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I ragazzi che contestano i test di Medicina? Soltanto dei poveri comunisti, Bernini dixit

Redazione
 
I ragazzi che contestano i test di Medicina? Soltanto dei poveri comunisti, Bernini dixit

Ma l'Erinni che è scesa, minacciosa e con gli occhi di bragia, impugnando il microfono quasi fosse la Durlindana di Orlando, pronta a mozzare teste e arti di saraceni, è la stessa Anna Maria Bernini di cui tutti, sino a ieri almeno, lodavano l'equilibrio, il garbo e la gentilezza?

I ragazzi che contestano i test di Medicina? Soltanto dei poveri comunisti, Bernini dixit

Inizialmente avevamo pensato ad uno scambio di persona e che si trattasse di altra che non la ministra all'Università. Ed invece era proprio lei. Era lei a scagliarsi verbalmente con chi aveva osato rappresentarle il dramma di migliaia di ragazzi che ambiscono alla professione medica e che, sostengono oggi, rischiano di perdere un anno della loro giovanissima vita per stare dietro ai cambiamenti nelle regole di accesso a quello che sperano sia il loro futuro.

Non entriamo nel merito dell'oggetto della contestazione e delle regole che, è storia millenaria, quando arrivano in corsa sono sempre foriere di confusione.
Ma, in questo caso, il termine ''confusione'' può essere declinato, per i suoi effetti, come un danno per chi non riesce ad adeguarvisi, non per incapacità o ignoranza. ma perché non ha avuto il tempo di prepararsi.
Vorremmo solo sottolineare che, almeno per noi, la ministra Bernini ha superato il sottile confine tra il giusto diritto a difendersi da accuse o atteggiamenti che ritiene sbagliati nei suoi confronti e l'esibizione di forza nei confronti di chi, a sua differenza, non ha strumenti per controbattere.

Quando è scesa dal palco di Atreju, microfono in mano, per andare a stanare chi l'aveva criticata, non ha fatto valere le sue ragioni, ma ha inteso dare una risposta muscolare non ad una marea di contestatori, ma ad un paio di ragazzi, forse nemmeno ventenni, che potrebbero essere i nostri figli o nipoti della maggior parte di noi, per intimidirli con la chioma corvina al vento che la fa ormai somigliare ad un personaggio del teatro Kabuki.

Dalla ministra Bernini, pur comprendendo che può sentirsi sotto pressione per le critiche che vengono rivolte a lei e al dicastero che guida, non possiamo però accettare che, approfittando della platea amica (che lei stesso ha incitato, tradendo, e lo ripetiamo, lo stile al quale ha sempre adeguato il suo essere politica e rappresentante del Governo), sia andata a caccia, scendendo in sala, di due giovanissimi che ha intimidito non fosse altro per il ruolo e perché si è trovata davanti ragazzi educati che hanno cercato di rappresentare le ragioni di migliaia loro colleghi, con il solo torto di averlo gridato in un consesso che, per colorazione ideologica, non poteva che essere loro ostile. Come confermato dagli applausi che Bernini ha raccolto, anche da parte di chi, probabilmente, manco sapeva di cosa si stesse parlando.

Eppure questi ragazzi hanno avuto il coraggio di gridare alla ministra il loro disagio, forse anche la loro disperazione e per questo sono stati irrisi, almeno nella sostanza.
Non conosciamo la condizione personale di chi ha protestato, ma di certo molti di quelli che si trovano, come loro, nella terra di nessuno tra la speranza e un traguardo, hanno alle spalle storie di sacrifici, di famiglie che per mantenerli agli studi dovranno affrontare non pochi problemi.

Forse per una volta ascoltare, rispondendo, ma evitando di aggredire verbalmente, sarebbe, stata la strada migliore: non avrebbe disinnescato la protesta, ma invece contribuito a fare sentire chi dissente non un elemento da schiacciare, come un fastidioso moscerino, ma parte di una comunità dove ciascuno può dire come la pensa senza per questo essere insultato.
Sempre che essere etichettato come ''comunista'' possa essere ancora un insulto.

Eppure, tirandolo fuori dalla memoria, è stato quello che la ministra Anna Maria Bernini ha detto a questi ragazzi che avranno pure idee che non collimano, al micron, con le sue, ma che meritano rispetto e non di essere dileggiati con una definizione che, in una platea chiaramente schierata, è stata benzina sull'incendio.
Che, ancora a distanza di trent'anni si tiri fuori una frase di Silvio Berlusconi, significa che la politica ha perso il contatto con la realtà, quando invece dovrebbe prestare orecchio alle critiche, magari non accogliendole, ma almeno riflettendoci sopra.

''Siete sempre dei poveri comunisti'', disse Berlusconi e lo stesso ha detto la ministra, che nel suo prestigioso curriculum ha anche una casella da docente universitario e che quindi dovrebbe essere abituata a confrontarsi con i giovani. Ma evidentemente non con quelli che hanno da ridire su quel che fa da ministro.
Ma, a questo punto, ci sarebbe da fare ammenda nello stigmatizzare quel che che ha fatto la ministra.

Perché sentire dire ''Siete dei poveri comunisti'', riesumando l'armamentario lessicale di Berlusconi, non fa lo stesso effetto che vedere il gotha della maggioranza di governo, presidente del consiglio compresa, danzare goffamente al grido di ''Chi non salta comunista è''. Una scena che difficilmente sarà dimenticata, visto l'esito delle elezioni regionali in Campania.

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