Si dice che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli, sintetizzando in una frase una cosa di buonsenso. Cioè che ciascuno risponde di quel che fa lui e non di cose fatte da altri, perché, si dice, la responsabilità è personale. Allo stesso modo, quindi, ribaltando il concetto che ho espresso all'inizio, è per me scontato che i padri non debbano avere conseguenze per i comportamenti dei figli, anche se questi ultimi sembrano proprio cercarsela. I figli sono ''piezz'e core'', diceva Filumena Marturano, e mai frase più giusta. Ma fino a che punto un genitore può farsi carico delle follie dei figli, anzi pagarne le conseguenze?
Quando la cronaca giudiziaria diventa strumento politico
Penso, in particolare, ad un parlamentare di Fratelli d'Italia, Alfredo Antoniozzi, che ancora una volta vede il suo nome tirato in ballo per quel che ha fatto uno dei suoi figli, Tancredi, che, ad appena 22 anni, dopo qualche precedente fesseria che può essere addebitata alla giovane età, ieri è stato arrestato per avere fatto parte di una banda di rapinatori che, a Roma, prendevano di mira i possessori di orologi, di marca e quindi costosi. Se una notizia del genere avesse avuto come protagonista un qualsiasi ragazzo dell'età di Tancredi Antoniozzi, magari con la stessa accusa, nessuno ci avrebbe fatto caso.
Quando il cognome diventa una condanna mediatica
Ma il cognome del giovane è di quelli che saltano subito all'attenzione di chi segue le cronache della politica. E ora, con un sillogismo che mi fa orrore, anche se comprendo le dinamiche dell'informazione, l'arresto di Tancredi Antoniozzi (insieme ad altri) è ''importante'' per il nome, perché è figlio di uno che conta e perché magari può servire per specularci sopra politicamente. Gli ultimi anni molti ''figli di'' sono finiti sui giornali per cose non positive e, sistematicamente, quando è accaduto l'attenzione non era per l'accusato, ma per i genitori che, insieme al dolore, hanno dovuto fronteggiare il corollario solito. A cominciare dalla considerazione scontata su come sia mai possibile che un genitore non sa che il figlio violenta, rapina, malmena (parliamo di accuse e non di fatti accertati).
Non conosco il padre di Tancredi, l'onorevole Antoniozzi e quindi, dopo una rapida ricerca in rete, ho capito che è una persona normale, di quelle che incontriamo in ogni momento della vita. E chi invece lo conosce di persona ne parla come di un gentiluomo, di un avvocato, di un parlamentare di lungo corso (anche in Europa), a sua volta ''figlio di'' - il padre, Dario, fu deputato della Dc e anche ministro - .
Essere genitori di chi sbaglia: dolore, vergogna e amore
Ma oggi piuttosto che di un ragazzo che ha perso la testa e che per questo, sempre che sia colpevole, pagherà, si parla del padre che, alla disperazione, deve anche unire l'umiliazione di essere accostato a vicende che non gli appartengono. Se non per essere appunto un padre, quasi che questa condizione autorizzi chi vuole speculare ad accostare due persone che sembrano essere totalmente diverse e distanti, nei comportamenti, non certo per l'affetto che un genitore non può spegnere con un ''clic''. Anche se quel figlio ha infangato una intera famiglia che comunque mai lo abbandonerà.