Ancora una volta le politiche gestionali di Amazon finiscono nel mirino della giustizia italiana, che ha messo la Guardia di Finanza sulle tracce di presunte irregolarità che il gigante globale dell'e-commerce avrebbe compiuto nella movimentazione, nel Paese, di merci arrivate dalla Cina, ma sulle quali, grazie ad una serie di complesse operazioni transitate anche per società di comodo, non sarebbero state pagate le normali imposizioni, quali l'Iva e i dazi dovuti alla dogana.
Amazon e le sue alchimie commerciali ancora nel mirino della Giustizia: sequestri e perquisizioni
Le Fiamme gialle, nell'ambito del mandato della Procura di Milano, hanno eseguito perquisizioni anche nella sede di Amazon nel capoluogo lombardo, sottoponendo a sequestro cinquemila prodotti, provenienti dalla Cina, stoccati nel polo di Cividate al Piano (Bergamo). Il sequestro è stato motivato con la contestazione di contrabbando per omessa dichiarazione.
Qual è l'obiettivo dell'azione della procura di Milano?
Avere conferma del sospetto che Amazon abbia eluso il pagamento delle tasse sui prodotti in arrivo dalla Cina facendoli passare per un reticolo di canali di trasporto o aziende di logistica, servendosi di un sistema di società capaci di rendere difficile risalire all'esatto percorso seguito dalle merci, nascondendone nei fatti la provenienza.
Sul tavolo - nell'ambito di una ipotesi investigativa partita giù nel 2019 - c'è l'ipotesi che Amazon e i suoi manager, grazie a questo meccanismo, siano riusciti ad evadere almeno un miliardo e 200 milioni di euro, che lieviterebbero sino a tre miliardi, tra sanzioni e interessi maturati, relativamente agli anni compresi tra il 2019 e il 2021.
La contestazione di base sarebbe quella che Amazon non ha versato, al fisco, l'Iva che, per merce importata dai Paesi extra Ue e acquistata dai consumatori italiani sulla piattaforma, è al 22 per cento.
Il meccanismo, secondo quello che avrebbe accertato la Guardia di Finanza, sarebbe stato il fare arrivare in Italia prodotti cinesi, già nei magazzini europei da prima che il cliente li acquisti, servendosi di Amazon e sulla scia dell'algoritmo che la piattaforma usa per rendere più spedite le consegne e che è uno dei punti di forza del colosso di Seattle.
Ma, sempre secondo la contestazione, Amazon sarebbe incorsa in una dichiarazione fraudolenta nel momento in cui avrebbe fornito all'Agenzia delle Entrate solo i dati dei venditori stranieri soggetti all'Iva.