Se, in una fase convulsa della vita politica del Paese come questa, dovessimo anche noi partecipare al dibattito sulla complessa vicenda del torturatore libico Almasri, diremmo che mai e poi mai Giorgia Meloni si sarebbe aspettata di essere tirata fuori dalla insidiosa palude delle polemiche proprio per mano di uno dei magistrati che il presidente del Consiglio ha eletto a suoi nemici personali, almeno a sentire le parole con le quali ha commentato la comunicazione dell'esposto a firma dell'avvocato Luigi Li Gotti.
Caso Almasri: la comunicazione della Procura rende più salda la posizione di Giorgia Meloni
Perché quel foglietto sbandierato a favore di telecamera in cui la si metteva, doverosamente, a conoscenza dell'iniziativa del penalista calabrese, ha dato a Giorgia Meloni un'inattesa via d'uscita dalla enorme pressione mediatica cui la liberazione del libico la stava sottoponendo, accusata dall'opposizione - non personalmente, ma in quanto capo del governo - di non avere detto tutta la verità.
Verità sia sull'iter della richiesta d'arresto arrivata dalla Corte penale internazionale, che sulla tempistica della risposta/non risposta del guardasigilli, che, infine, sulle motivazioni reali che hanno indotto alla scarcerazione di Almasri e sulla sua contestuale espulsione, in direzione della Libia, con tanto di jet dei servizi segreti a fare da chaperon.
L'esposto di Li Gotti potrebbe risolversi in nulla, anche se, almeno per l'ipotesi di peculato qualche appiglio ci sarebbe, comunque oggettivamente subordinato alla valutazione del favoreggiamento, perché se cadesse quest'ultimo l'altro perderebbe ogni ragione d'essere contestato. Tralasciamo, poi, la valanga di reazioni di esponenti del centro-destra, anche da parte di chi ha qualche difficoltà a capire di cosa stia parlando e commenta con argomentazioni bislacche.
Quello che, a nostro avviso, è evidente è che l'iniziativa del procuratore di Roma, Lo Voi, quale che possa esserne l'esito, è stato un formidabile asso di briscola dato in mano a Giorgia Meloni che oggi può presentarsi davanti all'opinione pubblica (con l'appoggio di quella di destra e anche da parte dei garantisti ''oggi e per sempre'') come oggetto di un ingiustificato attacco, che comunque contribuirà ad allentare l'accerchiamento di cui, sin dal suo ingresso a Palazzo Chigi, si sente vittima.
La tattica sembra conclamata: presentarsi sempre e comunque, anche se si hanno in mano saldamente le redini del Paese, come perennemente costretta a difendersi da accuse, palesemente infondate.
Quindi, cosa mandare a Pasqua a Lo Voi per ''ringraziarlo'' d'avere dato, nuovamente, l'occasione per difendersi attaccando?
Un salvagente che le è stato lanciato in uno dei momenti più delicati del suo mandato e che confermano che l'opposizione è bella sin che dura perché poi, quando si va a comandare, il registro cambia, così come gli avversari.
Quindi Giorgia Meloni - che ha anche altre delicate questioni di cui occuparsi, a cominciare della sorte della ministra del Turismo, Daniela Santanchè - paradossalmente oggi è politicamente ancora più forte, come forse dimostreranno i prossimi sondaggi.
Comunque la materia per le tesi complottistiche, abbeverandosi alle fandonie di QAnon, c'è e si presta a tante considerazioni, anche sui tempi dell'azione della magistratura.
Ma queste sono cose per altri che non noi, che, pervicacemente, siamo aggrappati alla certezza che tutti sono innocenti fino a prova contraria e che i colpevoli meritano d'essere perseguiti e condannati per quello che hanno fatto (o non fatto scientemente, come ipotizza Li Gotti, guardando al ministero della Giustizia).