Esteri

Medio Oriente, il 7 ottobre uccide ancora: suicida il padre di una ragazza morta nell'attacco

Redazione
 
Medio Oriente, il 7 ottobre uccide ancora: suicida il padre di una ragazza morta nell'attacco

Sofia Bongart era una ragazza, amava le rose rosse. Tanto che, alla sua famiglia, aveva detto: ''Dopo la mia morte, fatemi una tomba bianca e portatemi una rosa rossa". Aveva appena terminato il servizio militare e stava iniziando la sua vita da adulta. Era tra le centinaia di ragazzi che, il 7 ottobre di due anni fa, si erano dati appuntamento al Nova Festival. Lei, 22 anni, ci era andata con una sua amica: tutti e due sono stati assassinate dai miliziani di Hamas.

Medio Oriente, il 7 ottobre uccide ancora: suicida il padre di una ragazza morta nell'attacco

Ogni settimana, da allora, Vladislav visitava la sua tomba bianca, poggiandovi delle rose rosse. Portava dentro di sé il dolore, rinchiudendosi in sé stesso e macerandosi. Dieci giorni fa, ha posto fine alla sua vita a 48 anni.

A casa ora ci sono solo la moglie, Anna, e la figlia più piccola, Evelin. Loro, che erano arrivati in Israele dall'Ucraina nel 2006, avevano cominciato a costruire la loro nuova vita a Karmiel, in Galilea.
A Karmiel, 13 anni fa, era nata la loro seconda figlia, Evelin. Una famiglia piccola, felice e unita.
"Il sogno di Vladislav - ha raccontato Anna al Jerusalem Post - era che avessimo un appartamento tutto nostro, così le bambine avrebbero avuto il loro spazio, qualcosa a cui aggrapparsi quando non ci saremmo più stati",
La giovane coppia ha lavorato sodo, ha risparmiato ogni shekel e alla fine ha comprato un appartamento.

Dopo aver finito le scuole superiori, Sofia si era arruolata nell'IDF, prestando servizio come sottufficiale dell'assistenza sociale nella City of Training Bases. Nel dicembre 2022, aveva completato il servizio obbligatorio ed era stata congedata dall'esercito. Una giovane donna con tutta la sua vita adulta davanti a sé.
La sorte talvolta sceglie percorsi che oggi suonano oscuri. Perché Sofia aveva scelto di andare al Nova Festival all'ultimo minuto, dopo essere stata in dubbio se seguire un altro evento, vicino al lago di Tiberiade. Trovò i biglietti e si mise in viaggio con la sua amica Liraz, che viveva con la sua famiglia ad Acri.
Alle 6 del mattino, poche ore dopo il lorodestino si era compiuto.

Quando cominciò l'attacco, Sofia e Liraz cominciarono a correre verso il kibbutz di Be'eri, ma tornarono indietro pensando che lì non sarebbero stati al sicuro. Insieme ad altri 14 giovani cercarono rifugio in un piccolo bunker di cemento, che però si trasformò in una trappola mortale, perché i miliziani, oltre a raffiche di mitra, lanciarono al suo interno delle granate, facendo strage degli occupanti.
Vladislav, il padre, non ha mai condiviso ciò che stava attraversando, ha riferito la moglie. Ogni giorno, andava a lavorare. Tornava a casa nel pomeriggio e due volte a settimana andava al cimitero con delle rose rosse.
"Al lavoro, non ha mai detto che sua figlia era stata assassinata. Non voleva che la gente lo guardasse con pietà. Rifiutava aiuto ed era consumato dall'interno. Ma non ho mai temuto che si facesse del male", ha detto Anna.

Undici giorni fa, la coppia aveva programmato di andare a trovare dei parenti di Vladislav, per una visita. E' stato allora che l'uomo si è ucciso, non sopportando più il peso del dolore. E lo ha fatto nella sua casa, quella che, nella speranza sua e della moglie, doveva essere il simbolo della loro integrazione.
Ora, di quella che un tempo era una piccola famiglia felice, restano solo una madre e una figlia.

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