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Competenze cognitive in Italia: il divario con la media OCSE resta ampio
Redazione
Nonostante una stabilità generale tra il 2012 e il 2023, l’Italia continua a soffrire di un significativo ritardo rispetto alla media OCSE nelle competenze cognitive degli adulti. Questo è il principale risultato del secondo ciclo dell’Indagine sulle competenze degli adulti (Survey of Adult Skills), condotta nel 2023 nell’ambito del Programma OCSE per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti (PIAAC). La ricerca, realizzata dall’INAPP su incarico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha coinvolto 31 Paesi ed economie, fornendo una mappa dettagliata delle capacità necessarie per partecipare attivamente alla vita sociale ed economica. I dati parlano chiaro: nelle competenze di literacy, il punteggio medio italiano è di 245 punti, contro i 260 della media OCSE. Per quanto riguarda la numeracy, l’Italia ottiene 244 punti, ben al di sotto della media OCSE di 263. Nel problem solving adattivo, infine, il punteggio italiano è di 231 punti, rispetto ai 251 della media OCSE. Questi valori posizionano l’Italia tra i Paesi con i risultati più bassi, seguita solo da Lituania, Polonia, Portogallo e Cile. Un elemento chiave che emerge dall’indagine è l’estrema frammentazione territoriale. Mentre i residenti nel Nord-ovest, Nord-est e Centro d’Italia registrano punteggi medi di competenza vicini alla media OCSE, le regioni del Mezzogiorno ottengono risultati ben inferiori alla media nazionale, trascinando il Paese verso il fondo della classifica.
Il Nord-est, ad esempio, si distingue positivamente, raggiungendo la media OCSE sia nella literacy che nella numeracy. “È evidente la stretta relazione tra competenze cognitive e sviluppo del Paese. I valori più bassi di competenze si concentrano nelle aree meno attrattive del Paese”, ha commentato Natale Forlani, Presidente INAPP sottolineando che “Occorre investire per il recupero dei territori del Mezzogiorno”.
L’età rappresenta un altro fattore determinante. I giovani tra i 16 e i 24 anni ottengono risultati nettamente superiori rispetto alle altre fasce d’età. Questo divario è particolarmente evidente nella numeracy, dove i giovanissimi superano persino i giovani adulti tra i 25 e i 34 anni. Tuttavia, i 55-65enni mostrano una significativa perdita di competenze, evidenziando un calo progressivo con l’avanzare dell’età. L’istruzione si conferma come il principale strumento per migliorare i livelli di competenza. Gli adulti di età compresa tra 25 e 65 anni con un titolo di studio terziario (laurea o equivalente) ottengono punteggi superiori rispetto a chi ha frequentato solo la scuola secondaria o inferiore. Tuttavia, l’Italia deve fare i conti con un problema strutturale: solo il 20% degli italiani di questa fascia d’età possiede un titolo universitario, mentre ben il 38% ha un’istruzione inferiore al diploma. Il basso livello di scolarizzazione è un freno per il Paese, considerando che investire in istruzione non solo migliora le competenze individuali, ma contribuisce anche al progresso sociale ed economico complessivo.
L’indagine evidenzia come le differenze di genere siano particolarmente marcate nella numeracy. Gli uomini ottengono risultati significativamente migliori delle donne, e il divario si amplia tra le persone con istruzione terziaria. Tuttavia, questa disparità si annulla tra gli adulti con un titolo di studio in discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). La scarsa presenza femminile in questi settori, però, rappresenta un ulteriore problema. Le donne con un titolo STEM sono ancora una minoranza, a causa di stereotipi culturali che influenzano le scelte formative. Una situazione questa che non solo ostacola la parità di genere, ma limita anche la crescita complessiva delle competenze del Paese.