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Dazi: Trump mette in ginocchio il mondo e se ne fa vanto

Diego Minuti
 
Dazi: Trump mette in ginocchio il mondo e se ne fa vanto

Per qualcuno, anche negli Stati Uniti, le mosse del presidente Donald Trump sembrano dire che lui abbia perso il contatto con la realtà. Perché, come ha scritto Stephen Collison, analista di CNN, ''dopo una giornata di shock sui mercati azionari e di recriminazioni globali, ci sono motivi per chiedersi se il presidente Donald Trump abbia pienamente compreso le conseguenze della serie di dazi che ha utilizzato per innescare una guerra commerciale globale''.

Dazi: Trump mette in ginocchio il mondo e se ne fa vanto

Che Trump non abbia alcuna intenzione di ripensare alle sue strategie lo confermano le risposte date ai giornalisti, poco dopo avere elencato, nel suo onnicomprensivo (ha parlato anche di altro, ma quasi a latere, nonostante l'importanza di temi, quale la sicurezza) discorso al Rose Garden.

E gli analisti hanno ascoltato, sbigottiti, sentirgli affermare: ''Penso che stia andando molto bene. È stata un'operazione come quando un paziente viene operato ed è una cosa importante. Non abbiamo mai visto niente del genere. I mercati stanno per esplodere. Le azioni stanno per esplodere. Il Paese sta per esplodere".

Ora, passando avanti rispetto all'analisi da ''piccolo chirurgo'' o, meglio, da ''piccolo economista'', su una cosa Trump ha ragione: gli Stati Uniti stanno per esplodere, andando in quale senso ancora è presto per capirlo, anche se i segnali non sono incoraggianti.

Perché, mentre montano le preoccupazioni di coloro che, dopo avere messo da parte i soldi per la vecchiaia, ora temono di dovere intaccare al loro ''tesoretto'', non è certo incoraggiante sentire il vice di Trump, JD Vance, dire che in fondo, guardando ai mercati, pensava sarebbe andata peggio e che questo è un periodo di transizione.

Se un'affermazione del genere l'avesse fatta uno dei sostenitori del Maga si sarebbe potuto dire che la passione abbia prevalso sulla ragione. Ma che simili considerazione giungano dopo la Pearl Harbour di Wall Street, con 2,5 trilioni di dollari persi dal fondamentale indice S&P, significa non tenere conto della realtà. Significa scommettere e non programmare.

E Dio solo sa quante scommesse, del cui esito si era sicuri, sono state perse.
Ma qui in gioco non c'è la reputazione di Trump e dei suoi collaboratori, ma il futuro, concetto che riunisce gli Stati Uniti e i Paesi contro i quali il presidente ha scatenato la sua guerra dei dazi. Ah, con la sola eccezione della Russia, ''graziata'' con la spiegazione che i rapporti commerciali con Mosca sono marginali.

C'è chi, a Wall Street, dopo la peggiore giornata degli ultimi cinque anni, dice con durezza che ''questa carneficina finanziaria non è stata causata da un qualche atto di Dio, come una pandemia, un disastro naturale, un attacco terroristico o una crisi estera'', frutto di un atto d'istinto del presidente, che sembra avere messo da parte la ragione.

E tutto questo è accaduto dopo che Joe Biden aveva lasciato in eredità un'economia in ottima salute, con il mercato azionario in costante rafforzamento.
Ora Trump dice che ''i dazi ci danno un grande potere di negoziazione", ma sentirlo affermare questo sull'aereo che da Washington lo stava portando nel suo resort in Florida, a Mar-a-Lago, per assistere ad un torneo di golf mentre il mondo brucia per l'incendio che lui ha appiccato, dà il quadro della sua personalità.

Ma di quale ''negoziazione'' parla Trump?
Perché questa possibilità è stata esclusa sia dal Segretario al Commercio, Howard Lutnick, che dal principale consigliere commerciale di Trump, Peter Navarro, dando seguito ad una comunicazione schizofrenica, in cui annunci, smentite e conferme sembrano essere la costante. Quando, se si parla di mercati azionali, se spesso ci si affida all'intuito, sono le certezze a dettare legge.

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