Economia

Borse: i mercati asiatici chiudono bene la settimana, mentre le azioni americane tirano il fiato

Redazione
 
Mentre i mercati asiatici hanno chiuso la settimana di contrattazioni per lo più con il segno positivi, quelle statunitensi, dopo la sbornia seguita alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, continuano a rallentare.
Il Nikkei 225, il principale indice della borsa di Tokyo, ha guadagnato lo 0,8% a 38.842,13, con il titolo Nissan a tirare la volata, con un + 4,7%, L'Hang Seng di Hong Kong è salito dello 0,3% a 19.486,97, mentre lo Shanghai Composite ha perso lo 0,4% a 3.367,94.

Ad avere impatto sull'andamento degli indici cinesi sono state le elaborazioni dell'Ufficio nazionale di statistica, rese note oggi, secondo le quali le vendite al dettaglio della nazione sono aumentate del 4,8% anno su anno a ottobre, cioè meglio delle previsioni. Di contro, la produzione industriale ha rallentato rispetto al mese precedente e i miglioramenti nel settore immobiliare sono stati marginali.

L'indice S & P/ASX 200 australiano ha guadagnato lo 0,7% a 8.279,20, mentre il Kospi sudcoreano è salito dello 0,2% a 2.407,27.
Dall'altro lato del Pacifico, l'S & P 500 è sceso dello 0,6% a 5.949,17; il Dow Jones Industrial Average dello 0,5% a 43.750,86 e il Nasdaq Composite dello 0,6% a 19.107,65.
Le azioni che, dopo l'esito delle presidenziali, avevano preso particolare slancio hanno cominciato a rallentare. Come Tesla, che ha perso il 5,8%.

Male anche l'indice Russell 2000, relativo ai titoli azionari più piccoli, che ha perso l'1,4%.
Il rendimento dei titoli del Tesoro a due anni, che segue da vicino le aspettative per l'azione della Fed, è salito al 4,35% dal 4,28% di mercoledì sera.
Anche il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni ha oscillato verso l'alto e verso il basso prima di attestarsi al 4,45%.
Il petrolio greggio di riferimento statunitense ha perso 62 centesimi, attestandosi a 68,08 dollari al barile nelle contrattazioni elettroniche sul New York Mercantile Exchange. Il Brent, da parte sua, è sceso anch'esso, cedendo 66 centesimi, a 71,90 dollari al barile.
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