FOTO (Cropped): Enrica Ridolfi - CC BY-SA 4.0
Fino al 25 maggio 2025, gli spazi del Mudec Photo accolgono Deep Beauty. Il dubbio della bellezza, una mostra a ingresso libero curata da Denis Curti e promossa con il sostegno di KIKO Milano, in collaborazione con Mudec, Comune di Milano e 24 ORE Cultura, arricchita da un prezioso intervento artistico di Paolo Ventura, autore dell’elaborazione grafica dell’allestimento.
Il Mudec esplora il volto inquieto della bellezza
Il progetto espositivo propone un'indagine sofisticata sull’evoluzione del concetto di bellezza nell'arte visiva contemporanea, attraverso un corpus di oltre sessanta opere che spaziano dalla fotografia alla videoarte fino all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, firmate da grandi maestri internazionali come Marina Abramović, David Hockney, Michel Comte, David LaChapelle, Michelangelo Pistoletto, Helmut Newton e Robert Mapplethorpe.
L'intero percorso, articolato in sei ambienti tematici – Trasfigurazioni, Incanti, Vertigini, Labirinti, Nuovi Mondi, Artifici – esplora il rapporto mutevole tra estetica, identità e percezione, offrendo una lettura affascinante e non convenzionale delle trasformazioni culturali che hanno ridefinito il concetto stesso di bellezza dal primo Novecento a oggi.
KIKO Milano, ambasciatore globale della bellezza italiana, sceglie di sostenere questo ambizioso progetto con l’obiettivo di promuovere cultura e creatività, riaffermando il proprio ruolo attivo nel tessuto culturale del Paese e confermando una visione di bellezza intesa come valore universale, inclusivo e in continua metamorfosi.
Il curatore Denis Curti spiega come il percorso espositivo si apra in senso cronologico “con Julia Margaret Cameron, fotografa inglese attiva a metà Ottocento, rappresentante di spicco del movimento pittorialista che, con le sue fotografie dominate da atmosfere preraffaellite, colleziona un abbecedario emozionale dei sentimenti umani e si conclude con due filmati realizzati con l’intelligenza artificiale da Alberto Maria Colombo e David Szauder. Il primo è incentrato su come le emozioni possano essere il vero denominatore comune abile nel riunire, sotto il mantello dell’espressività, tutta la specie umana; il secondo è invece direzionato a operare un ribaltamento della fusione affettiva che spesso si verifica tra uomo e animale domestico”.