Il recente rapporto 2025 dell'Osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni dell'Ance ha messo in luce una situazione preoccupante per milioni di famiglie italiane. Secondo l'Ance, per circa 10 milioni di famiglie con un reddito annuo fino a 24mila euro, risulta praticamente impossibile acquistare una casa nelle grandi città come Milano, Roma e Napoli. L'ufficio studi dell'associazione ha evidenziato che queste famiglie arrivano a spendere metà del proprio reddito per pagare il mutuo, una cifra che, per il 20% delle famiglie meno abbienti, supera addirittura i due terzi. Anche il costo degli affitti è fuori portata per le famiglie più fragili, che devono destinare quasi la metà del loro reddito per coprire l'affitto, una cifra che sale oltre tale soglia per le famiglie economicamente più deboli.
Ance: incubo casa per 10 milioni di italiani
Il rapporto sottolinea come il 2024 abbia segnato la prima battuta d'arresto negli investimenti nel settore delle costruzioni, con un calo del 5,3% rispetto al 2023, malgrado un aumento del 21% delle opere pubbliche. Le previsioni per il 2025 sono addirittura peggiori, con un'ulteriore flessione del 7%, nonostante il +16% delle opere pubbliche finanziate dal Pnrr. Come osserva la presidente dell'Ance, Federica Brancaccio, “il ciclo espansivo post pandemia è giunto al termine”.
Le prospettive per il futuro del settore delle costruzioni sono incerte. “Ci sono molte cose da fare per questo Paese”, ha affermato Brancaccio. “L'emergenza abitativa, la gestione del territorio fragile e le azioni necessarie per contrastare i cambiamenti climatici sono i principali temi su cui chiediamo di lavorare per il futuro". Anche il vicepresidente dell'Ance, Piero Petrucco, ha sottolineato il ruolo cruciale del settore delle costruzioni nella crescita economica del Paese, osservando che "il ruolo che le costruzioni hanno avuto sulla crescita del Paese è stato guardato positivamente anche a livello europeo”.
Del resto il 2024, ha sottolineato Flavio Monosilio, Direttore del Centro Studi dell’Ance, “ha segnato la prima frenata degli investimenti in costruzioni: l’aumento delle opere pubbliche non ha compensato il calo dell’edilizia privata e per il 2025 è atteso un ulteriore rallentamento. I dati indicano -5,3% nel 2024 rispetto all’anno precedente nonostante il +21% delle opere pubbliche. E le attese per il 2025 sono di una nuova flessione del 7%, malgrado il +16% delle opere pubbliche per effetto del Pnrr”.
“Il biennio 2025-2026 – spiega la Presidente dell’Ance – vedrà ancora più forte il contributo del Piano europeo che, per il suo completamento richiede la realizzazione di circa 54 miliardi di euro di investimenti in opere pubbliche”. E’ probabile che le opere possano beneficiare anche nel 2027 di un “effetto trascinamento”del PNRR per il completamento degli interventi, in parte finanziati dalle risorse europee, ancora in corso di realizzazione. “A partire dal 2028, invece, si apre un periodo di grande incertezza – aggiunge Federica Brancaccio -. Le stime indicano che il PNRR, negli anni di massima realizzazione, peserà circa il 30% dell’intero comparto delle opere pubbliche e che, al termine del Piano, se non verranno adottate misure adeguate, il mercato rischia di tornare ai livelli del 2011, nel pieno della crisi delle costruzioni”.
La nuova revisione del Piano, che il Governo intende presentare all’Europa entro febbraio, spiega Petrucco,“è condivisibile nell’approccio volto a salvaguardare i fondi europei. Il Piano europeo garantisce risorse cospicue ma pretende efficacia ed efficienza. L’approccio performance based sta determinato un vero e proprio cambio culturale, contribuendo al miglioramento dei processi decisionali e operativi”. Un trend confermato anche dalla relazione di Sauro Mocetti, del Dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia. “Oltre i due terzi delle risorse da mettere a gara sono state bandite e il 70% dei bandi finanziati o co-finanziari con il Pnrr è stato aggiudicato”. Tra quelli aggiudicati, nel 55% dei casi sono stati avviati i lavori, che proseguono mediamente bene. Qualche difficoltà si riscontra, invece, per i cantieri che fanno riferimento a bandi più grandi. Per fare fronte alla inevitabile crisi post-Pnrr occorre muoversi tempo anche per evitare che “si interrompa quel processo di ammodernamento sostenibile del Paese che il Piano europeo ha avviato ma non completato”. Occorre, invece, rispondere alle emergenze del Paese e a tutte le sfide che l’Europa ci pone: la messa in sicurezza del territorio, la riduzione delle emissioni inquinanti, attraverso la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare; l’ammodernamento infrastrutturale delle reti, un’offerta abitativa accessibile.“Con la direttiva green-EPBD – ha dichiarato la Presidente dell’Ance – l’Unione ci ha dato un percorso da seguire, da qui al 2050, con un obiettivo molto ambizioso, ossia di rendere il patrimonio immobiliare privato e pubblico neutro dal punto di vista delle emissioni climalteranti. È uno sforzo grande ma la prospettiva di 25 anni lo rende fattibile. Dobbiamo, però, ragionare operativamente sulla strategia che si vuole percorrere e gli strumenti che possono essere messi a disposizione. Aspettare, vuole dire perdere del tempo prezioso e accumulare ritardi difficili da recuperare”.
I cambiamenti climatici e l’aumento della frequenza degli eventi naturali estremi, uniti alla fragilità del territorio italiano, fanno notare i vertici dell’Ance, richiedono un’attenzione particolare al tema della prevenzione e messa in sicurezza idrogeologica e sismica del territorio e degli immobili, pubblici e privati. “Occorre spendere rapidamente i fondi disponibili per il dissesto idrogeologico e avviare un piano di prevenzione sismica degli edifici, destinando a tale finalità risorse adeguate a intervenire nelle aree a maggiore rischiosità”, sottolinea Federica Brancaccio. “Un’urgenza – rilancia il vicepresidente Petrucco – che richiede al più presto un programma di efficientamento del patrimonio immobiliare, in modo da ridurre le emissioni di CO2 e raggiungere l’obiettivo della totale decarbonizzazione entro il 2050, e un Piano per l’adattamento climatico, in linea con gli obiettivi europei e le sfide globali che ci attendono”. In questo contesto, inoltre, bisogna accelerare e potenziare la realizzazione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico, in modo da aumentare l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua in tutti i settori (civile, industriale, energetico, agricolo), attivando sistemi di monitoraggio, investendo in manutenzione e sviluppo delle reti e degli impianti, incentivando il riciclo e la raccolta”.
“Se vogliamo un Paese socialmente coeso, sano, inclusivo, dobbiamo affrontare e risolvere il problema dell’accesso alla casa”, ha spiegato Federica Brancaccio illustrando il documento di proposte, elaborato da Ance e Confindustria, per individuare soluzioni abitative per i lavoratori e per le famiglie, così da soddisfare il bisogno strutturale di alloggi a un costo sostenibile per le diverse categorie di redditi. I pilastri su cui si basano le proposte sono 3: semplificazioni urbanistiche e amministrative, misure fiscali, sviluppo di strumenti finanziari e di garanzia che rendano possibile la partecipazione all’investimento dei privati. “Molti Paesi stanno adottando piani nazionali mirati per affrontare la crisi abitativa e garantire soluzioni adeguate alle esigenze della popolazione – ha aggiunto Petrucco –. Siamo consapevoli, in un contesto di vincoli di bilancio, che le risorse pubbliche non saranno sufficienti a soddisfare tutti i fabbisogni. Per questo non abbiamo altra strada se non quella di coinvolgere i privati. Purtroppo, le modifiche recentemente introdotte alla disciplina del PPP nel Correttivo al Codice dei contratti non vanno nella direzione di favorire l’iniziativa privata”.
Occorre fare tesoro della capacità di resilienza del nostro paese anche nel futuro. “Questa parola, “resilienza”, è un concetto che abbiamo imparato a conoscere con il PNRR – ha ricordato la Presidente dell’Ance –. Abbiamo capito che quando un Paese crea ricchezza, determina la serenità dei cittadini, perché saranno parte integrante del circuito sociale ed economico”. Il PNRR ha introdotto un nuovo modo di valutare i programmi di investimento e la loro efficacia, non strettamente legati esclusivamente alla capacità di spesa di un’amministrazione. Ha provocato un cambio culturale epocale per la nostra Pubblica Amministrazione. “Adesso – ha concluso Federica Brancaccio – dobbiamo estendere questo approccio anche ai programmi di investimento che l’Europa ha deciso di perseguire e che ritiene vitali per la tenuta della nostra Unione: la riqualificazione immobiliare, l’ambiente, l’accesso alla casa”.