Economia
Giornata mondiale dell’olivo, il doppio volto dell'oro verde: record di esportazioni, ma la Xylella oscura l'orizzonte
Redazione
È record storico in valore per le esportazioni di olio d’oliva italiano che nei primi otto mesi del 2024 hanno già superato i 2 miliardi di euro “fatturati” in tutto il 2023 grazie ad un aumento del 59% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E’ l’analisi Coldiretti/Unaprol su dati Istat sul commercio estero relativi a gennaio-agosto diffusa in occasione della Giornata mondiale dell’olivo, che si è celebrata ieri. Dall’indagine emerge che circa un terzo del totale esportato in valore finisce negli Stati Uniti che rappresentano il primo mercato per l’olio d’oliva italiano davanti a Germania e Francia. Un successo trainato dalla nuova sensibilità verso il prodotto certificato 100% italiano che negli ultimi anni è ormai arrivato a rappresentare quasi quattro bottiglie di dieci tra quelle prodotto, secondo un’analisi Ismea. A livello di consumi l’extravergine Made in Italy non ha, infatti, registrato flessioni negli acquisti anche nelle annate di minor produzione, quando i prezzi sono inevitabilmente cresciuti, secondo Unaprol, a testimonianza di una accresciuta cultura dell’origine del prodotto che ha premiato coloro che hanno scommesso sulla tracciabilità e sulla trasparenza.
Del resto, l’olio extravergine d’oliva rappresenta un comparto strategico per il Made in Italy agroalimentare, grazie all’impegno delle circa 400mila aziende agricole nazionali per garantire un prodotto dagli standard elevatissimi, con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo, secondo l’analisi Coldiretti. L’Italia ha la leadership in Europa per il maggior numero di oli extravergini a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp). L’Italia è anche il primo consumatore mondiale di olio, con 8,3 litri all’anno a persona, oltre che il secondo produttore ed esportatore dopo la Spagna. Un patrimonio del Paese sul quale bisogna però tenere alta la guardia rispetto al rischio di manovre speculative che hanno l’obiettivo di mettere all’angolo i produttori italiani di extravergine, costringendoli a vendere sottocosto.
“In piena raccolta, l’olio extravergine d’oliva italiano è vittima di speculazioni sul prezzo all’origine, aggravate da un’impennata ingiustificata delle importazioni da Spagna, Portogallo, Tunisia e Turchia – denuncia David Granieri, Vice Presidente Coldiretti e Presidente Unaprol -. Le grandi multinazionali puntano a dimezzare il valore del nostro oro verde, ma Coldiretti non accetta questo gioco al ribasso che penalizza olivicoltori e frantoiani, custodi della qualità del nostro prodotto. Un olio venduto a prezzi stracciati non è italiano né di qualità. L’olio evo italiano deve mantenere un prezzo minimo per tutelare olivicoltori e frantoiani, che garantiscono qualità eccellente nonostante le difficoltà. Contro frodi e speculazioni, chiediamo controlli severi per proteggere un prodotto unico, pilastro della Dieta Mediterranea e simbolo dell’Italia nel mondo. La filiera deve riconoscere un equo valore ai produttori: senza di loro, non esiste futuro per l’olio extravergine italiano”.
Un vero e proprio patrimonio storico, sul cui futuro però incombe come un macigno la sciagura della Xylella, arrivata in Italia portata da piante tropicali giunte dall’America latina, che fino ad oggi ha contagiato oltre 21 milioni di piante. Una minaccia dinanzi alla quale – rilevano Coldiretti e Unaprol – occorre non abbassare la guardia, cercando di contenere il batterio nelle zone di avanzamento, riducenti gli insetti vettori, innestando gli ulivi secolari con il leccino e ripiantando nelle zone colpite le varietà resistenti. In tale ottica Unaprol Consorzio Olivicolo Italiano e Cai Consorzi Agrari d’Italia assieme alla Coldiretti Puglia hanno dato vita a un grande Polo antixylella per accompagnare le aziende olivicole nella realizzazione dei nuovi impianti e promuovere la ricerca di nuove varietà. L’obiettivo è difendere un patrimonio non solo economico ma anche storico, paesaggistico, ambientale e turistico, considerato che la piana degli ulivi monumentali in Puglia ospita il più grande numero di piante plurisecolari al mondo, direttamente minacciato dal diffondersi del batterio.