Se la si dovesse giudicare per la passione che spende, quotidianamente, in difesa del popolo palestinese, Francesca Albanese, relatrice delle Nazioni Unite, meriterebbe il plauso di tutti, nessuno escluso, perché, senza strumenti concreti che non siano le parole, cerca di ricordare al mondo una tragedia per troppo tempo ignorata.
Su Francesca Albanese si spacca la sinistra, anzi il Pd
Francesca Albanese ha preso, per come è giusto, terribilmente sul serio il mandato dell'Onu, non perdendo occasione per ribadire il suo giudizio, che non è ancora quello della Storia e, per questo, a rischio di essere divisivo. Come sta accadendo in seno alla Sinistra, che appare divisa non sul giudizio su di lei come ''incaricata'' dell'Onu, ma sul modo talvolta spiazzante, forse anche sprezzante che ha quando si confronta con idee che non sono le sue e, per questo, a suo giudizio, meritevoli solo di essere cancellate.
Ed è qui il punto sul quale la Sinistra, ma soprattutto il Pd, si sta spaccando davanti all'interrogativo se riconoscere l'impegno a sostegno di una causa, anche se poi Francesca Albanese si lascia andare a commenti e ammonimenti supponenti che vanno ben oltre il suo ruolo ufficiale.
E non si tratta solo di una-due occasioni che lei ha concesso ai suoi critici, ma è il complesso del suo atteggiamento, che non ammette deroghe, che le fa ritenere di potere dare lezioni a tutti, sfiorando l'umiliazione di chi le sbarra, dialetticamente, la strada.
Per lei, al di là del fatto di avere ripetutamente condannato quanto accaduto il 7 ottobre di due anni fa, il nodo resta quello delle condizioni di popolo palestinese, come se le violenze di Hamas siano uno spiacevole corollario, e non invece l'elemento scatenante della violenta e irragionevole reazione di Israele.
Come ha fatto a Reggio Emilia, quando il sindaco Massari ha auspicato la liberazione degli ostaggi israeliani, in quei giorni ancora in mano ad Hamas, per sentirsi dire da lei: ''Ha sbagliato, io la perdono, ma non lo dica più''. Una frase che forse voleva essere un modo per smontare il brusio che arrivava dalla sala, ma che è sembrato un tratto evidente di arroganza.
E anche in occasione dell'indegno assalto alla redazione de La Stampa, Albanese non ha saputo trattenersi, come lo scorpione della favola, e dopo avere chiaramente condannato l'accaduto lo ha preso come spunto per ammonire i giornalisti a stare attenti a quel che scrivono (ovviamente, se quel che scrivono non ricalca le sue idee).
Un crescendo di polemiche di cui sta pagando un prezzo il Pd, con Bologna e Firenze su fronti opposti sulla decisione di concedere a Francesca Albanese la cittadinanza onoraria.
Bologna, nonostante le polemiche, va avanti, giustificando la sua decisione per il lavoro fatto da relatrice dell'Onu; Firenze ha fatto un passo indietro, fermando (ufficialmente, rinviandone l'esame) l'iter per il riconoscimento.
La richiesta dell'opposizione, nel consiglio comunale di Bologna, è stata accantonata con il sindaco Matteo Lepore, del Pd, che l'ha liquidata con un ''abbiamo cose più importanti di cui occuparci'' che, se voleva stemperare le polemiche, le ha invece rinfocolate, con Romano Prodi che ha chiosato: ''Perseverare è diabolico, Albanese persevera, il Comune di Bologna non faccia altrettanto''.
A Firenze, invece, è stata imboccata la strada esattamente opposta, congelando il giudizio sulla risoluzione che intende concedere ad Albanese la cittadinanza onoraria, anche per la forte presa di posizione della sindaca Sara Funaro, che non ha lesinato critiche al provvedimento.
''Firenze è una città con una storia importante su segnali di pace, unione e non mi pare che i messaggi inviati da Albanese siano questi. Ci tengo a sottolineare che il Consiglio e le commissioni hanno la propria autonomia, seguo con rispetto il loro lavoro'', ha detto la sindaca.
Forse si dovrebbe riflettere di più sulle parole del capogruppo Pd in consiglio comunale: ''Se ci sta a cuore il tema della Palestina non percorriamo la strada della divisione e delle tifoserie: proviamo a convergere su un atto, lasciando perdere la cittadinanza onoraria''.