Doppia sorpresa per il mondo dell’editoria dal governo, che ha introdotto alcune novità inattese per il settore con conseguenze che si ripercuotono in modo differente sui settori della stampa e dell’editoria libraria, già colpiti da cambiamenti strutturali e nuove sfide nel mercato digitale. Le principali sorprese riguardano l’applicazione della web tax agli introiti pubblicitari online per tutte le testate, indipendentemente dalla dimensione del fatturato, e la mancanza di misure di supporto per il rilancio del comparto librario in un paese con bassi indici di lettura.
Manovra, editoria delusa: web tax più ampia e meno fondi per i libri
Per quanto riguarda la stampa, è stata estesa la cosiddetta “web tax” anche ai ricavi derivanti da pubblicità digitale delle testate giornalistiche, a prescindere dalle dimensioni aziendali. In precedenza, l’imposta riguardava solo le imprese con fatturato globale superiore ai 750 milioni di euro e ricavi digitali in Italia oltre i 5,5 milioni. Con la rimozione di queste soglie, la misura adesso colpisce potenzialmente tutte le testate italiane, ampliando la platea dei contribuenti e prevedendo una maggiore entrata di circa 32 milioni di euro annui, ossia il 62% del totale previsto dalla web tax. Secondo la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), che ha espresso disappunto tramite una nota ufficiale, questa estensione peggiorerà la disparità di trattamento tra editori italiani e le grandi piattaforme globali che dominano il mercato pubblicitario online, già avvantaggiate da economie di scala e tecnologie più avanzate. La FIEG ha quindi richiesto un intervento correttivo in Parlamento, denunciando il rischio di una “duplice tassazione” che potrebbe gravare ulteriormente sugli editori nazionali, già costretti a competere in condizioni di svantaggio.
Parallelamente, il settore dell’editoria libraria ha espresso delusione per la mancata introduzione di provvedimenti volti a sostenere un comparto che fatica a trovare soluzioni di rilancio in un contesto di bassa lettura. Innocenzo Cipolletta, presidente dell'Associazione Italiana Editori (AIE), ha segnalato l’assenza nella nuova legge di bilancio di finanziamenti per le biblioteche comunali, che rappresentano un punto d’accesso cruciale per la lettura e la cultura, soprattutto nelle aree meno servite dal mercato. Oltre a questo, l’AIE ha chiesto una revisione delle modalità di assegnazione delle nuove “carte cultura” e “carte merito,” che prevedono un contributo di 500 euro per i giovani diciottenni destinato a spese culturali, tra cui libri e prodotti editoriali.
Queste carte, pur costituendo un’opportunità per sostenere i consumi culturali, presentano un sistema di erogazione complesso che ha limitato l’accesso da parte dei beneficiari. Secondo i dati AIE, infatti, molti giovani diplomati, tra cui un terzo di coloro che hanno ottenuto la “carta merito” per aver conseguito il massimo dei voti, non sono riusciti a registrarsi entro la scadenza, e si stima che solo 100 milioni dei 190 stanziati saranno effettivamente utilizzati.
In aggiunta a questi aspetti, la legge di bilancio include fondi per i prepensionamenti dei giornalisti, una misura che dovrebbe alleviare i costi delle testate in difficoltà. Tuttavia, come sottolineato dalla FIEG, questi fondi non rappresentano risorse nuove, essendo già stati inclusi nella precedente manovra e inseriti nel Fondo Unico per l’Editoria. Diverse testate, tra cui grandi nomi come Repubblica, Askanews, Il Giornale, Corriere dello Sport, Corriere della Sera e alcuni periodici del gruppo RCS, potrebbero comunque beneficiare di questo supporto. Il provvedimento consente, infatti, alle aziende editoriali di destinare fino al 5% del Fondo Unico per prepensionare i giornalisti, riducendo l’organico e sostenendo il rinnovamento del personale. Tuttavia, data l’entità limitata del fondo rispetto ai bisogni complessivi del settore, questa misura offre un sollievo temporaneo, ma non risolve le sfide strutturali che la stampa italiana sta affrontando nell’era del digitale.
Nel complesso, queste disposizioni evidenziano la difficoltà del governo nel trovare un equilibrio tra l’imposizione fiscale sulle nuove forme di reddito digitale e il sostegno alla sopravvivenza e all’innovazione di un comparto essenziale per il pluralismo dell’informazione e la diffusione della cultura. Mentre la stampa si vede penalizzata da una maggiore pressione fiscale e da risorse limitate per il ricambio generazionale, l’editoria libraria spera ancora in misure che possano stimolare la lettura e incentivare l’acquisto di libri, rispondendo alle esigenze di un pubblico sempre più disinteressato alla cultura scritta.