Politica
Autonomia differenziata: costituzionale, ma non completamente
Redazione
L'ancora lungo cammino di attuazione della legge istitutiva del regime di autonomia differenziata, sul quale si addensa il pericolo dell'esito del referendum, ha segnato due punti importati, legati all'esame della Corte costituzionale, chiamata in causa dalle Regioni guidate dal centro-sinistra (Campania, Sardegna, Puglia e Toscana).
Il primo è che la suprema corte ha ritenuto costituzionale la legge; il secondo, che è poi quello di maggiore impatto politico, viste le specifiche contestazioni, è che alcune disposizioni sono illegittime e quindi necessitano di un nuovo passaggio parlamentare, per ''correggere'' gli errori rilevati dai giudici, soprattutto quelli che ledono il principio di sussidiarietà. Su questo punto, il giudizio della Corte costituzionale è significativo perché interviene su uno dei cardini della legge.
Autonomia differenziata: costituzionale, ma non completamente
Sul principio di sussidiarietà la Corte costituzionale rileva che la distribuzione delle funzioni legislativa e amministrative tra Stato e Regioni deve avvenire ''in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione'' e quindi non deve "corrispondere all'esigenza di un riparto di poteri tra i diversi segmenti del sistema politico".
Da questo assunto deriva che è "il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni" e che l'Autonomia "deve essere funzionale a migliorare l'efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini".
Un altro passaggio della Autonomia differenziata su cui occorrerà intervenire è quella che riguarda i Lep, i Livelli essenziali di prestazioni, quelli che, in materia appunto di prestazioni, devono essere garantiti in maniera eguale su tutto il territorio nazionale.
Secondo la suprema corte, i Lep non possono essere determinati con un Decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm) ed è incostituzionale il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali priva di idonei criteri direttivi, da cui ne conseguirebbe che la decisione sostanziale venga rimessa nelle mani del governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento.
Le determinazioni della suprema Corte, nella buona tradizione della politica, sono state interpretate in modo diverso. Per il ministro degli Affari regionali e le Autonomie, il leghista Roberto Calderoli, promotore della legge, la Consulta "ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull'autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione. Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare".
Su questo giudizio si ritrova completamente il presidente della Giunta regionale del Veneto, Luca Zaia, che ha sempre visto nell'autonomia una soluzione. Per Zaia, le decisioni di merito della Corte Costituzionale sanciscono ''ancora una volta che il nostro percorso è in linea con la Costituzione. È una conferma importante e rappresenta un passaggio storico per il Veneto e per tutto il Paese". Di tutt'altro avviso il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, esponente di Forza Italia, che è battuto contro la legge, chiedendo per la sua applicazione una moratoria: ''Oggi" - ha detto - "la moratoria, con molta più autorevolezza del sottoscritto, la impone la Corte Costituzionale". Cantano vittoria anche Vincenzo De Luca, presidente della Campania, ed Eugenio Giani, che guida la Regione Toscana.