Cultura

“Io sono Cultura 2025”: la cultura come motore profondo della ricchezza italiana

Redazione
 
“Io sono Cultura 2025”: la cultura come motore profondo della ricchezza italiana

La cultura si conferma uno dei pilastri più solidi, dinamici e identitari dell’economia italiana. È quanto emerge dal rapporto Io sono Cultura 2025, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi Tagliacarne e Deloitte, che mostra un settore in continua evoluzione: nel 2024 il sistema produttivo culturale e creativo ha generato 112,6 miliardi di euro di valore aggiunto (+2,1% sul 2023) e occupato 1,5 milioni di persone (+1,6%), contribuendo in modo determinante alla ripresa post-pandemica.

“Io sono Cultura 2025”: la cultura come motore profondo della ricchezza italiana

Il peso reale della cultura sull’economia nazionale è però ancora più ampio. Considerando gli effetti diretti e indiretti, il valore prodotto complessivamente supera i 302,9 miliardi di euro, pari al 15,5% della ricchezza complessiva del Paese. Un risultato che testimonia come la cultura sia non solo un patrimonio identitario, ma anche una leva economica trasversale, capace di attivare turismo, manifattura avanzata, servizi e tecnologie digitali.

Tra i settori più performanti spicca quello dei software e videogiochi, che con 17,7 miliardi di euro rappresenta il comparto più ricco della filiera, crescendo dell’8% in un solo anno. Seguono le attività della comunicazione (+4,4%), mentre performing arts, arti visive, patrimonio storico-artistico e audiovisivo confermano un trend di consolidamento, con incrementi più moderati ma costanti.

Non tutti i comparti avanzano alla stessa velocità, l’architettura e il design risultano in contrazione (-6,3% di valore aggiunto, -5,5% di occupazione), un rallentamento legato alla fine degli incentivi fiscali nell’edilizia che nel 2024 ha frenato investimenti e attività professionali.

Il rapporto rileva anche la rilevanza crescente degli Embedded Creatives, ovvero i professionisti culturali impiegati al di fuori del perimetro tradizionale del settore: designer, comunicatori, curatori, art director, figure centrali nei processi di innovazione trasversale. Il loro contributo ha superato nel 2024 i 49 miliardi di euro di valore aggiunto (+2,7% sul 2023 e +17,1% rispetto al 2021), a conferma di una “culturalizzazione dell’economia” sempre più diffusa.

Sul territorio emergono dinamiche molto diverse. Lombardia e Lazio sono le regioni che generano più ricchezza culturale, mentre Sardegna e Calabria registrano le crescite più forti rispetto al 2023, entrambe con +7,5% di valore aggiunto. Nel Mezzogiorno la ripresa è più veloce della media nazionale, con una crescita del valore aggiunto pari al +4,2% e dell’occupazione al +2,9%. Milano resta la capitale italiana della cultura per produzione e occupazione, seguita da Roma, Torino, Firenze, Monza-Brianza, Trieste e Bologna.

Nel corso della presentazione, Ermete Realacci ha evidenziato come la forza dell’economia italiana e del made in Italy sia profondamente radicata nella cultura e nella bellezza, elementi che rafforzano identità, coesione e capacità di competere sui mercati globali. Ha ricordato inoltre che, secondo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la cultura non è un lusso superfluo ma un vero asset competitivo, e ha sottolineato come il settore culturale possa dare un contributo importante alla doppia transizione verde e digitale.

Andrea Prete ha insistito sulla necessità di investire nelle persone, rilevando che più della metà dei profili richiesti dalle imprese culturali è difficile da reperire. Servono competenze ibride e aggiornate, digitali, creative, analitiche, per sostenere una filiera che cresce ma fatica a trovare lavoratori adeguati. Ha rimarcato che colmare questo mismatch significa rafforzare orientamento, formazione e politiche attive, costruendo un ponte solido tra cultura, scuola e nuove professioni.

Valeria Brambilla ha spiegato come per Deloitte misurare il valore generato dalla cultura sia essenziale, la cultura, infatti, produce effetti che travalicano il piano economico, incidendo su innovazione, coesione sociale e benessere delle comunità. Per questo ha ribadito l’impegno del gruppo nel sostenere strumenti di valutazione capaci di cogliere la multidimensionalità del valore culturale.

La copertina dell’edizione 2025, firmata da Fornasetti con il Decoro Tema e Variazioni n. 244, rappresenta visivamente la pluralità dei linguaggi contemporanei e la velocità del nostro tempo, in cui tutto può diventare virale e trasformarsi rapidamente. Una metafora della stessa filiera culturale, in costante movimento, tra innovazione, tradizione e grande capacità di rigenerazione.

Io sono Cultura conferma che la cultura è una delle infrastrutture immateriali più strategiche dell’Italia, una risorsa che genera valore, lavoro, innovazione e competitività internazionale. Un motore che cresce, evolve e chiede ora nuove competenze e una visione condivisa per sprigionare tutto il suo potenziale.

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