Il Molise, terra di silenzi e meraviglie nascoste, si offre a chi sa ascoltare con la delicatezza dei suoi paesaggi e l’intimità dei suoi borghi. Penso alle cascate di Carpinone, simili a nastri d’argento che si srotolano tra verdi vallate, che raccontano storie antiche con il loro fragore incessante. O ai vicoli di Ferrazzano, dove il tempo sembra sospeso: un minuscolo gioiello che, incastonato su di una collina, domina Campobasso con lo sguardo vigile di un vecchio custode. ''O spione'', lo chiamano affettuosamente i locali, per la vista che abbraccia ogni angolo della città sottostante. È qui, tra bellezze che parlano di eternità e comunità che lottano contro l’oblio, che si intreccia una vicenda politica capace di riscrivere il destino di un intero territorio.
Molise: un’identità in bilico tra passato e futuro
Il 12 dicembre scorso, a Isernia, oltre 5.200 firme sono state depositate per chiedere un referendum volto a separare la provincia molisana dall’attuale regione e unirla all’Abruzzo.
Questa iniziativa, promossa dal Comitato per l’aggregazione della provincia di Isernia alla regione Abruzzo e guidata da Antonio Bucci, riflette un malessere profondo. I firmatari denunciano carenze nei servizi essenziali, trasporti inadeguati e un sistema sanitario commissariato da oltre quindici anni.
Non sorprende che, in questo contesto, il Molise abbia visto la propria popolazione diminuire: dai 313mila abitanti del 2013 ai 290mila del 2023. Isernia, con i suoi 80mila abitanti distribuiti in 52 comuni, è una Provincia giovane, nata nel 1970. Tuttavia, la vicinanza geografica e culturale all’Abruzzo alimenta il desiderio di un ritorno a una gestione più integrata. Fino al 1963, infatti, il Molise era parte della regione ''Abruzzi e Molise''. La separazione amministrativa, pur giustificata da esigenze di sviluppo e identità, non ha risolto molti dei problemi endemici.
Oggi, il Molise si trova ancora a dipendere da altre regioni per servizi fondamentali, perpetuando un senso di isolamento e inadeguatezza. La proposta di referendum, regolata dall’articolo 132 della Costituzione, richiede l’approvazione popolare per procedere al distacco di una provincia da una regione e alla sua aggregazione a un’altra. Dopo la verifica delle firme, il dossier passerà alla Corte di Cassazione e, successivamente, al presidente della Repubblica, che potrà indire la consultazione. Se approvato, il referendum rappresenterebbe un punto di non ritorno: la provincia di Campobasso rimarrebbe l’unica del Molise, aprendo la strada alla possibile abolizione della regione stessa. L’iniziativa del comitato ha sollevato opinioni discordanti.
Mentre alcuni amministratori abruzzesi si sono mostrati favorevoli, il presidente del Molise, Francesco Roberti, ha liquidato la proposta come una provocazione. Anche il presidente dell’Abruzzo, Marco Marsilio, ha evitato commenti ufficiali, probabilmente per ragioni politiche.
Nel frattempo, Il Centro, il principale quotidiano abruzzese, ha accolto l’idea con entusiasmo, pubblicando articoli dai titoli evocativi come ''United States of Abruzzi''.
Una vicenda, questa del referendum molisano, che rappresenta molto più di una questione locale o di un mero atto amministrativo. Perché è il riflesso delle fragilità di un territorio che fatica a trattenere i suoi giovani e a garantire un futuro alle sue comunità. Una battaglia per la sopravvivenza di una regione che, nonostante tutto, dimostra anche una straordinaria resilienza. Una regione che esiste. Resiste. E continua a vivere, silenziosa, come le sue cascate e i suoi vicoli senza tempo, in attesa di chi sappia davvero ascoltarla.