Sui mercati finanziari di tutto il mondo si è abbattuta una tempesta perfetta che non sembra placarsi. Tutto è iniziato mercoledì scorso, con l'annuncio del presidente statunitense, Donald Trump, sui nuovi dazi all'importazione. Dopo le prime reazioni emotive, per le quali si invitava alla calma, l'inizio di questa settimana dimostra che il tracollo delle piazze finanziarie potrebbe durare ancora, allontanandosi la possibilità di un rimbalzo dettato dai prezzi delle azioni divenuti più convenienti.
Dazi Usa, se i fondi d'investimento iniziano ad abbandonare Donald Trump
Crollano le borse europee, dopo il collasso delle piazze asiatiche con Hong Kong che ha lasciato sul terreno circa il 12%. Piazza Affari perde quasi il 7%, mentre Francoforte cede il 6,40%. Tracollano i titoli industriali, seguiti dal quelli finanziari. Leonardo perde oltre il 9%, mentre tra i bancari, lascia sul terreno oltre il 7%.
Trump ha sempre giustificato la decisione di imporre i dazi come una manovra di riequilibrio della bilancia commerciale, per anni eccessivamente favorevole ai paesi europei e asiatici. Una mossa, quella del presidente degli Stati Uniti, presentata come un'azione a favore della working class statunitense, per riportare investimenti e lavoro nel suolo americano. Ma cosa succede se proprio quella che è stata la base di elettori che ha riportato il tycoon alla Casa Bianca inizia a rivoltarsi contro tale decisione? Wall Street ha chiuso la scorsa settimana con un calo del 5,8%, bruciando circa 5.200 miliardi di dollari in capitalizzazione nelle ultime due sedute e causando forti perdite ai potenti fondi pensione statunitensi, quei fondi ai quali gli americani affidano il loro futuro economico e quello dei loro figli. Trump è tornato a rassicurare tutti, affermando che la cura, pur dura, è necessaria, ma già iniziano a intravvedersi le prime crepe nello stesso mondo finanziario di cui lui è stato l'alfiere.
Bill Ackman, gestore dell’hedge fund Pershing Square, ha chiesto una pausa di 90 giorni sull'introduzione dei nuovi tassi. "Il paese è al 100% a favore del presidente nel risolvere un sistema globale di tariffe che ha svantaggiato il paese - ha scritto Ackamn in un lungo post su X -. Ma gli affari sono un gioco di fiducia e la fiducia dipende dalla fiducia".
"Altre nazioni hanno approfittato degli Stati Uniti proteggendo le loro industrie nazionali a spese di milioni di posti di lavoro e della crescita economica nel nostro paese - ha aggiunto -.Ma, imponendo tariffe massicce e sproporzionate ai nostri amici e ai nostri nemici e lanciando così una guerra economica globale contro il mondo intero in una volta, stiamo distruggendo la fiducia nel nostro paese come partner commerciale, come luogo in cui fare affari e come mercato in cui investire capitali".
Anche la potentissima Goldman Sachs ha rivisto le stime di crescita per gli Stati Uniti, parlando chiaramente di un aumento delle probabilità per una possibile recessione nei prossimi 12 mesi. "Le misure di incertezza politica - scrive la banca d'affari statunitense - hanno superato di gran lunga i livelli registrati durante la prima amministrazione Trump e potrebbero aumentare ulteriormente con l'annuncio di nuove misure e la risposta di altri paesi alle tariffe statunitensi".
Ora occorrerà attendere i prossimi sviluppi sui mercati finanziari, perché se si innescherà un processo a catena con il materializzarsi del tanto temuto "cigno nero" gli esiti saranno imprevedibili anche per l'amministrazione statunitense.