisti principali del ri-dono, seguiti da accessori come sciarpe e guanti, e da libri che finiranno inevitabilmente a fare da fermaporta. Su tutto, resta una domanda: come mantenere intatta la propria dignità e, soprattutto, salvare le apparenze quando si riceve un regalo brutto?
Sorriso diplomatico e finto entusiasmo restano le armi migliori, ma il trucco è non ridere mai quando dici: “Era proprio quello che mi serviva”, riferito all’ennesima sciarpa color cachi ''made in China'' e rigorosamente comprata su Amazon a 9 euro e 99 centesimi. E ricorda che il karma natalizio esiste. Se hai regalato a tua sorella un set di tazze con unicorni, è inevitabile che un giorno ti ritorni sotto forma di mutande con gli orsetti. Infondo, il Natale non è davvero nei regali, ma nel tempo trascorso insieme. Certo, un bel regalo non guasta, ma anche quelli terribili possono strappare una risata. E se proprio non sai che farci, c’è sempre un modo per riciclarli o, meglio ancora, per reinventarli. Perché a Natale, come nella vita, anche il brutto può diventare bello. Basta guardarlo con gli occhi giusti. O portarlo in un museo.

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