Politica

Non muore la malapianta della volgarità in politica: chiedere alla tiktoker De Crescenzo, impallinato il suo candidato

Diego Minuti
 
Non muore la malapianta della volgarità in politica: chiedere alla tiktoker De Crescenzo, impallinato il suo candidato

Rita De Crescenzo: chi era costei? Ci immaginiamo, quando tra qualche decennio, il Marshall McLuhan del momento, leggendo le cronache, non di Narnia, ma di questa Italietta senza capo né coda, si troverà ad interrogarsi sul percorso sociologico di questa signora napoletana e su come la politica nostrana possa essere diventata un circo.

Non muore la malapianta della volgarità in politica: chiedere alla tiktoker De Crescenzo, impallinato il suo candidato

Non uno rutilante di luci e ricco di grandi virtuosi, ma uno di quelli in cui il clown è sempre triste, che non riesce a fare ridere, né lo cerca, ma proprio perché il solo guardarlo induce a voltarsi da un'altra parte.
Il circo della politica s'è ripresentato, implacabile, anche nelle elezioni regionali di cui ieri, in Puglia, Veneto e Campania, si è avuto l'epilogo.

Ma è stato nel ''paese d'o sole'' che la rappresentazione dell'Italia, attraverso coloro che cercano una affermazione politica, ha toccato i suoi picchi di assurdità. Di queste cose s'è fatta regina la tiktoker napoletana Rita De Crescenzo, quella che, con supremo sprezzo del pericolo, ha persino accettato di sedere davanti a Francesca Fagnani - sempre alla ricerca, è il suo lavoro, di un freak da proporre al pubblico martirio - convinta che quella fosse la celebrazione della sua fama.

Ma lei, che ha un vocabolario esiguo e peraltro imperfetto, ha sempre creduto che nulla è impossibile se lo si vuole e s'è lanciata nell'agone della politica, planando su tale Pasquale Di Fenza, di cui il mondo che sta al di fuori dei confini della Campania ha scoperto l'esistenza per un video girato non a Mergellina o al Vomero, non a Mappatella Beach o a Piazza del Plebiscito, ma nella sede della Regione, eletta a set di un filmato volgare.

Volgare negli interpreti, nella sostanza e nelle finalità, in cui, insieme a lui (in quel momento storico consigliere di Azione, ma da cui è stato espulso seduta stante da un furibondo Carlo Calenda) e alla De Crescenzo, c'era un'altra figura mitologica del sottobosco degli influencer partenopei - quale che sia il significato recondito di questa definizione -, un commerciante di elettrodomestici peraltro, dicono le cronache, nel mirino della Guardia di Finanza.

Di Fenza, sbattuto fuori da Azione, s'è aggrappato ad ogni mezzo possibile per raccattare una candidatura, ed alla fine l'ha trovata, nel centrodestra, scommettendo su Rita De Crescenzo e sulle centinaia di migliaia di suoi follower, sperando nell'equazione dell'uno vale uno e quindi in un successo da fare saltare il banco.

Lei, Rita, si è spesa, con la forza del suo parlare forbito, dell'accurata ricerca delle figure retoriche, del selezionare le indagini sociologiche da cui trarre spunti a sostegno del suo pupillo, innalzandone le doti a quelle delle massime figure della politica, della cultura, delle scienze.

Morale della favola: Pasquale di Fenza, a urne svuotate delle schede, ha ottenuto 1.207 preferenze. Poco più di quelle necessarie ad essere eletto rappresentate di classe, alle elementari. Un mare in meno rispetto ai suoi compagni di lista.

Ora se lui, il candidato, resta quello che era già prima, che ha contribuito ad offendere la Regione Campania, rendendola alla stregua di un palcoscenico di assi di legno marce di una compagnia di guitti, a perdere è stata lei, Rita De Crescenzo, che ha fatto invadere Roccaraso da decine e decine di bus da cui sono scesi orde di turisti della domenica, quelli della colazione a sacco, bottiglia d'acqua minerale e la mitica cassatella (portata da Massimo Troisi, in ''Ricomincio da tre'', a simbolo della cultura gastronomica napoletana).

Non sappiamo ancora se la faccia (che certo non è quella d'un tempo, cedendo alle lusinghe degli interventi estetici, come dicono i motociclisti, a cannone) l'ha persa, di certo una bella botta al suo ego se l'è presa.
Lei, che credeva che entrare nelle case della gente a consigliare questo o quello le desse anche il potere di convincere chicchessia a votare per un suo protégé, s'è dovuta accorgere che in fondo, fatte le debite proporzioni e con il massimo rispetto per la sua voglia di riscatto sociale, è solo une venditrice di sogni, niente a che fare con chi, veramente, sposta consensi e quindi voti.

E poi, siccome quando piove, può anche grandinare, è anche arrivata la botta definitiva al suo ego, quando s'è presentata alla sezione in cui tradizionalmente vota, per sentirsi dire che il suo nome non c'era tra gli iscritti alle liste elettorali.

Come? Sembra quasi si sentirla urlare. Ma sapete chi sono, mi conoscono tutti. E il presidente o la presidente del seggio a dirle che lui il suo voto se lo doveva dimenticare.
Per lei l'atto dovuto di negarle il voto è stata una cattiveria, dimenticando che le regole bisogna rispettarle.

Ma poco importa. Ora, come il criceto, tornerà a correre, per non muoversi d'un passo, nel grande gioco della vita, che in Italia, molto più che nell'America, terra delle opportunità, concede a tutti di giocarsi le proprie carte.

Anche a lei che, prima di approdare tra i sostenitori del geometra Di Fenza, aveva flirtato con i Cinque Stelle: ormai mitica l'immagine, creata con l'intelligenza artificiale, in cui appare, accanto a Giuseppe Conte, come se si trattasse dell'incontro tra vecchi amici. Non accettata (o respinta, decida il lettore) dai grillini, De Crescenzo s'è lanciata in una sperticata lode di Silvio Berlusconi, imprenditore e politico, non ricevendone in cambio una luce verde per appoggiare Forza Italia. Alla fine, le è toccato De Fenza, con il misero gruzzoletto di voti che ha racimolato.
La Wanna Marchi del Pallonetto, però, non indietreggia. Per questo aspettiamo la prossima puntata.

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