La produzione nazionale di rifiuti urbani in Italia ha registrato un lieve incremento nell'ultimo anno, in linea con l'andamento del PIL, che è cresciuto dello 0,7%. Secondo l’ultimo Rapporto Rifiuti Urbani pubblicato dall’ISPRA, la quantità di rifiuti urbani prodotti nel 2023 ha raggiunto quasi 29,3 milioni di tonnellate, segnando un aumento dello 0,7% rispetto al biennio precedente, caratterizzato da una contrazione dovuta alla pandemia. Nei 14 grandi comuni con più di 200.000 abitanti, la produzione di rifiuti è rimasta pressoché stabile.
Rifiuti urbani, ISPRA: +0,7% nel 2023, ma la raccolta differenziata raggiunge il 66,6%
Il rapporto è stato presentato alla presenza del Vice Ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, Vannia Gava, e offre un quadro aggiornato sullo stato della raccolta differenziata, del riciclo e della gestione dei rifiuti urbani, sottolineando le criticità ancora da affrontare per raggiungere gli obiettivi europei.
Entrando nel dettaglio del report si evince che nel 2023 la raccolta differenziata ha raggiunto una media nazionale del 66,6%, con differenze significative tra le macroregioni: il Nord guida con il 73,4%, seguito dal Centro al 62,3% e dal Sud al 58,9%. Tra i grandi centri urbani, Bologna si distingue con una percentuale del 72,9%, facendo registrare un aumento di quasi 10 punti rispetto al 2022 e superando l'obiettivo del 65% fissato dalla normativa. Complessivamente, quasi il 71% dei comuni italiani ha raggiunto o superato questa soglia, mentre l’88,3% dei comuni intercetta oltre metà dei propri rifiuti in modo differenziato. Le città del Sud mostrano segnali incoraggianti, con Catania che registra un balzo dal 22% al 34,7%, e Napoli e Bari che superano il 40%. Roma, pur crescendo leggermente, resta ancora indietro con il 46,6%, mentre Palermo, al 16,9%, rimane tra le città con i livelli più bassi. Tuttavia, il Mezzogiorno mostra una tendenza positiva: negli ultimi quattro anni, il divario con il Nord si è ridotto di 4,5 punti percentuali.
La percentuale di rifiuti urbani riciclati è salita al 50,8%, superando l’obiettivo del 50% fissato dalla normativa per il 2020. Tuttavia, l’obiettivo per il 2030, che prevede un riciclo del 65%, richiederà sforzi significativi. Una parte consistente del riciclo riguarda i rifiuti organici, trattati in 656 impianti distribuiti sul territorio nazionale. Tra questi, il numero degli impianti integrati anaerobico/aerobico è salito da 51 a 61, gestendo oltre la metà dei rifiuti organici. Un altro dato positivo emerge dal settore degli imballaggi: quasi tutte le frazioni merceologiche hanno già raggiunto i target di riciclaggio fissati dall’Europa per il 2025. L’unica eccezione è la plastica, che al 48% si avvicina al traguardo del 50%. I rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano il 15,8% del totale, pari a 4,6 milioni di tonnellate, con un calo rispetto ai 5,2 milioni del 2022. Questa riduzione è un passo nella giusta direzione per rispettare l’obiettivo europeo che, entro il 2035, limita lo smaltimento in discarica al 10% dei rifiuti prodotti.
A livello regionale, il Veneto guida la classifica con il 77,7%, seguito dall’Emilia-Romagna al 77,1% e dalla Sardegna al 76,3%. Il Friuli-Venezia Giulia ha fatto registrare un incremento significativo, passando dal 67,5% del 2022 al 72,5%. Tra le province, Treviso si conferma al vertice con un livello di raccolta differenziata pari all’89,1%, seguita da Mantova (87%) e Belluno (85,8%). In alcune province del Sud, come Oristano (81,3%) e Trento (81,2%), i risultati sono comparabili con quelli delle aree settentrionali più virtuose. Il costo medio pro capite per la gestione dei rifiuti urbani è salito nel 2023 a 197 euro per abitante, rispetto ai 192,3 euro del 2022. Il Centro Italia registra i costi più elevati, con una media di 233,6 euro per abitante, seguito dal Sud con 211,4 euro e dal Nord con 173,3 euro. Per accelerare la transizione verso un’economia circolare e migliorare il sistema di gestione dei rifiuti, il PNRR ha stanziato 2,1 miliardi di euro. Questi fondi saranno utilizzati per potenziare le infrastrutture di raccolta e trattamento, con particolare attenzione alle aree del Paese ancora carenti. Infine, l’ultimo dato che riguarda l’import-export di rifiuti: nel 2023, l’Italia ha esportato il 4,6% dei rifiuti urbani prodotti, pari a 1,4 milioni di tonnellate, principalmente verso Danimarca, Paesi Bassi e Germania. Le importazioni, invece, si sono fermate a 319.000 tonnellate, con la Francia che rappresenta il principale Paese di provenienza.