Economia

Confartigianato: +301.000 occupati in Italia, ma rallenta la crescita

Redazione
 
Le imprese italiane operano in un contesto economico e geopolitico complesso, segnato dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, dall’instabilità dei mercati energetici e dalla stretta monetaria europea. A delineare i contorni di questa fase delicata è il 19° Rapporto annuale di Confartigianato, intitolato “Italia, la grande officina delle piccole imprese”, che analizza le sfide congiunturali e le prospettive per il sistema produttivo del Paese. Tra il 2021 e il 2024, l’Italia ha registrato una crescita del PIL e dell’occupazione superiore a quella di Francia e Germania, nonostante le difficoltà legate allo shock energetico e alla crisi internazionale.

Tuttavia, l’autunno 2024 segna un rallentamento economico che rischia di compromettere questi progressi. Il clima di fiducia delle imprese è sceso ai livelli più bassi dall’aprile 2021, riflettendo le incertezze legate alla produzione manifatturiera, particolarmente penalizzata nei settori della moda e della meccanica. Le vendite al dettaglio sono in calo, con un volume che nei primi nove mesi del 2024 ha registrato una contrazione dello 0,7% su base annua. I consumi di beni sono in flessione (-0,3% nel secondo trimestre), mentre la spesa per i servizi segna un aumento dell’1,1%. Il turismo, che aveva mostrato una ripresa nel 2023, ristagna: tra gennaio e settembre 2024, le presenze turistiche complessive sono rimaste invariate, con il calo delle presenze italiane compensato da un aumento di quelle straniere.

Un elemento di resilienza per l’economia italiana è il mercato del lavoro, che a settembre 2024 ha registrato un aumento di 301.000 occupati (+1,3% su base annua), trainato dai contratti a tempo indeterminato (+331.000, pari al +2,1%). Tuttavia, dopo tre mesi consecutivi di crescita, il numero di occupati è diminuito su base mensile. Permane un forte problema di carenza di manodopera qualificata: a novembre 2024, il 47,9% delle figure richieste dalle imprese risultava di difficile reperimento, con punte del 60,1% per operai specializzati e conduttori di macchine. Questa situazione rappresenta un vincolo significativo per la competitività e l’innovazione delle aziende italiane.

Dopo anni di crescita, il settore edilizio mostra segnali di rallentamento. Nel trimestre luglio-settembre 2024, l’attività ha mantenuto una tenue crescita dello 0,3%, ma per il 2025 si prevede una contrazione degli investimenti del 3,8%, secondo le stime della Commissione Europea. Le modifiche alle detrazioni edilizie contenute nella legge di bilancio potrebbero aggravare questa tendenza, riducendo le ristrutturazioni e allontanando l’Italia dagli obiettivi di sostenibilità previsti dalla direttiva green sugli edifici. Le imprese italiane affrontano costi finanziari e operativi crescenti. A settembre 2024, il costo del credito è aumentato di 337 punti base rispetto a giugno 2022, superando di 40 punti la media dell’Eurozona. Questo incremento, il più alto tra i principali Paesi europei, ha contribuito a una riduzione del 2,4% dei prestiti alle imprese e a una contrazione del 2,3% degli investimenti nel secondo trimestre 2024. Parallelamente, i prezzi di elettricità e gas rimangono ben al di sopra dei livelli pre-crisi del 2021, con il conflitto in Medio Oriente che amplifica la volatilità delle commodities energetiche.

Il nuovo Piano strutturale di bilancio 2025-2029 mira a contenere il deficit pubblico e la spesa primaria, limitandone la crescita all’1,5% annuo. Tuttavia, questo vincolo potrebbe ridurre le risorse per investimenti pubblici, interventi economici e misure per la difesa del territorio, cruciali per affrontare gli effetti del cambiamento climatico. La pressione fiscale in Italia rimane elevata: nel 2024 è superiore di 1,7 punti percentuali rispetto alla media dell’Eurozona. La riduzione del carico fiscale e l’accelerazione nell’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono essenziali per sostenere la crescita. Al momento, però, la spesa effettivamente sostenuta nell’ambito del PNRR si attesta a 53,5 miliardi di euro, pari al 27,5% delle risorse totali.

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