Gli interventi per salvare il Monte dei Paschi di Siena, avviati nel 2012, hanno comportato un costo complessivo stimato di circa 20 miliardi di euro. Di questi, 12 miliardi sono stati a carico dello Stato italiano e 8 miliardi hanno gravato sugli azionisti privati. Una cifra che rappresenta uno sforzo senza precedenti per stabilizzare una delle banche più antiche al mondo, oggi risanata e in grado di giocare un ruolo strategico nel panorama bancario italiano ed europeo.
MPS, Unimpresa: salvataggi costati 20 miliardi dal 2012
«Dopo anni di crisi e interventi straordinari, il Monte dei Paschi di Siena si avvia verso una nuova fase, con un’operazione storica che potrebbe coinvolgere Mediobanca. Questo progetto va oltre la semplice fusione: è un esempio di visione strategica che punta alla tutela dei risparmi delle famiglie, al sostegno alle imprese e alla stabilità del sistema economico. Non stiamo assistendo solo alla creazione di un nuovo colosso bancario, ma a un’operazione di politica industriale che riscrive il futuro finanziario del nostro Paese» ha dichiarato Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa (in foto).
Gli interventi pubblici: un percorso in più tappe
Secondo il Centro studi di Unimpresa, dal 2012 lo Stato italiano è intervenuto in diverse occasioni per garantire la sopravvivenza di Mps:
- 2012: emissione dei Monti Bond, un prestito subordinato da 3,9 miliardi di euro. Questo strumento è stato solo parzialmente rimborsato, lasciando perdite residue per il Tesoro.
- 2017: ricapitalizzazione precauzionale per un totale di 5,4 miliardi di euro, pari al 68% del capitale della banca, secondo le norme europee sul burden sharing.
- 2021-2024: interventi indiretti per gestire i crediti deteriorati (NPE) e utilizzo delle Deferred Tax Assets (DTA), con benefici stimati in circa 3 miliardi di euro.
- Garanzie statali: l’utilizzo di garanzie pubbliche ha sostenuto l’emissione di bond e garantito liquidità alla banca, generando però costi impliciti per il sistema economico.
- Deprezzamento azionario: dal 2017 al 2024, il valore delle azioni detenute dal Ministero dell’Economia e delle Finanze si è ridotto, con perdite stimate in 2 miliardi di euro.
Gli azionisti privati: un costo elevato
Gli azionisti privati hanno contribuito con circa 8 miliardi di euro, partecipando a ripetute ricapitalizzazioni che hanno spesso comportato una forte diluizione del capitale. L’incertezza sul futuro di Mps ha inoltre penalizzato il titolo in borsa, influendo negativamente sulla fiducia del settore bancario.
Una crisi sistemica ribaltata
Le difficoltà di Mps non si sono limitate all’istituto senese: la crisi ha generato effetti sistemici sul mercato bancario italiano, aumentando i costi di finanziamento per altre banche e rallentando l’economia. Oggi, tuttavia, il quadro è profondamente cambiato.
"Mps e Mediobanca: verso un nuovo colosso"
Secondo Giovanna Ferrara, la possibile fusione tra Mps e Mediobanca rappresenta una svolta storica: «Questa operazione offre una prospettiva di stabilità per milioni di risparmiatori. La creazione di un terzo polo bancario, radicato nel tessuto economico nazionale, rafforzerebbe non solo la competitività del sistema, ma anche la capacità di proteggere famiglie e imprese dalle turbolenze globali. Il governo ha svolto un ruolo fondamentale, dimostrando che è possibile accompagnare questa transizione senza scaricare i costi sui contribuenti».
Guardare al futuro con strategia
Ferrara ha anche sottolineato l’importanza di preservare l’indipendenza del sistema bancario italiano, auspicando il blocco dell’accordo tra Generali e Natixis. «È fondamentale che Mediobanca e Mps restino ancorate alle proprie radici, per guardare avanti con coerenza e coraggio».