Politica

Che fine ha fatto Matteo Salvini?

Redazione
 

Mentre la Lega medita sulla sortita di Luca Zaia, che rivendica il diritto a ricandidarsi alla guida della Regione Veneto (sarebbe il quarto mandato, altro che terzo!), e le opposizioni sono tutte all'attacco del Ministero delle Infrastrutture per i continui disservizi al sistema ferroviario italiano, a fare rumore è il silenzio, non nel senso del libro di Brian Freeman, ma quello di Matteo Salvini.
Che invece è silente, quasi che le cose che su di lui e contro di lui si dicono gli interessino poco o nulla, occupato com'é, e come ama dire a ripetizione, a consentire al Paese di uscire dalle rovine che la Sinistra ha lasciato in eredità.

Che fine ha fatto Matteo Salvini?

Ora, dando per scontato che Salvini sappia che non è che sia completamente vero che la Sinistra abbia sempre governato (così come si potrebbe dire del Centro-destra, d'altra parte), la linea di difesa che ha alzato intorno a sé avrebbe un senso se portasse numeri e circostanza a sostegno delle sue affermazioni.
Lui, invece, preferisce l'accusa generica, a supporto di una difesa generica che forse dimentica che, al di là della titanica impresa di risolvere i problemi dei trasporti su rotaia (ma anche altri), lui è ministro delle Infrastrutture da quasi due anni e mezzo e, quindi, ha pezzetto di responsabilità se la deve pure prendere.

Ma se questo vale per le questioni legate ai problemi delle ferrovie, non è lo stesso per la politica, intendendo così il futuro della Lega, e quindi il suo, che ha abbondantemente blindato in termini di simbolo e quant'altro, ma che resta in balia di fattori esterni, come appunto il voto regionale nel Veneto. Il quale dipende da come Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia intendono affrontare il nodo della candidatura del presidente, posto che ormai la Lega ha localmente perso il ruolo di partito-guida. Se si guardano i dati delle più recenti elezioni, il desiderio di FdI di sostituire un suo esponente a Zaia ci può anche stare.

Ma, se la minaccia del ''doge'' di andare da solo, insieme alla Liga (che, a differenza della Lega, dice di vantare ottima salute), dovesse diventare realtà, lo scenario potrebbe essere devastante, in Veneto come a Roma.
Davanti ad un possibile innesco di crisi nei rapporti tra gli alleati di governo, la Lega ufficiale si sta limitando a qualche presa di posizione di basso profilo, senza volere quindi creare ulteriori frizioni. In tutto questo, comunque, manca proprio la posizione di Salvini, che ci si aspetterebbe forte e determinata avendo a cuore il destino della Lega e magari non necessariamente anche il suo.

Però, con la tensione dentro il partito che si sta facendo sempre più manifesta, il silenzio da scelta potrebbe apparire come una fuga, del momento, dall'assunzione di una responsabilità chiare e netta.
Zaia vuole ricandidarsi? Allora, lasciarlo da solo potrebbe fortemente indebolirlo (e con lui la Lega) o, per assurdo, dargli una spinta ulteriore ad una marcia solitaria, avendo accanto i tanti (e sono molti) leghisti che rimpiangono i tempi dell'indipendenza e che hanno, obtorto collo, ripiegato sull'autonomia, peraltro traguardo ancora lontano.
Quale che sia, la linea di Matteo Salvini ha bisogno di essere manifestata, anche a costo di andare allo scontro, dentro e fuori dalla Lega. Ma stare zitti è il modo peggiore di affrontare il problema.

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