Ogni anno il mondo perde alcune delle sue 7.000 lingue. La scomparsa è dovuta in particolare al predominio delle di quelle globali e ufficiali, che relegano molte lingue minoritarie in contesti limitati, e alla conseguente, mancata trasmissione in famiglia, secondo cui è più utile imparare l’inglese rispetto alle lingue autoctone.
L’Unesco considera il tasso di perdita ormai accelerato, da una lingua ogni tre mesi un decennio fa a una ogni 40 giorni nel 2019, per un totale di nove lingue all’anno. L'agenzia avverte che previsioni, secondo cui metà delle lingue mondiali potrebbe sparire entro il secolo, sono probabilmente ottimistiche.
Salvare le lingue in estinzione: l’urgenza della documentazione per preservare il patrimonio culturale
Tra i fattori che mettono a rischio le lingue vi sono la mancata diffusione in ambiti formali, come scuole o luoghi di lavoro e la percezione di inferiorità rispetto a idiomi più diffusi. Tuttavia, in molte comunità globali si stanno moltiplicando gli sforzi per documentare e salvaguardare queste lingue, attraverso progetti innovativi e mobilitazioni locali.
In Nigeria, Tochi Precious è in prima linea per salvare l’Igbo, una lingua dell’Africa occidentale considerata a rischio estinzione già entro il 2025. Precious, attraverso l’organizzazione Wikitongues, ha contribuito a creare una documentazione dettagliata delle parole e dei significati dell’Igbo, utilizzando risorse digitali come Wikipedia per diffondere dizionari e materiali didattici: ''Quando una lingua muore, si perde anche tutto ciò che vi è legato: la cultura, la storia, le tradizioni. Questo mi ha spinto ad agire'', ha affermato.
In India, Amrit Sufi utilizza video per documentare l’Angika, lingua parlata da circa 7 milioni di persone nello Stato del Bihar, ma sempre più marginalizzata. Sufi registra canti popolari con trascrizioni e traduzioni per preservare la cultura orale: ''La cultura orale sta scomparendo perché le nuove generazioni preferiscono musica industriale anziché tradizionale. È fondamentale documentare e rendere queste risorse accessibili''. Anche in questo caso, Wikitongues ha fornito strumenti tecnologici per diffondere i contenuti.
In un contesto più complesso, il popolo Rohingya, perseguitato in Myanmar e ora per lo più rifugiato in Bangladesh, ha avviato un programma di documentazione linguistica. La recente scrittura Hanifi è stata adottata per creare libri scolastici distribuiti in oltre 500 scuole nei campi profughi. Sahat Zia Hero, del Rohingya Cultural Memory Centre, sottolinea: ''Insegnare la nostra lingua alle nuove generazioni è essenziale per salvaguardare sia l’istruzione che l’identità culturale''.
Accanto alla documentazione, però, resta la sfida di incoraggiare l’uso pratico delle lingue salvaguardate.Precious evidenzia che, nonostante l’Igbo sia una delle lingue più diffuse in Nigeria, l’inglese è considerato senza dubbio più utile. Tuttavia, gli sforzi per salvarla stanno dando i primi frutti: ''Ho visto la lingua rifiorire. Quando una comunità lotta per la propria lingua, può evitarne l’estinzione''.
Mentre iniziative come Wikitongues stanno ampliando il repertorio di lingue documentate, con circa 700 idiomi già preservati, l’uso dell’Intelligenza Artificiale sta emergendo come un ulteriore strumento per elaborare e rendere accessibili testi in lingue a rischio. Tuttavia, gli attivisti avvertono che la conservazione non è sufficiente: senza un forte impegno sociale per l’utilizzo pratico, molte lingue rischiano comunque di sparire, cancellando, di fatto, interi patrimoni culturali.