Economia

Mediobanca: le tensioni internazionali spingono le spese per la difesa, bene Leonardo e Fincantieri

Redazione
 
Le tensioni internazionali stanno spingendo le spese globali per il comparto della difesa che, secondo l'Area Studi Mediobanca, lo scorso anno (segnando un + 6,8% rispetto al 2022) hanno raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari. Ad accrescere questo capitolo delle spese non ci sono solo conflitti quali quelli in Ucraina e in Medio Oriente, ma anche quelli ''dimenticati'' in Sudan e in Myanmar.

Nel rapporto si sottolinea che questa situazione ha avuto un impatto diretto sia sui bilanci dei principali player del comparto sia sui loro rendimenti in Borsa, evidenziandone la dinamicità, la salute finanziaria e industriale, nonché le ottime prospettive. Con l'eccezione di operatori, come quelli asiatici, che non pubblicizzano molto i loro risultati, le quaranta principali multinazionali del settore rappresentano quasi il 60% del giro d'affari complessivo, con ricavi generati dal core business Difesa per 355 miliardi di euro nel 2023 (+6,9% sul 2022 e +18,6% sul 2019).

Lo scenario è da tempo dominato dai gruppi statunitensi (il 68% dei ricavi aggregati nel 2023), seguiti da quelli europei (27%) e asiatici (5%).
L'Italia, con Leonardo e Fincantieri, conta per il 14% del giro d'affari europeo e per il 4% di quello mondiale.
Nella classifica globale, le prime cinque posizioni, relativamente al 2023, sono detenute da gruppi statunitensi: Lockheed Martin (55 miliardi di euro), RTX (36,8 miliardi), Boeing (31 miliardi), Northrop Grumman (30,6 miliardi) e General Dynamics (26,8 miliardi).

Con 11 miliardi e mezzo di euro e due miliardi di euro Leonardo e Fincantieri occupano rispettivamente la nona e la trentunesima posizione.
Tra i player europei, svetta la britannica BAE Systems (25,8 miliardi di euro), seguita da Airbus (11,8 miliardi), la già citata Leonardo, la francese Thales (10,1 miliardi) e la tedesca Rheinmetall (5,1mld).
Nel rapporto di Area Studi Mediobanca si legge che ''rendere più competitive le imprese del Vecchio Continente comporta un consolidamento industriale e una visione sovranazionale di appartenenza a un 'tutto' europeo, particolarmente importante per l'ecosistema della sicurezza. L'industria della Difesa dell'UE soffre di un deficit strutturale su due fronti: minore focalizzazione sull'innovazione e minori investimenti rispetto agli Stati Uniti (circa un terzo), oltre a essere ancora frammentata, il che ne limita la portata e l'efficienza, aumenta i costi e ostacola l'interoperabilità, con il baricentro decisionale che rimane in mano ai singoli Stati membri".
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