Economia

Aste immobiliari 2024: calo del 12%, crescono le vendite nelle procedure concorsuali

Redazione
 
Aste immobiliari 2024: calo del 12%, crescono le vendite nelle procedure concorsuali

Nel 2024 sono 78.477 le unità immobiliari poste all’asta in Italia, con un controvalore complessivo di base d’asta pari a 10,89 miliardi di euro e offerte minime che ammontano a 7,42 miliardi di euro. Il dato segna un calo del 12% rispetto all’anno precedente, quando le unità all’asta erano 88.174. Questo decremento è legato principalmente alla riduzione delle esecuzioni civili immobiliari, mentre si registra un incremento dei lotti in vendita nelle procedure concorsuali, effetto dell’avvio dell’attività liquidatoria nelle nuove procedure introdotte dal Codice della Crisi d’impresa.

Aste immobiliari 2024: calo del 12%, crescono le vendite nelle procedure concorsuali

Il Centro Studi AstaSy Analytics di NPLs RE_Solutions, nel suo "Report Aste 2024", attribuisce tali variazioni anche all’impatto di recenti riforme normative, come quelle del 2015, l’introduzione del Codice della Crisi d’impresa e la più recente riforma Cartabia, che hanno contribuito a una maggiore efficienza dei procedimenti.
La Lombardia guida la classifica regionale per numero di immobili all’asta, con 10.439 unità (13,3% del totale), seguita da Sicilia (9.454, 12,05%), Lazio (7.625, 9,72%), Campania (5.655, 7,21%) e Marche (5.618, 7,16%). Queste cinque regioni rappresentano un segmento significativo, pur mantenendo una distribuzione territoriale frammentata: il 32,42% dei lotti è localizzato nel Nord Italia, il 31,15% al Centro, il 20,05% al Sud e il 16,37% nelle Isole.

A livello provinciale, si rileva una marcata concentrazione, con 15 province che da sole controllano circa il 36% dei lotti: Roma si conferma al primo posto con 4.947 immobili, seguita da Perugia (2.034), Cosenza (2.031), Catania (2.024) e Milano (2.021). Nonostante il lieve scostamento nei dati, emerge un quadro di crescente frammentazione anche a livello locale.
Il settore residenziale domina il mercato con il 53,99% delle unità, che comprendono appartamenti, monolocali, mansarde, ville e villette, spesso associate a garage o cantine. Inoltre, l’11,19% dei lotti è rappresentato da posti auto e autorimesse in vendita autonoma.

Massimiliano Morana, Amministratore delegato di NPLs RE_Solutions, ha dichiarato: "Il comparto residenziale in genere costituisce non solo la porzione più consistente del mercato ma anche quella più attiva, avendo a oggetto beni più fruibili e raggiungendo quindi una platea più ampia di potenziali acquirenti. Negli ultimi anni, grazie anche al diffondersi di agenzie di consulenza per la compravendita di abitazioni all'asta, sono numerosi i soggetti che optano per l'acquisto di una casa nell'ambito di procedure giudiziarie, intravedendo maggiori opportunità di risparmio. L'aumento delle partecipazioni ha avuto come conseguenza l'accrescere dei prezzi, che in alcune zone, quali ad esempio Milano, hanno equiparato quelli del mercato libero, favorendo così i creditori".

Nel settore non residenziale, negozi, uffici e locali commerciali rappresentano l’11,33% del totale, in aumento rispetto al 9% del 2023. I capannoni industriali e artigianali restano stabili al 3,06%, mentre i magazzini crescono leggermente dal 4,26% al 4,58%. Tuttavia, la specificità d’uso di tali immobili riduce il bacino dei potenziali acquirenti, determinando un maggior numero di aste deserte e una conseguente svalutazione dei beni.
I terreni, sia agricoli che edificabili, costituiscono il 12,99% del mercato, in ulteriore crescita rispetto all’11,34% dell’anno precedente. Questo segmento, sebbene rilevante, presenta criticità legate alla necessità di progettualità per i terreni edificabili, che limitano l’interesse degli acquirenti.


I cantieri, comprensivi di opere finite, semi-finite o abbandonate, rappresentano lo 0,8% del mercato, invariati rispetto al 2023. Morana evidenzia la necessità di una maggiore partecipazione di investitori per riqualificare queste aree, spesso esposte al degrado.
L’hospitality subisce invece un calo significativo: le strutture ricettive rappresentano appena lo 0,03% del totale. Le strutture alberghiere di più ampie dimensioni, comprese quelle con servizi come SPA e impianti sportivi, si attestano allo 0,7%.

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