Economia

Confesercenti: "Crescono i timori sull'economia italiana dopo le rilevazioni dell'Istat"

Redazione
 
Confesercenti si unisce a chi mostra serie preoccupazioni per l'andamento dell'economia italiana che, sottolinea in una nota, è in evidente frenata.
L'associazione di categoria degli esercenti fa riferimento alle rilevazioni dell'Istat che segnalano un quadro di forte riduzione delle prospettive di crescita della nostra economia – la metà rispetto alle previsioni del Governo –, ricordando come Confesercenti aveva è più volte espresso timori sulla situazione.

Situazione sulla quale non usa parole di circostanza, dicendo che essa "desta allarme perché nonostante manchi solo un mese alla conclusione dell’anno, la crescita dello 0,5% non è da considerarsi né un dato certo, né acquisito. Con la situazione problematica dell’export e degli investimenti quasi fermi, e le difficoltà ad utilizzare le risorse del Pnrr, il suo raggiungimento effettivo sarà determinato perciò dalla dinamica dei consumi delle famiglie – con il Natale alle porte – che potrebbero registrare una variazione crescente, sostenuta da occupazione, rinnovi contrattuali e riduzione dell’inflazione".
Quindi, ribadisce Confesercenti, uno stato dell'arte che è nettamente diverso, e in peggio, rispetto alle previsioni del Governo. Una situazione, dunque, che "non si presenta affatto tranquilla, con le tensioni internazionali che, sia a livello politico che economico, non risultano in via di attenuazione, anzi tutt’altro".

Nella sua presa di posizione, l'associazione, peraltro, cancella l'ottimismo che si sta facendo circa il raggiungimento di questo o quel traguardo.
Come dice quando afferma che "la battuta d’arresto del terzo trimestre del Pil, rilevata solo pochi giorni fa dall’Istituto di statistica, porta l’economia su un profilo differente da quello precedente ed il raggiungimento dell’1% richiederebbe un recupero sostenuto dell’economia sin dal quarto trimestre, circostanza che però non trova riscontro nei dati degli ultimi mesi".
Neanche "l'inizio di una fase di recupero dei redditi reali, congiuntamente alla crescita dell’occupazione" che, sul fronte dei consumi, "avrebbe dovuto innescarne una accelerazione" è andato ad infrangersi con una crescita che "si attenua decisamente se si passa al confronto anno su anno, dove risulta pari appena allo 0.4 per cento".

L'analisi di Confesercenti si concentra sul dato oggettivo che l'Italia "sostiene oneri e costi che sono in linea con i principali paesi europei", ma "scontiamo purtroppo una minore capacità di spesa delle famiglie".
La distanza del reddito medio tra gli italiani e il resto degli abitanti nella zona euro resta evidente "nonostante la conferma del taglio del cuneo fiscale in manovra, del Bonus Natale 100 euro, dell’impatto dei rinnovi contrattuali e del miglioramento dell’occupazione".

Il quadro delineato da Eurostat impietoso, quando afferma che "infatti, il reddito disponibile delle famiglie in Ue ha un indice che passa da 107,8 del 2019 a 111,1 nel 2023, con una crescita di 3 punti percentuali. Lo stesso reddito per il nostro Paese cresce solo di 1,8 punti percentuali, passando da 92,3 a 94 punti. Appare chiaro, dunque, che non solo il nostro reddito non cresce ma che continua ad essere abbondantemente al di sotto della media europea: il 14% in meno nel 2019, il 15,3% in meno nel 2023".

Ora, per Confesercenti, bisogna capire se, con la tredicesima mensilità ad alimentare i bilanci familiari, la maggiore disponibilità di spesa, anche grazie alla tredicesima mensilità in arrivo, aumenterà il volume degli acquisti in vista del Natale o se si penserà ad alimentare il risparmio, mettendo quindi a serio rischio il raggiungimento dell'obiettivo dello 0,5%.
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