Politica

Sulle armi all'Ucraina il governo rischia di implodere, ma anche nell'opposizione tira brutta aria

Redazione
 
Sulle armi all'Ucraina il governo rischia di implodere, ma anche nell'opposizione tira brutta aria

Come se il Paese non avesse altri e forse ben più gravi problemi, l'Italia della politica, quella che dice tutto e l'esatto contrario nella stessa frase, quella che manda in televisione di suoi trombettieri a dire quanto la loro parte sia brava e l'altra faccia quasi ribrezzo, sta vivendo una situazione particolare, quella che un singolo argomento rischia di fare danni ad entrambe le parti in causa.

Sulle armi all'Ucraina il governo rischia di implodere, ma anche nell'opposizione tira brutta aria

Anche se, visto i continui distinguo che (nel centrodestra e nell'opposizione) fanno Matteo Salvini e la Lega e, quindi, Giuseppe Conte e i Cinque Stelle, la distinzione tra maggioranza ed avversari parlamentari ha assunto contorni sfumati, prodromici (come direbbe chi sa di italiano...) di qualcosa di peggio, anche se alla fine, c'è da scommettere, almeno per il governo, una soluzione si troverà.

Il nodo delle armi all'Ucraina, per le quali il governo deve emettere un provvedimento, resta sul tavolo, apparentemente divisivo perché Matteo Salvini dice e ripete, accompagnato dal suo partito, che lui di spendere per Kiev soldi che invece potrebbero servire ad alleviare i problemi della Sanità non ne ha alcuna voglia.

Anzi, proprio non vuole, creando imbarazzo all'Italia che, a parole e nei fatti, ufficialmente è accanto all'Ucraina, ma che ha nella cabina di comando qualcuno che non ha mai nascosto la sua ''russofilia'', anche candendo nella piaggeria più fastidiosa, quando Putin è stato elevato nell'Olimpo della Lega e continua a restarci nonostante abbia aggredito un Paese sovrano, adducendo mille e una ragione, ma contro il diritto internazionale.

Ma Giorgia Meloni, e con lei il resto del governo non leghista, ha preso impegni internazionali e li ha confermati, e quindi non può essere un atteggiamento pseudo-pacifista di un partner di maggioranza a poterla spingere ad un passo indietro che la danneggerebbe sul fronte internazionale, consegnandola ad un ruolo di improbabile ostaggio di Salvini, come se non bastassero le imbarazzanti apertura di credito di Donald Trump per un ruolo di guastatrice nell'Ue.

Ma se sulla rocca di Atene ci si interroga sino a che punto la corta tesa da Salvini possa resistere prima di rompersi (anche se il leader leghista sa bene che non può continuare in eterno, perché eventuali elezioni anticipate aprirebbero per lui l'orizzonte di una nuova sconfitta), nella Sparta dell'opposizione i venti soffiano in senso contrario al consolidamento di una alleanza.

E a fare da novello Eolo è Giuseppe Conte che, sul nodo ucraino, ha semplicemente detto che l'Europa è un fallimento e che quindi è meglio affidarsi a Trump, mettendo in fila due diverse verità che sono tali solo ai suoi occhi, ma che confermano come lui, come alleato, è da prendere con le pinze perché capace di dire cose che hanno come solo fine quello di rafforzare la sua posizione nell'opposizione, sperando sempre di sfilare da sotto le terga di Elly Schlein, la poltrona di candidato premier della coalizione.

Solo i disattenti non avranno letto, nelle parole di Conte (''L’Europa è completamente disorientata. Ha scommesso sulla vittoria militare dell’Ucraina e adesso non ha nessuna alternativa. Quindi lasciamo che a condurre il negoziato siano gli Stati Uniti"), l'eco della linea portata avanti dal quotidiano di riferimento dei Cinque Stelle e, quindi, il tentativo di accreditare la tesi che bisogna prendere atto della situazione sul campo e cercare una pace qualsiasi.

Anche se premia l'aggressore, che solo qualche anima mia può accreditare della certezza che non cadrà in futuro nella tentazione di replicare lo schema anche contro altri Paesi che gli fanno gola.
Queste ore, quindi, restituiscono alla politica del Paese, o forse al Paese della politica, la fotografia di interessi personali e di bottega, dei quali pascere le ambizioni dei singoli. Potrebbe essere una lezione, ma si sa che noi italiani di lezioni non siamo mai sazi.

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