Certe storie si intrecciano, anche se sono lontano mille miglia, come possono essere vicende legate ad uno dei posti più delicati delle istituzioni (quello di capo dei servizi segreti) e ad un sistema che dovrebbe garantire le comunicazioni essenziale al sistema di difesa del Paese.
Storie lontane, ma che danno il segno di come ormai lo stesso Governo debba fare chiarezza, per evitare di essere tirato in ballo in storie in cui a pesare sono più le vicende personali (leggi: il clima che Belloni ha sentito intorno a sé) che non quelle generali.
Quanta confusione intorno al governo, tra la vicenda di Elisabetta Belloni e il caso Starlink
L'aria che si respirando in queste convulse settimane è, apparentemente, quello di una grande confusione, di fughe in avanti, di ''fatto compiuto'', di dispetti, quando invece queste cose dovrebbero essere cancellate.
Magari con una forte presa di posizione personale di Giorgia Meloni e non, invece, affidandosi ad algidi comunicati che dicono una cosa, ma possono essere anche interpretati in modo diverso a secondo della convenienza di chi li legge.
Il vertice del Dis sarà ufficialmente vacante tra pochi giorni, con un anticipo rispetto alla scadenza naturale (maggio), senza che questo incida più di tanto nell'operatività del servizio, ma certo creando un'atmosfera di attesa, come quando si libera una casella importante e parte il ''toto-nomi'' di chi possa essere chiamato ad occuparla.
E se il posto fa gola e i candidati (anche a loro insaputa...) sono tanti e, si spera, tutti qualificati, non è che l'atmosfera che si respira è delle migliori nei corridoi del Palazzo.
Forse una gestione della tempistica più oculata sarebbe stata opportuna, ma la decisione di Elisabetta Belloni di lasciare ben prima della scadenza - anche se da settimane l'aveva annunciata ''a chi di dovere'' - ha accelerato tutto, mandando in fibrillazione molti maggiorenti del governo, che sanno quanto importante sia la partita e che non possono rischiare di non dire la loro, sedendosi quindi al tavolo che deciderà il domino delle nomine, delle promozioni, della giubilazioni.
Che poi Elisabetta Belloni, che da decenni attraversa indenne le procelle della scena delle istituzioni, abbia già bell'e pronto un nuovo incarico (si parla di Bruxelles) poco cambia in questo scenario, dove questa storia ha scatenato una ridda di polemiche che non fanno certo bene al Paese, alla sua immagine, alle prospettive internazionali.
Perché si sa che il posto di capo del Dis è centrale nell'attività delle Istituzioni e, quindi, ambito da molti.
Ma questo, in altri Paesi, non viene sbattuto in prima pagina, con il passaggio di consegne deciso per tempo e dietro valutazioni oggettive e non figlie di comparaggi o, come si usa dire dalle nostre parti, di amichettismo.
Vi immaginate se in Israele la nomina dei capi dello Shin Bet o del Mossad possa essere dati in pasto all'opinione pubblica?
Né meglio sta andando, in termini di immagine, per la strana storia del contratto da un miliardo e mezzo di euro che il governo italiano - che ha prontamente smentito - sarebbe stato pronto a siglare con Starlink, un'altra delle tante creature di Elon Musk.
Ora, partendo dal presupposto che dotarsi di un sistema di comunicazione sicuro, debba essere obiettivo di ogni Paese, qui il discorso non è sul perché (un miliardo e mezzo potrebbe quasi essere un affare), ma sul come, gettando in pasto all'opinione pubblica di cui sopra una storia che, per la delicatezza intrinseca, ma anche per motivi palesi, avrebbe dovuto restare molto riservata.
Perché, posto che un contratto del genere deve essere appaltato con un concorso pubblico e non a trattativa privata, come si è tentato di farla passare, è l'ingombrante presenza di Musk che forse avrebbe dovuto predicare prudenza. Perché qui non parliamo solo dell'imprenditore illuminato, ma anche di un personaggio (''personeggetto'' lo definirebbe Vincenzo De Luca, semmai decidesse di parlarne) che sta facendo della provocazione la cifra della sua quotidianità. Ma anche la provocazione non può essere senza limiti.
Quindi bisogna pure ricordare che il patron di Testa e di X ormai appoggia chiaramente non partiti di destra, ma della destra estrema, come la tedesca AfD, erede del patrimonio ideologico del nazismo e che per lui è il solo partito che può salvare la Germania.
È questo l'uomo nelle cui mani l'Italia intende mettere la rete delle sue comunicazioni sensibili?
Padronissimi di farlo, ma forse sarebbe meglio passare per le vie delle norme, delle leggi e dei regolamenti e non gettarsi tra le braccia di chi, in virtù della sua ricchezza, vuole cambiare i destini del mondo, ma a sua immagine.