Paolo Arrigoni, solida preparazione professionale (esce dal Politecnico di Milano) e perfetto conoscitore della macchina dello Stato (per due legislature ha seduto a Palazzo Madama, per la Lega) , da due anni guida il GSE, lo strumento di cui il governo si è dotato per favorire il processo della transizione energetica.
Il presidente Arrigoni ha accolto l'invito di Euroborsa, accettando di rispondere ad alcune domande.
Presidente Arrigoni, di cosa si occupa il GSE?
Il Gestore dei Servizi Energetici è la società pubblica, braccio operativo del Governo, che ricopre il ruolo di soggetto facilitatore ed abilitatore della transizione energetica in Italia. Sono oltre 30 i meccanismi di incentivazione che gestiamo dedicati allo sviluppo degli impianti a fonti rinnovabili, degli interventi di efficienza energetica e della mobilità sostenibile e siamo anche il soggetto attuatore di nove linee di investimento del PNRR, per un importo di 16,2 miliardi di euro. Monitoriamo il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità intermedi e al 2030 del PNIEC e supportiamo il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nel suo aggiornamento e nella definizione della struttura normativa e di regolamentazione. Inoltre, assistiamo le PA, centrali e locali, nell’attuazione delle proprie politiche energetiche e le imprese nella realizzazione di processi di efficientamento energetico e nell’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili.
Siamo in piena transizione energetica mentre i prezzi dell’energia continuano a destare preoccupazione, soprattutto rispetto alla competitività delle nostre aziende. Quali sono gli interventi necessari per coniugare le esigenze dell’economia con quelli di decarbonizzazione?
L’impennata dei costi energetici è legata all’aumento generalizzato del prezzo del gas naturale che, nel medio termine, comunque resterà una componente fondamentale nel mix energetico necessaria a garantire al Paese una baseload affidabile e dunque la sicurezza del sistema energetico. Questa dipendenza dal gas può essere ridotta attraverso una serie di azioni che passano dall’efficienza energetica, sia degli edifici che dei processi industriali, ad una maggiore diffusione delle fonti di energia elettrica rinnovabile, alla produzione di biometano, fondamentale per la decarbonizzazione del settore dei trasporti e quello dell’industria, soprattutto quella che non può essere elettrificata come l’Hard To Abate (HTA).
Cominciamo dalle fonti rinnovabili. Qual è lo stato dell’arte in Italia?
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una forte accelerazione delle rinnovabili. I valori di crescita delle FER sono passati da circa 1 GW di nuova capacità installata del 2021, ai 3 GW del 2022, ai 5,7 GW del 2023, mentre per il 2024 i dati preliminari ci dicono che l’incremento è circa 7,5 GW, dunque non lontano dai 9 GW previsti annualmente dal PNIEC. A fine 2024 il nostro Paese ha raggiunto una potenza rinnovabile cumulata di 74,5 GW riducendo a circa 57 GW il potenziale rinnovabile da istallare entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo di 131 GW previsto dal PNIEC.
Questo gap di 57 GW è colmabile?
Al netto delle iniziative di mercato che si avranno, i meccanismi di incentivazione gestiti dal GSE, tra cui l’agrisolare, l’agrivoltaico innovativo, il decreto Comunità Energetiche, l’Energy Release e i bandi previsti dal FER 2 e dal FER X, hanno la capacità di supportare entro il 2029 la nascita di 85 GW di nuova potenza rinnovabile. Attraverso questa ulteriore spinta assicureremo al nostro Paese, oltre che di rispettare gli impegni presi in ambito europeo per la decarbonizzazione, una maggiore indipendenza energetica e una auspicata riduzione generalizzata del costo dell’energia.
Perché è invece importante il biometano?
Il biometano, green gas di alta qualità, indistinguibile dal gas metano naturale, è un importante combustibile rinnovabile su cui l’Italia in primis, ma tutta l’UE sta investendo nell’ambito della transizione energetica.
Se il metano fossile deve esser estratto dal sottosuolo e importato, il biometano viene invece prodotto dagli scarti della filiera agricola e dalla frazione organica del rifiuto solido urbano (FORSU), seguendo i principi dell’economia circolare e dunque trasformando i rifiuti da costo a risorsa. Questo è quello che lo rende fondamentale per decarbonizzare i consumi, per la nascita di nuove filiere e per incrementare l’indipendenza energetica del Paese.
Cosa si sta facendo per sviluppare la produzione del Biometano italiano?
Il PNRR per il suo sviluppo, attraverso nuovi impianti o la riconversione di impianti a biogas esistenti, ha riservato 1,73 miliardi di euro di incentivi e il PNIEC ha definito un obiettivo di produzione, al 2030, di 5 miliardi di Sm3/anno. In Italia la produzione è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni passando da 51,7 milioni di Sm3 del 2019 a circa 440 milioni di Sm3 del 2024. Oggi, grazie agli incentivi erogati dal GSE, sia con il meccanismo di sostegno (DM 2018) che promuoveva l’uso del biometano per il solo settore dei trasporti e sia considerando la partecipazione alle 5 procedure competitive di assegnazione dei fondi PNRR, ancorché occorre attendere metà aprile per conoscere gli esiti della quinta procedura, con gli impianti ammessi al finanziamento possiamo già contare su una capacità produttiva potenziale annua di circa 3 miliardi di Sm3.
Tra i tanti strumenti che il GSE mette a disposizione ce ne sono alcuni che, già nel presente, possono aiutare le imprese ad affrontare l’impennata dei costi energetici?
Il meccanismo dell'Energy Release 2.0, la cui manifestazione di interesse si è conclusa lo scorso 3 marzo, è stato pensato per ridurre nell’immediato il costo dell’energia per le imprese energivore a rischio delocalizzazione e al contempo, favorire la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili. In questo particolare meccanismo, il GSE gioca il ruolo di “banca dell’energia” che cede, per tre anni, a un costo calmierato di 65 € al MWh, l'energia nella sua disponibilità alle imprese energivore, in cambio dell'impegno di queste alla realizzazione di impianti rinnovabili. Le imprese, attraverso i nuovi impianti, restituiranno l’equivalente di energia anticipata nell’arco dei successivi 20 anni.
Come ha risposto il tessuto produttivo a questa misura?
Sono state 559 le manifestazioni di interesse al meccanismo dell’Energy Release presentate al GSE che coinvolgono 3.400 soggetti energivori iscritti nell'elenco CSEA delle imprese a forte consumo di energia elettrica.
I rapporti tra GSE e i settori produttivi italiani si sono fatti sempre più intensi. Ci può dire che tipo di collaborazioni stanno nascendo e quali sono gli obiettivi?
Ad oggi, le nostre collaborazioni istituzionali interessano diversi settori Hard To Abate, come quelli della carta, del vetro, dell’acciaio, del cemento, del gesso e della chimica, nonché associazioni come Confapi e LegaCoop. Abbiamo inoltre istituito protocolli d’intesa con l’Enac, Motus-E, Autostrade dello Stato e con alcuni gestori del Sistema Idrico Integrato, come Water Alliance che associa i gestori lombardi, il gestore goriziano Irisacqua, l’Acquedotto Lucano e Acea. In generale la nostra azione si è incentrata sull’ascolto, il dialogo e la collaborazione con gli operatori e con le imprese. L’obiettivo è quello di massimizzare i benefici dell’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e degli interventi di efficienza energetica, creando le condizioni per beneficiare anche degli strumenti messi a disposizione dal GSE.
Anche le Pubbliche Amministrazioni hanno un supporto specifico?
Alla fine del 2024 il numero di Enti pubblici che ha ricevuto assistenza dal GSE ha quasi raggiunto le 6.300 unità di cui 4.815 Comuni. In favore di questi Enti abbiamo messo a disposizione webinar, sportelli virtuali e servizi di tutoraggio specifici per supportare le amministrazioni nella realizzazione di interventi di efficienza energetica del patrimonio pubblico e la realizzazione di nuovi impianti di autoproduzione di energia rinnovabile.
Per le famiglie esistono strumenti di supporto?
Con il Fondo Reddito Energetico e con l’obiettivo di ridurre il peso delle bollette dell’elettricità, il GSE nel 2024 ha assegnato 100 milioni ad oltre 12.800 famiglie a basso reddito per la realizzazione di impianti fotovoltaici a uso domestico di autoproduzione di energia elettrica, con la totale copertura dei costi di investimento. Altri 100 milioni saranno erogati nel corso del 2025. Inoltre, stiamo destinando incentivi, in conto capitale e in conto esercizio, per stimolare la nascita delle Comunità Energetiche Rinnovabili e dell’autoconsumo diffuso.
La Legge di Bilancio 2025, inoltre, ci ha recentemente designato come soggetto attuatore al fine di garantire il conseguimento di interventi di riqualificazione energetica di alloggi dell'edilizia pubblica, anche residenziale (ERP), e delle abitazioni di famiglie a basso reddito e vulnerabili. Si tratta dell’Investimento 17 della Missione 7 del PNRR, che stanzia 1,4 miliardi di euro, finalizzato a promuovere la sostenibilità energetica e a contrastare la povertà energetica.
Cosa sono le Comunità energetiche rinnovabili?
Si tratta di aggregazioni di cittadini, PMI, enti territoriali, dunque anche comuni, enti di ricerca, enti religiosi e del terzo settore, afferenti alla stessa cabina di distribuzione primaria, che si organizzano per produrre energia con nuovi impianti a fonte rinnovabile, per consumarla, condividerla e cederla alla rete. Il GSE incoraggia queste iniziative attraverso due forme di sostegno: un contributo in conto capitale per la realizzazione, nei comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, di impianti FER a servizio della CER o del gruppo di autoconsumo collettivo, e una tariffa premio incentivante che per 20 anni valorizza l'energia rinnovabile condivisa tra i membri della configurazione.
Le CER invitano ad avvicinare nel tempo e nello spazio la produzione e il consumo di energia elettrica generando dei benefici al sistema energetico.
Proprio rispetto alle Comunità Energetiche Rinnovabili, il GSE lo scorso anno ha reso disponibile la Mappa interattiva delle cabine primarie, a questa sono seguite altre piattaforme. Quali sono e come possono agevolare lo sviluppo energetico del Paese?
Con la Mappa interattiva delle Cabine Primarie abbiamo centralizzato e standardizzato i dati dei gestori di rete di distribuzione e permesso di conoscere l’area entro la quale è possibile costituire una CER. In seguito, con la PUN, abbiamo mappato tutte le colonnine di ricarica pubbliche esistenti, mentre con la Piattaforma di Monitoraggio del PNIEC abbiamo reso disponibili le evidenze relative al raggiungimento degli obiettivi, intermedi e al 2030, e i dati sull’efficacia delle politiche attuate in materia energetica. La PAI, la Piattaforma delle Aree Idonee, agevola invece Regioni e Province autonome nell’individuazione delle aree idonee alla realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili. Presto renderemo disponibile lo Sportello Unico Energie Rinnovabili SUER, che consentirà di semplificare e uniformare l’invio e il monitoraggio delle istanze autorizzative per la costruzione e l’esercizio degli impianti a fonti rinnovabili. Il GSE, attraverso la realizzazione di questi servizi digitali volti a semplificare l’accesso a informazioni fondamentali per la pianificazione, la realizzazione, la gestione e il monitoraggio delle politiche energetiche e ambientali del Paese, sta assumendo sempre più il ruolo di hub informativo della strategia energetica nazionale.
Sviluppare modelli di transizione sostenibile è anche una questione di cultura. Quali iniziative vi vedono protagonisti per diffonderne i principi?
Per permettere a tutti di cogliere le opportunità offerte dalla transizione energetica, oltre a mettere a disposizione webinar formativi, sportelli virtuali e servizi di tutoraggio specifici, il GSE ha potenziato l’attività di promozione con iniziative nei territori come il Road Show “Diamo energia al cambiamento” che sta attraversando l’Italia. Lo scopo dell’iniziativa di carattere divulgativo è far conoscere a sindaci e pubblici amministratori, imprese, Associazioni di Categoria e Camere di Commercio, gli strumenti e le opportunità offerte dai servizi erogati dal GSE e introdurre gli studenti delle scuole superiori italiane alla cultura della sostenibilità. Insieme ad UNIONCAMERE, supportiamo inoltre il tour del MASE per promuovere le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) e più in generale le CACER (Configurazioni di Autoconsumo per la Condivisione di Energia Rinnovabile).